Servitù

A chiare lettere. La spiegazione, o meglio, il senso dell’indisciplina parte da una storia antichissima. Una vocazione a cui aspirare nel conforme uso delle parole

Nel paese delle Destrezze, vicino al paese delle Similitudini, il Picchio Non so cosa fare si rivolge all’albero Non so cosa dire. “Buon giorno, mi racconti la storia dei virtuosismi?”; “forse è un po’ noiosa per chi non vuole ascoltare”; “ricordo che mi è piaciuta, ho voglia di riascoltarla”.
“Il Conte dei conti, un giorno davanti la finestra della sua casa maestra, sul tetto della collina, si allenava -Scrivere non è semplice, è un dono per noi prima di tutto, e poi per altri. È retorica solo se non libera spazio e non aggiunge colore. È un vanto ed un’avventura se ridistribuisce ogni cosa. Mette ordine ad ogni pensiero anche quando non immagini che ci sia- Poi il Conte si spostò davanti al camino acceso, continuò con i suoi pensieri -Tutto parte da una idea, minuscola e maiuscola, da un pretesto. La magia sta nel personalizzare le parole, intercambiare secondo la propria storia. La libertà è l’insalatiera della vastità, accoglie l’immaginario e lo rende infinito. Se ci lavori e lavori, il sogno manifesto ti sazia, come ballare, come fare ogni cosa. Come correre, viaggiare- Il Conte raccolse l’erba Inventiva, vivendo ciò che c’è, su una foglietta di appunti.”
L’albero Non so cosa dire in una pausa guardò gli occhi del Picchio “vuoi che continui? È solo l’introduzione. Dei virtuosismi si parla più avanti. Sei annoiato?”; “ti prego continua” rispose Non so cosa fare.
“Una storia dentro la storia”; mentre animali, persone, cose e perfino spostamenti d’aria si avvicinarono all’albero, attorno.
“Il Conte si spostò e andò al lago. Prese la sua barca, remò fino al centro e immaginò di essere fermo al semaforo, in una grande città. Le parole aspettano il verde”.
Tutti quelli vicino l’albero gridarono “oh” un oh, con l’accento esclamativo fortissimo, che si sentì fino a Stàltazia.
Lì vive la zia della cugina Vrinil. Disse “Senti che sta arrivando la storia? Che si sta costruendo?”; la nipote Motel rispose “è la fiaba, dei tempi, la stavamo aspettando. Ascoltiamoci”.
Non so cosa dire dopo un’altra breve pausa, riprese il suo racconto.
“Il campanaro Loretto suonava le campane in ordine e tutti erano abituati a ascoltarle ad orari precisi. Otto campane, ognuna con il suo spazio, ognuna con il suo tempo. La mattina suoni molto dolci in maggiore e la sera all’imbrunire un po’ aspri in minore. I componimenti erano facili da ricordare. Alba e tramonto. Arte dei suoni di circa 120″, ondi.
Loretto, fratello di Sorto, figlio di Agrippe e Matine, aveva ricevuto questo insegnamento dal signor Cioffrello il vecchio campanaro, quando il parroco della chiesa Arroccata era don Leonzio. Oggi il parroco è don Ugualdo e la chiesa è sempre Arroccata.
Non importa che tu conosca i toni o le note di una campana. Importa che tu sappia che un giorno Loretto volle costruire giri di parole con la voce delle 8 campane. Volle fare le giocolerie musicali per la dolce Virtuosa figlia del droghiere del paese, il signor Franoni, persona tanto per bene. Loretto non sapeva come fare a urlare tutto il suo amore. Usò il suo pensiero portatile. Mischiò i canti dell’alba e del tramonto, ciò che sapeva e aggiunse cose che inventava.
La gente del paese Cortile prima si stupì, poi, con un pizzico di attenzione, pose misura, si sintonizzò. In men che non si dica, gioì come fece Loretto al quale arrivò il sorriso di Virtuosa”
Anche nel lontano paese del Marinto conoscono questa storia.
Il fruttivendolo Gianto disse al pescivendolo Dreni mentre erano al mercato in un giorno di pieno sole “Che piacere unical è la vivacital delle cose nuove. L’autenticity che ognuno ha prima di sé stesso e poi del mondo”; e Dreni rispose “lo scatto ad esprimere in parole senza reticenze”
A Cvieni, paese vicino a Marinto, la sorella di Jely, Mestizia si stava lavando i capelli con il balcone aperto davanti lo specchio e pensò “questa è l’autorevolezza, la gemma dell’umorale dote dell’uomo.”
Al semaforo, al verde, le macchine ripartirono.
Dalla mutazione di ciò che è, ed è già altro, nuovo.
Il Conte dei conti raggiunse l’albero Non so cosa dire, lo abbracciò e richiamò tutti, tanti, che erano li attorno “mutiamo e mutiamoci oltre le cartoline, oltre immagini già vissute. Elaboriamo nuove elaborazioni con ogni incomprensibilità, come una lingua straniera”.
Non so cosa dire si scompigliò le fronde e aggiunse “cantiamo tutti una canzone”.
“Si cantiamo. Seguitemi” disse Mestizia che nel frattempo con i capelli puliti e asciutti era arrivata in mezzo a questa festa.
Tutti cantarono. “Alleniamo il sentire per cogliere nuovi scenari, la speranza e la diversità dell’adesso. Alleniamoci a consumare la retorica. Solo amore.” Lo ripeterono due volte, necessitante chiarezza, in coro
Nonno Abcdef concluse con la sua morale “a voi e per voi, per noi, loro, tutti” senza nessun amen (forse ci avevi pensato). Parole.
Nessuna scoperta, nessuna provocazione. È l’agire della sperimentazione, il divenire piacere di nuove scoperte con quel pizzico o grande voglia di rivoluzione”. Trovare il tesoro, gli obbiettivi posti.

