Identità

Il mondo è un palcoscenico.
l’identità non è niente di più che un costume

Immagino di essere esattamente uguale a te, né meglio, ne peggio.
Perché nessuno è stato o sarà mai esattamente uguale a te o a me

Alla fine saremo giudicati per il coraggio dei ns. cuori

L’impossibilità è un bacio di distanza dalla realtà

Più è arte, più è finzione

Dinamiche

Le emozioni che nascono dalle sfide per qualcosa che non puoi neanche raccontare sono felicità. Le emozioni che tenti di raccontare le puoi soltanto provare come la funzione della tua vita che risponde dicendoti sei vivo, stai lottando, stai realizzando stai concretizzando ti fa sentire gioia. Queste emozioni sono momenti che ti spingono in avanti, sono risposte alle preghiere, alla meditazione. Allora voglio andare avanti al potere politico, superare i silenzi. Voglio concretizzare. Ognuno di noi si muove nelle direzioni più diverse. Nel mio caso l’arte, nel mio caso il dialogo con un pubblico attraverso una scrittura drammatica attraverso una serie di movimenti orchestrati, un assieme che si chiama regia.

art decò

Rispetto

La parola dell’anno per Treccani è “rispetto”. Nella motivazione si spiega che è stata scelta per “la sua estrema attualità e rilevanza sociale”.Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, I condirettori del Vocabolario Treccani spiegano: “Dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui, nelle relazioni internazionali”. È anche tra le nostra parole preferite. E l’origine ce ne svela il senso: da re-spicere = guardare bene, guardare indietro, ri-guardare. Capire il valore di una persona o di un fatto nel suo complesso, non distrattamente, non superficialmente, non solo là per là. Il rispetto è cosa che ha a che fare con la responsabilità. Il rispetto è quello sguardo consapevole, quell’indugiare necessario per sentire il valore di chi o ciò che osservi. Si traduce in azioni. Mancanza di rispetto è non pensare alle conseguenze dei nostri gesti. #Labodif#Etimo fonte https://www.facebook.com/labodif

Scolpisco ogni giorno le alture della mia vita. Rispetto. Ampio. Facciamoci potenti docce d’educazione e rispetto. Rispetto accettante, quanto ci prego,
in questa nostra essenza. Usiamo il bagnoschiuma dell’equilibrio. Il sentire come uno shampoo neutro è l’amore per sé. Mi sono fermato su ciò che sono, un infinito senso in cui c’è il tutto all’infinito. Figli. Plurale metafora, gioco, rispetto di sé, educazione. Dire e fare di un coerente consapevole. La vita è fatta di relazioni, di rispetto, di dialogo. Quella sera ho mangiato tanto rispetto alla dieta in corso. Vivo innamorato dell’agire, perché l’attenzione alle piccole cose e una rispettosa verifica di idee e obiettivi.
(blob di Parole Chiuse in Casa sul tema del rispetto)

