Lo stato dell’arte e delle cose. Una serie tv o un film. Le bollette da pagare e le soddisfazioni da mare. Il versante degli scogli o della sabbia, ritmo, il secondo permette di camminare anche se non è bello come l’andirivieni delle rocce. I film che ho fatto e che farò, le presunte competizioni o per meglio dire trionfanti occasioni. La mattina all’oro del sole, a volte fermarsi a pensare distrae dalla confusione. Incoraggiamento. Mi rimetto continuamente in discussione. La montagna di ostacoli, le mancate collaborazioni, stare per nel tempo senza guadagnare come sperato. Sorprendere la mente. Invece di limitare lo sguardo, affronto, attraverso. Le salite ti allenano, creano delle pause dove si ascolta ciò che il silenzio vuole dire. Anche se la situazione ti sfianca, ti porta a continui aggiornamenti, la risposta sta nel contrattacco con volontà e fede. Scrivere. Riflettere e rideterminare, senza arrenderti, senza perdere di vista i grandi obiettivi. Amare.
Fare un salto evolutivo. Un tempo governavano i forti, oggi governano i deboli. Il mistico deve essere vincente. A volte sembra che faccia molte cose, mi sembra di essere un tuttologo, provo più occasioni nel caso alcuni progetti o obiettivi rallentassero nell’imprevisto. Mi impegno in continue verifiche ed elaboro come adesso a ruota libera. Vivo innamorato dell’agire, perché l’attenzione alle piccole cose e una rispettosa verifica di idee e obiettivi. Migliorarmi continuamente anche al buio. Consiglio il buio, è da sperimentare. Utilizzo la legge mistica e la meditazione come canali principali di crescita. Faccio i conti con i miei limiti, decido di trasformare i punti deboli in risorse, continuo, scrivo. Uso la continuità dell’esploratore. Vivo nutrendo il senso di missione per ciò che sono, le mie peculiarità, le mie oscillazioni di gusto, il ciò a cui posso contribuire in questa vita. Mi sfido quotidianamente anche se lo so solo io. Adesso tu.
Da molti anni, a costo di sacrifici, privazioni, ho trasformato la paura della paura, in coraggio. Si delinea l’identità del ragazzo che sono stato e sono. Con questa naturalezza fronteggio dissapori a cui la società sottopone, routine di tempo a cui assisti e a cui partecipi. Per tendenza sono un lupo solitario e per giunta pignolo. Mi guardo, mi ascolto, mi stimo quando suono per più di 5 ore. Applaudi il DJ over 60. Mi piace vedermi ballare, vedere ballare. Sul tempo delle selezioni musicali, sto sul pezzo come un albero di ulivo.
Pratico il mantra, alimento riflessione. Affronto con saggezza ogni cosa, anche se a tratti inquieto. Con la preghiera ripenso a lontani ricordi. Ogni connessione con il qui e ora ha un suo senso. Guardo tutti i libri che ho in casa, più di 700 come nel sogno, varie librerie. Anni fa stampai varie copie di una newsletter dal titolo “Gioco di Squadra”, conteneva articoli vari di notizie e temi pubblicati da riviste e giornali, un magazine di aggiornamento sociale. Ricordo quando presentai il progetto, riconosco gli sguardi laddove anticipo le consuetudini future, lo sperduto visionario accolto con sufficienza.
A che serve la scrittura? A ricordare una ricetta di cucina? Un momento storico o una favola? Anche adesso che mi fermo e scrivo, perché lo sto facendo? Per chi? E con quali reali intenzioni. Probabilmente per avere concentrazione, attenzione a ciò che elaboro. È un allenamento, e quando lo rileggo parto dalla posizione che avevo in un dato momento, la proiezione. Mi chiedo quanti fanno come me? Serve veramente?
Parto dal qui. In un angolo, da un punto, una idea posto. C’è un pensiero e più di uno, nella vacuità più totale. Ecco la fotografia di quest’attimo. Cosa significa? Cosa sto tendando di esprimere? Approcci di necessità, uscire dal silenzio e raccontare di trovarmi dentro una caverna, e sentire come mi sto abituando. Per il mio amico Renato sono un precursore. Si riferisce forse a quel marasma contemporaneo che inquadrano i suoi occhi. La relazione sta in quella modalità in cui è rappresentata la mia reazione, di quiete. Penso che esageri, o forse dice verità. La bellezza sta sempre dentro al nostro reagire, all’estremo sono abituato. Questo stato di cose è stato generato dall’insieme delle mie scelte, da una condizione per cui è meglio per me attraversare che mettermi a trovare pezze. Potente è la prolunga del mio compassionevole vicino di casa. Escludo lamentela, responsabilità di ogni causa, vedo come va. Sto curando l’infinito, sono a buon punto. Mi appartiene la pazienza. La sconfitta sta già nell’indifferenza, sta nel rifiuto di attraversare. Resistere sta ad ogni sogno autenticato. Ogni uomo ha una missione.
La forza è nelle soluzioni, fuori da giri di parole, azione e abbondanza, uguale, relazioni. Per quest’ultima condizione, ogni volta la ricetta si rimodula accettandone ogni sapore. Sento quest’attimo più arzigogolato di altri, sono di prassi introspettiva, un lupo solitario. Riservato, è il contrario. La musica attraverso la gente mi restituisce soddisfazione. In questa sensazione ci sono due aspetti il pubblico che è la totalità e il privato che è la quota della restituzione del tuo lavoro. Pubblico il pubblico e accento il privato. È più importante, perché è il campione statistico. In questo momento la buona volontà non basta, più dell’io posso. Questa è l’anatomia di uno stato d’essere. Oggi il caldo rende ogni cosa rallentata. Sto tendando di acchiappare la storia, scrivere o correre? Cosi sono abituato. Rilancio. Procedo a random, lasciando aperta la possibilità di essere frainteso, di fare arrabbiare.
Senti il fischio di un treno che gira su sé stesso? Può arrivare la confusione, la verità sta alla traduzione con empatia ed ascolto. La circolarità è del circo e il fischio è del clown. Questa linfa è un richiamo di attenzione. Forse non ne ho bisogno, ci provo comunque.
A proposito di cercare aiuto. Riflessione sull’egoismo. Sarò egoista? Quali sono i confini dell’egoismo. Fuori da ogni competizione. Il protagonismo della vita. Mi affranco su vari ostacoli. Considero il valore come un diritto, la mappa per questa vita che va oltre qualsiasi giudizio o incomprensione.
A cosa servono semplicità, utopia, incoscienza. Cerco le contraddizioni, smuovere ogni pensiero e logica. Sono abituato a fare sempre tutto da solo. Vorrei cambiare abitudine, perché vorrei provare il contrario. Mi ci vuole tempo. Lunghe attese perché ogni distanza sta proprio in questa indipendenza. Gli errori al passato, le scemenze che non rifarei. Come cambia la relazione su cose che hai fatto, con i giocattoli che diventano da mercatino. Esperienza riduce la semplicità o l’arroganza nel fare errori. Per adesso offro le mie parole.