Teatro

Bozza di soliloquio, terza , La retorica dell’avanguardia…

La necessità di creare arte teatrale che oltre ad appartenerci, è al pubblico, godimento, nutrimento, appagamento.

Questo è il punto di partenza di questo doveroso leggero e autoriale. Punto di domanda e coach espressivo.

Che cosa sia il pubblico e che cosa è rimasto del pubblico. Oggetto dell’equazione, il teatro è il dominio di due fattori, la scena e colui che la guarda. Senza uno di essi non esiste la rappresentazione. Meno male che voglia fare la sua parte. La penna sul foglio è il movimento liberatorio ancor prima del primo giorno di prove. Autobiografico. Il senso al personale manifesto. Mamma mia. Incoraggiante dalla finestra della pazienza.

Vedo la mia scrittura della voce, i tratti del progetto di armonizzazione espressiva, farsi spazio. Li vedo compiere una rivoluzione puntando il dito alla sfiducia. Ribalta l’approssimazione. Mi sento emarginato dall’emarginazione, io. Ho attraversato tempi melodrammatici, li ho con me. Valigie belle e brutte. Ho applaudito un esercito di apparenze, lirico in quanto magistrale.

Suggestioni maestre, magnifiche “esperienza” al plurale, sorprese.

Alternanza scuola lavoro con una palla di un laboratorio in agire, ho. Adesso. Sto. Recito.  Mi muovo dopo aver parlato con la luna, con la raffigurazione della mia spiritualità. Con ogni micro macro essenza di un voto, neanche fatto da me. Il voto del magnifico eloquente drammaturgico. Insito.

Insisto, so perché. Cause, Giove. Con questa propensione ho percepito, quel tempo, il mio disgusto. Da qui tutto accade, lo scrivo, due punti. Quattro anni fa circa. Teatro. Quella volta incuriosito oltre modo perché l’opera è rappresentata in uno spazio dedicato alla danza di Amici gestori. Luogo di movimenti, piccolo spazio di usuale dimenamento di corpi. Centro di produzione. Avevo visto, in diversi luoghi, l’attore protagonista e una volta il regista in locandina.