Robert Doisneau

Pensieri e parole

Ieri sera sono andato al Premio Danzuso, mi ha fatto piacere entrare in quel salone che conosco da bambino. La prima sensazione è che ho trovato una atmosfera spettrale. Non so se per il desiderio di contestare o perché è verità ho percepito una profonda vuotezza anche se ricca di personaggi, anche se riconosco lavoro e comunità. Se non ci fosse questa condizione di scambio relazionale questa mail sarebbe una pagina di diario nascosta tra le mie cose. Nello stesso contesto mi sono chiesto se l’età sblocca o blocca mentre un signore davanti a me più grande di me di qualche anno continuava a fare selfie come se non ci fosse un domani. Il contesto, le fasi del premio Danzuso mi hanno fatto pensare al preteso spazio di ognuno di noi, al “lasciami passare” all’avidità delle idee alla voracità, all’opulenza politica. Vedevo sul palco Luana Rondinelli premiata da Orazio Torrisi e adesso mi echeggia la canzone di Lucio Battisti “Che ne sai di un bambino che rubava. E soltanto nel buio giocava. E del sole che trafigge i solai, che ne sai. E di un mondo tutto chiuso in una via. E di un cinema di periferia. Che ne sai della nostra ferrovia, che ne sai. Conosci me, la mia lealtà. Tu sai che oggi morirei per onestà. Conosci me, il nome mio. Tu sola sai se è vero o no che credo in Dio. Che ne sai tu di un campo di grano”. Un susseguirsi di pensieri come la commozione di Gaetano La Mela sul palco parlando del suo lavoro, bello! Non è facile tradurre le sensazioni. Sento un’overdose di stimoli di necessità personali che diventano di tutti in un esasperato bisogno di allegria che di fatto è un’incapacità a vivere la propria solitudine. Come al solito viaggio in autobus e visto che l’attesa ieri sera è stata tanta stavo desistendo, invece ho mantenuto l’obiettivo e ci sono andato. Il segno che ci sono andato e di essermi portato a casa tanta tristezza mascherata a business culturale, movimenti occasionali in cui le lobby sono al primo posto. L’angoscia è dilagante. Oltre alle lacrime di Gaetano mi sono portato a casa l’incontro con Lucio Di Mauro con il quale c’è un progetto in corso che riguarda Sant’Agata ed in particolare la Candelora dei Maestri Artigiani. L’ascolto della nuova giovinezza di Maria Lombardo che scopro essere curatrice di un libro sulle famiglie teatrali di Catania, un’altra info che può tornarmi utile. Sguardi di gente che conosco. Da qui riflessione sulla capacità di tenere la rotta con la forza e la saggezza, di tenere fede alla naturalezza delle cose e dei fatti. Prima di andare ho sistemato la situazione in banca con due azioni prendere e versare. La cosa più importante dell’essere uomo è la determinazione perché si può essere sviati da molte cose. Mi piace leggere la risposta del prof. Carlo Colloca in posta in arrivo come mi piace leggere le mail di Daniele in posta inviata. Cosa serve tutto questo? Ad aggiornare continuamente la traiettoria. Ieri sera pensavo se è il caso di rimodulare l’idea della conferenza stampa in occasione dell’Altro ieri, chiedo consiglio a te. Si può fare un accenno. Il progetto è molto impegnativo e desidero che tutto sia ben allineato. Si può fare una CS in cui si fa un accenno al programma spostando i dettagli a febbraio. Questa mail sta a significare come riuscire ad ascoltare il mondo anche da un punto defilato. Questo ci permette di portare a casa continui riordini come modifiche al copione, perché il desiderio è fare le cose per bene avanti tutta. Sono necessarie ulteriori riflessioni di salvaguardia per il lavoro e la soddisfazione di tutti. Ringrazio che ne posso parlare con te aggiornando il reciproco scambio. Buon giorno

Capacità

Oggi mi fermo a pensare all’improvvisazione che è ” uno svolgimento o esecuzione che si realizza con facilità e immediatezza inventiva”. Mi occorre sapere, conoscere per improvvisare. L’improvvisazione teatrale “è una forma di teatro dove gli attori non seguono un copione definito, ma inventano il testo improvvisando estemporaneamente. Questa tecnica mescola la perizia tecnica degli attori con spunti presi dall’immaginazione degli stessi, dal pubblico e dall’ambiente circostante mediante interazione diretta (es. conversazione) o indiretta (es. biglietti compilati dal pubblico prima dello spettacolo). A seconda della tipologia di spettacolo e della modalità improvvisativa degli attori, gli spunti esterni potrebbero essere ridotti o nulli o, al contrario, essere continuamente incorporati nel corso dell’esecuzione (es. il grido di una persona dal pubblico, il suono di un cellulare, il malfunzionamento di una luce del palco, ecc)”. Per improvvisare bisogna avere, possedere, essere all’altezza, godere di conoscenza, di sensibilità come quando improvviso una pietanza se non ho gli elementi come faccio, posso giocare d’immaginazione e creare un nulla con il nulla. I cinici non possono improvvisare, perché ci vuole amore per improvvisare. A me piacciono le sfumature, gli incontri come quello di
Milton Greene nel 1953 con Marilyn Monroe. In queste foto c’è tutta la capacità di un fotografo che coglie tutta potenza di una donna, una attrice che aveva in sé la grande maestria di essere attrice pur essendo tormentata. Ubriaco si e allo stesso tempo poeta, la poesia è una virtù che si costruisce, la capacità non si può ne comprare, ne confondere perché è una risorsa costruita nel tempo. Possiamo cucinare in mezzo in boschi o in mezzo al mare se siamo capaci di farlo e soprattutto se abbiamo la materie prime oltre la capacità, con quel pizzico di fantasia che l’elemento segreto. In caso contrario noi a Catania diciamo “arrunziamo” generalmente si dice mpapocchiare. Apro la riflessione a riguardo