Quanto vi sono grato oggi maschere disumane, approfittatori di diseguaglianze, del bene placido del sonno dell’ignoranza e delle cattive compagnie. Avevo creduto alla sua, tua, ricerca. Dopo quella esperienza e dopo alcune altre, ho iniziato ad odiarti compassionevolmente come un fratello che sprona il livello di imbecillità a rientrare dal fuori misura in colui che ama.

Smetto di ascoltare i fuori posto. Pausa. Mi interrogo. Torno ad allora. Alla vocazione. Dopo appena 20’ avrei voluto bloccare la porcheria dilagante, il frastuono di voci. Volevo chiedere a gran voce di smettere di tradire insanamente e collegialmente i principi base del buon gusto. Stavo male, e ho continuato a soffrire fino alla fine dello spettacolo, atroce. Si può parlare di vuoto, inutilità, cialtronerie, assenza di mestiere, assenza di amore, assenza di vocazione. Sembra facile lamentarsi, non lo è.

Di cosa ti spacci? Dico a me. Dentro c’è una responsabilità grande. In essa c’è lo spauracchio del giudizio e del gioco degli specchi. Mi sto giudicando? Mi lamento, fuggo? Cosa sta accadendo? Mi sono vomitato addosso ciò a cui ho assistito. È roba mia?

Il mio anagrafico in fatto di fruizione e partecipazione ad ogni sorta di arte mi ha appena messo una mano sulla spalla in segno di ascolto e approvazione. Il palcoscenico ha spalancato le sue braccia perché ha sentito manifesta la mancanza di dignità. Sa di successi e insuccessi.

Conosco il senso da borghese maratoneta su ogni cosa che si muove con il senso dell’agire, il camaleontico del costume di scena. I sapori autentici, quelli maiuscoli anche quando sono minuscoli. La luce non soltanto fonte, soprattutto riflesso, armonia.

Il like odierno è vuoto colorato. Lo scarabocchio confuso. Alimento colloqui con la mia anima imbarbarita.

Eccole le anime gemelle. Le relazioni rimodulanti. Ho. Qua.

Decidere ed essere accolto dalla vita, la mia, nel voler mettere in scena il teatro al pubblico. Paroloni. Verità

La grande sfida della rappresentazione.

Quando senti una tale indignazione, parti dal me stesso.

Quando senti che la tua vocazione è stata offesa, ascolti il silenzio acido del sudore. La poesia non basta, l’unica cosa agire nel reagire.

Nuova esperienza. Assieme di stimoli configurati contemporanei. Aree di pensieri per altri pensieri. Suggestioni da suggestioni per suggestionare. Suggestioni, suggerite dal suggeritore quando non ce bisogno perché la tua parte la conosci bene, più che bene.

Voce guida ”la stabilità mi spaventa. È un problema mio” La sincerità è impagabile.

Come “l’impossibilità di conciliare l’amore con il nostro lavoro.”

Certi impulsi rimangono in una loro amorevole confusione, incoraggi amore.

Vedo trasformata la tempesta in luci dette. Fruizione di sconosciuti. La loro spesa per casa è mia responsabilità.

 

 

Didascalia foto da FB: Federica Rosellini, nella solitudine dei campi di cotone, ph_Salvatore Pastore

Ennio Morricone

Lei Maestro non c’è più in questa terra, il mondo ha perso uno dei suoi più grandi benefattori, un grande poeta, un grande uomo, un genio della composizione musicale. Mi dispiace infinitamente che non sono riuscito ad incontrarla di persona o assistere ad un suo concerto. In compenso ho gran parte della sua discografia. Il suo contributo all’umanità è stato iscritto nella storia ad ogni grande o minuscolo passo della sua carriera. Abbiamo ereditato la sua missione. Questo è magnifico. Il suo lavoro, la sua creatività sono state fondamentali per il nutrimento artistico di generazioni e lo sono e lo saranno come contributo al mondo della comunicazione, perché la musica, specialmente la sua, sostiene e amplifica qualsiasi emozione. Lei è il Maestro contemporaneo dei maestri. I suoi capolavori sono la sua anima che è presente ad ogni ascolto ed esisterà in eterno

Scarpe

Mattina presto, qualche anno fa. Le 8.30 circa, sono a Roma, appena entrato ad Anagnina, stazione della metropolitana linea A. Scendo le scale verso il treno, mi accorgo subito di un paio di scarpe sportive color oro, poi di tutto il resto. Mi avvicino con garbo alla donna che le indossa. È un po’ più giovane di me. Dopo qualche gradino, le dico d’istinto, “belle scarpe”, niente di più. Si gira, mi guarda, senza dire una parola. I suoi occhi mi chiedono “come, scusi?”. Rispondo “mi piace il colore oro”. Sorride. Ci avviamo al treno. Lei entra da una porta, io dall’altra. Dopo tre fermate scende appoggiando la mano destra sulla porta ancora aperta. Mi arriva adesso, a ripensarci, quel gesto. Va verso destra, per uscire, rallenta, si ferma in mezzo alla banchina. Mi guarda. La guardo. Il treno riparte.

I nostri sentire sono rimasti lì, fermi oltre un paio di scarpe, color oro. Scelte. Cosa volessi dirmi è solo fantasia. Può sembrare esperienza. Oggi è solo una bella foto!

Silenzio

Silenzio, ti prego mi si stanno accavallando i pensieri. Voglio un po’ di concentrazione. Ti prego, questa è l’attenzione che desidero da te. Lo disse Rosetta a Leonardo, in un momento. Nell’altro ci ripensò, Leonardo era già in silenzio. Sono due giorni che litigano su come sbucciare le patate. Leonardo lo considera un rito, un’evocazione, Rosetta non percepisce la stessa cosa, gli sembra una esagerazione. Oggi c’è in programma il purè. Potrebbe essere una bella idea, ma loro litigano, e litigano che a vederli dall’esterno non sembrerebbe per le patate. Cala il silenzio come un gioco di luci in cui gli attori recitano al buio, si sente l’intensità della scena. Un filtro di luce ci deve essere perché il buio si fa con la luce.

Per capire questa storia occorre andare a due anni prima quanto Rosetta incontra Leonardo. Un tempo in cui per Rosetta le patate erano all’ordine del giorno mentre a casa sua con i pensieri suoi Leonardo preferiva cicoria e spinaci. In uno squarcio di tempo simbolico come nell’enciclopedia universale Zanichelli, quella illustrata, si legge che le differenze sono una prerogativa importante per andare di comune accordo, perché se è vero che ci può essere contesa è anche vero che ci può essere sollecitazione istruttiva, nota come esplorazione educativa tra oriente e occidente in un paradosso cognitivo che ti si scatena mentre bevi un aperitivo.

Nel momento in cui snoccioli l’oliva in bocca, mentre gusti il suo sapore, un silenzio di goduria ti porta un’attenzione all’esterno che ti viene voglia di prenderne una altra, oliva. Ecco su queste basi filantropiche da silenzio, fermo immagine, attenzione ad ogni particolare, subentra il loro sguardo e gli Dei felici urlano la loro gioia e il portiere dell’anima scatta di meravigliosa meraviglia.

Che silenzio! Può voler dire felicità.

 

Proposta

Mi sono incaponito di te, che ci posso fare, è così. Ho spalancato la finestra ad una esistente esistenza per ciò che un poeta definisce ispirazione, necessitazione. È impossibile pensare il contrario.

Sei una potente attrazione di seduzione di eleganza in tutto ciò che agisci, sei meraviglia anche solo in semplici movimenti anche solo-solo a sentirci. Possiamo amarci talmente tanto da amare noi talmente tanto.