Marilyn Monroe photographed by Milton Greene, 1953

Infinito

Tim Walker, “Inside/Outside” Eglingham Hall, Northumberland, England, 2002

Stamattina auguri di compleanno a mio figlio 20 anni, stampa copioni, acquisto leggio (questa estate lo avevo chiesto in prestito), ringraziato con un cesto regalo natalizio Angelo che mi ha aiutato per la programmazione estiva a Via Moncada, consegnati biglietti in prevendita a ST, inoltrato copione ad Anna, avvisata sartoria ordine del giorno prove domani, lasciato impianto audio per domani e dopodomani in portineria dai Salesiani, chiesto a Daniele social media manager di fare un post con questa frase “Non possiamo creare o realizzare nulla, se prima non lo immaginiamo”, comprate 5 confezioni d’acqua, ritirate casse del djset di venerdì, parlato con Pina e sabato le consegno un blocchetto da 10 biglietti, ricevuta telefonata da Cettina Unicredit che domani mi dà resoconto biglietti venduti, lavorato al calendario, fatte telefonate e inoltrare mail per progetto maggio/giugno 2025, riordinati vari appunti.. poi incontro questa foto e penso all’infinito dell’immaginazione che diventa realtà, un sogno manifesto

Obiettivi

Avere accanto qualcuno con cui poter essere leggeri e nel contempo stesso poter fare discorsi profondi quando serve, è un grado profondo, diverso di intimità.

J10

cast Il Malato Immaginario al Teatro Brancati di Catania – Dicembre 2024

A Catania da qualche anno vado poco a teatro. Tutto è iniziato da Scenario Pubblico in occasione dello spettacolo Il Misantropo per la regia di Nicola Alberto Orofino. Era il 18 dicembre 2016 e avrei voluto uscire dalla sala dopo 10 minuti. Un pugno allo stomaco. Probabilmente per la mia ignoranza monumentale su Moliere o su tanto altro. Forse il momento, forse non so neanche io. Nella mia vita il teatro è pane quotidiano. Qualche tempo dopo da questa esperienza nasce il testo Semplice portato in scena 5 anni dopo.

Ieri sono tornato ad incontrare Moliere in questo caso Il Malato immaginario. Un cast di professionisti che stimo compresa la produzione.

Prima dello spettacolo sul telefonino ho copiato alcuni appunti, questi: a torto o a ragione parlo di teatro e le parole forse inciampano perché vorrei essere più esplicito e dire che le compagnie teatrali in questo momento sono come le pizzerie una ogni angolo, tutti pizzaioli. I fruitori non sono alla ricerca della pizza più buona sono alla ricerca di quello che circonda la pizza, poi se è buona o meno buona passa in secondo piano, compreso la sete durante la notte. Questo per me significa girare a vuoto e ci fa disabituate al gusto al valore della pizza.

Tutta questo prologo metafora perché vivo il disagio di non essere capito, di sembrare troppo estremista. Sto lavorando all’aggiornamento del copione L’altro ieri con una passione meticolosa e sono molto contento di riportarlo in scena per la terza volta in un nuovo allestimento.

Esco dalla sala dopo aver visto lo spettacolo al Teatro Brancati seduto al posto J9 anche se nel mio biglietto c’è scritto J10, accanto a Bruno Torrisi e a pochi metri da Anna Mazzeo che con tanto intuito e capacità sta collaborando al da fare per le date di gennaio 2025.

Con tutta questa tanta roba descrivo cosa mi sono portato dal grande lavoro fatto dal regista Salvo Picone quello senza Ficarra, e da Angelo Tosto (che conosco e stimo dai nostri esordi) e con (in o.a.) Filippo Brazzaventre, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Giovanna Criscuolo, Luca Fiorino, Anita Indigeno, Emanuele Puglia, Lucia Portale, Giovanni Rizzuti.

Il pubblico soddisfatto sottolinea con applausi e risate molti momenti dello spettacolo. Scene spassose in cui ci sono pantomime esilaranti e poesie in musica con una retroproiezione tra Raymond Peynet e la sensibilità del regista. Solo poche volte mi sono distratto, ho seguito la storia e ho apprezzato l’esuberanza dei caratteristi.

Vorrei scrivere, ma non basta! Poi mi freno e penso come potrei descrivere il mio sentire volendo rispettare e salvaguardare il lavoro di tutti.

Posso dire che per me questo genere di teatro lo colloco o in una parrocchia dove i parrocchiani dopo una settimana di duro lavoro vanno a sgranchire la mente, trovare svago e piacevolezza in una storia dove giustizia e sentimenti trionfano e dove gli attori ti portano i dialoghi fino al tuo orecchio, oppure in un teatro trionfalistico estivo in cui un pubblico abbronzato o gli infradito si gode le vacanze.