Possiamo migliorarci perché il nostro amore ci migliora. Posso inviarti a cena ovunque un tuo sguardo si poggia sul mio. Possiamo prenderci per mano e rivoluzionare il continente con il nostro sentimento sconfinato.

Possiamo dipingere la Tour Eiffel con i nostri sogni. L’Etna di colori sfavillanti. La Porta di Brandeburgo di luci. Possiamo nuotare in un mare cristallino e giocare e ridere illuminati dal sole, o anche con la luna correre in spiaggia.

Possiamo ballare, abbracciarci e baciarci senza determinare un tempo, è il nostro tempo. Possiamo usare la nostra passione all’infinito, fin quando siamo essere su questa terra. Possiamo coniugare il verbo del desiderio in tutte le coniugazioni.

Possiamo vivere la nostra casa per come vogliamo in ogni particolare, i nostri spazi, le indipendenze. Possiamo gustare con le nostre famiglie, che diventano la nostra, ogni cosa, anche un Amarone del 2012 di Villa Arvedi. Possiamo della nostra felicità fare felicità condivisa con chi è più vicino.

Possiamo fare dell’amore uno strumento di pace. Possiamo viaggiare e viaggiare e viaggiare senza litigare, solo tutt’altro, essendo appagati all’unisono da ogni scoperta, esplorazione.

Possiamo vivere di vita e amore, soddisfazioni, ispirazioni. Realtà.

Possiamo creare un album di cartoline per l’eternità. Possiamo dichiarare amore alla nostra energia affinché alimenti di forza e coraggio ogni cosa che facciamo e soprattutto tutto i nostri lavori dal più piccolo al più fantasmagorico. Guadagni guadagnati.

Possiamo essere complici perché gustiamo ogni cosa da amanti. Possiamo trovare nell’arte, nella letteratura, nella musica, nel cinema e teatro il nostro nutrimento, in una modalità in cui ogni ascolto diventa uno scambio di emozione, gioia, sazietà. Si metta al bando ogni retorica e ogni esitazione.

Possiamo essere sinceri perché è solo così che si cresce. Possiamo superare ogni ostacolo perché ogni ostacolo è una opportunità anche se più difficile di un precedente. So che possiamo, lo so!

Se sono talmente scemo da farne un’illusione ne scriverò una canzone e la canterò fino a non stancarmi. Ecco perché desidero e immagino in ogni istante questa armonia, noi, oltre ogni limite. L’amore non si può spiegare, è la cosa più semplice e generosa che io conosca perché pur non avendo una ragione fa della tua vita una ragione.

Ribellatamente

Uno dei film tra quelli che si sono imposti alla mia attenzione è Prova d’Orchestra di Federico Fellini, un film esaltante. Cosa contraria  Il Concerto, un film di Radu Mihăileanu. Il primo del 1978 e il secondo del 2010. Due ancoraggi diversi, due pensieri, sensazioni e retro pensieri diversi. Non so se dipenda dal momento, dal cast, dal mio essere in due momenti differenti, dalla regia, so che per me queste due racconti di orchestrali  sviluppati in linguaggio cinematografico mi portano umori diversi tra gioia, ansia, felicità e vuoto, arte e ripetizione, l’oltre e la sofisticazione.

Premessa last minute che rappresenta il mio gusto, il mio modo di pensare, ti faccio entrare nel contesto, nel personaggio? Boh! Ho solo pensato di aggiungere questo commento.

Ribellamente si prova, gustando l’insalata, manca l’avogado. Mentre vado a comprarlo scrivo un pezzo.

E tu ci credi?

Realizzo un puzzle da solo perché è l’unico modo adesso per andare avanti. Non mi chiedete una storia figurata, roccocò, non ho voglia di scrivere storie. Forse in coda ci provo, per adesso mi fermo alle deduzioni, complico le cose è la mia modalità per renderle facili ed affascinanti.