Ma questo non basta a quello a cui ho assistito ieri. Non basta perchè lo spettacolo non prende una posizione. Sento l’aria di chi raggruppa il già raggruppato e gli da una forma senza stelle Michelin. E questo non è giusto secondo me se il garante della produttività è lo stato, la chioccia delle contribuzioni.

Aggiungo che tutti sono stati bravi, si sono impegnati, hanno guadagnato la loro paga. Avrei qualche appunto da dire per luci e scene, mi ritorna in mente quel “tanta roba”.

Comunque grazie perché è viaggiando che si conoscono il luoghi le persone e si cresce attribuendo alla curiosità il primo elemento dell’esperienza.

Ieri uscendo messaggi con Anna, mentre di fretta sono riuscito ad acchiappare il bus che mi ha portato a casa.

Anna stamattina mi consegna altri due elementi interessanti che sono abbiocco e pigrizia che condivido e poi mi gira la sua restituzione avendo letto in anteprima questo post: mi trovi perfettamente d’accordo, mi aspettavo che le risorse e l’opportunità di esibirsi al Brancati fossero sfruttate meglio. Salvo Ficarra solletica, ma non prende posizione, non stravolge e coinvolge. Non mi ha fatto ripercorrere sui passaggi e i messaggi… insomma opportunità sprecata per mettere in scena un lavoro dal contenuto poco incisivo

Il teatro vuole progresso, lo esige.

AquararaTv

Tutti dovrebbero avere una responsabilità, nel mondo in generale siamo responsabili di tutto, in quanto quasi sempre ognuno ha un privilegio rispetto ad un altro, quindi è responsabile. L’idea perfetta di una intervista in bagno. I fuori sede non hanno una TV in casa, e quando ce l’anno non la guardano tanto. C’è YouTube che è la nuova TV praticamente. A pranzo un video, un podcast… Specchio della società. Il sole risplende nel cielo, Natale che bussa alle porte, ma a maniche corte. Mi vedi girare, puoi anche fare un tuffo nel mare. Sembrano tanti, lo spazio è piccolo, vorrebbero e vorremmo che fossero in tanti. Ju mi siddriu è come La noia. È abbinata alla nullafacenza della gente del SUD. Lo vedi anche tu, si sente odore di chi si perde. Le espressioni di un mondo che sembra nuovo e invece è solo un vecchio con il rossetto. Si parte da Catania e si torna a Catania, Si vince nella comunità delle idee. Siamo felici quando ci pensiamo e condividiamo la felicità. Antonio compra una telecamera da me ed io una consolle. Lui gira il mondo ed io faccio ballare il mondo. L’obiettivo incrocia gente con birra al passo da Zavvo a Bruno fino a Mario. In mezzo Anna Castiglia, eclettica “come un cono gelato”. Nasce da un’apertura condivisa “un qualcosa che non è per forza un musical, magari un varietà” … e la ragazza disse “NIENTE DI NUOVO ORMAI È STATO FATTO TUTTO”.

Intendimento

Il mio temperamento, come quello di tanti altri, tante altre persone allegre e fuori dal comune, super partes, svianti per i tristi o trasversali per gli accorti. Ecco diciamo il mio temperamento, come tutte queste persone che ho elencato, è di gioia e profusione per le piccole e grandi. Cioè, grazie alla fede, grazie alla resistenza, grazie all’esperienza, grazie all’amore che ho scoperto per me, per ciò che penso e ciò che faccio. Ecco il mio temperamento è aperto, disponibile, predisposto alla curiosità; e può essere frainteso. Vedi natura, il frainteso è un qualcosa su cui lavoro. Nella teatralità non esiste il fraintendimento perché lo spettacolo lo vivi così com’è, secondo te, ciò che ti porti a casa. Nella relazione quotidiana interpersonale, il fraintendimento può avvenire perché tu per un’altra persona esci fuori dagli schemi, i suoi schemi, non gli schemi di stato, i suoi schemi. Quindi questo può generare il fraintendimento, lo sguardo indagatore e di avvicinamento o lontananza, alterare la realtà. Quindi un temperamento onesto, poetico, clownesco, come il mio, si trova più spesso davanti a silenzi oppure espressioni incerte. E allora cosa faccio mi fermo e dico “sono stato chiaro?”


Olly, JVLI – A squarciagola