Il racconto che mi farebbe vincere la noia di scrivere è la bella esperienza del concerto degli One Direction a Torino nel 2014 con i miei figli più piccoli Ferdinando e Gaia. Non era una prova, l’esibizione c’è stata, e anche molto cool.

Il titolo oggi potrebbe essere, il riluttante e le occasioni perdute, oppure le urla e le imprecazioni inutili. Che cosa meravigliosa sono i desideri, un assieme di infinite possibilità. Dopo forbite info, continuo a concentrarmi su cosa scrivere.

Nel film Shine il concerto di David che chiude il film è un perfetto esempio. Quello che sto realizzando è un concerto di parole per tastiera schermo e voce. La mia scrittura è più documentaristica che novellistica, è una mia specifica modalità in quanto a me piace imbastire una storia sia con il vero che l’immaginario, trovare appigli come per la modalità candele se vuoi le spargi per casa e li appoggi in posti più disparati, solo così crei l’effetto. Mi piace dare colore e forza ad ogni particolare. Ci vuole tempo, e non è detto che acchiappo il mio lettore. È un concerto di una serie di momenti, un continuo zapping. Punto a quelle espressioni di stupore anche casalingo, con quei oh! sinceri. Rifuggo per snoberia dalle cose interessanti, se lo sono prendo appunti e poi le vado a cercare. Mi piace creare momenti piacevoli in maniera fantastica, c’è bisogno di un grande lavoro. Un concerto di parole diventa intramontabile quando ogni volta che lo senti, lo suoni, lo ascolti le sensazioni si rafforzano, ti danno la spinta a ritornarci. Come nell’amore, quando il sentimento è intenso, oso dire necessario, ti spinge a crescere il nuovo del nuovo insieme all’amore.

Adesso sono reduce da un ottovolante, impaurito. Domenica mattina avrei voluto abbandonare due gruppi di lavoro perché mi sono trovato stretto ad un malessere che conosco bene. Sto concertando una pausa di riflessione con me medesimo. La musica è il mio grande coach, la vera natura, la mia grande forza. Ecco Bravo! Forse è un gioco di forza, almeno così la prova sembra significare.

Un giorno scoprirò a cosa stavi pensando o guardando o provando o scappando adesso.

Penso all’ancoraggio che ha definito una traiettoria, un tema, come questo. Il concerto come forma di esecuzione, la prova come elemento di definizione. Esecuzione definizione allentamento di tensione per una realizzazione.

Un concerto di idee decise di scalare una montagna perché solo dalla cima avrebbe potuto ammirare il panorama e prendersi una bella soddisfazione, poter dire di aver realizzato un’altra esperienza per il solo essere esplorazione di esploratori alla ricerca di significati? Lo potevi dire di poter fare una prova con un campione di prove. Il campione di prove è colui che sperimenta, sempre e comunque. Questa gita diventa un pic-nic, una festa dove ognuno porta qualcosa come solo ognuno riesce a fare. Una lezione all’università di vita e di passione come tra compagni delle elementari, semplicemente semplice. C’è chi vuole imporre una conduzione, c’è chi offre tipi di incoraggiamento, c’è chi immagina di fare ascoltare Tintarella di luna eseguita da Mina all’antrasatta.

La conoscenza produce volumi, riempie librerie, porta avidità o conferme o tutte e due. La sfida è il miglioramento di sé, l’altro è nient’altro

Quando inizio a elaborare un guizzo della mia immaginazione, della mia ignoranza, prima ancora c’è la visione, quell’insieme di pensieri che si compongono e costruiscono una cartolina dei sogni, ovvero una composizione di codici personali che ha voglia di essere rappresentata.

Chiamiamola come si vuole, può essere verità, la schietta parola della mente o del cuore? Ci sono momenti standard, ci sono quelli senza canoni o istruzioni per l’uso, quelli senza retorica sono spesso fiumi in piena. Da quella minuscola e infinita sensazione nasce ogni cosa, l’essere umano produce novità.

Chiamala come vuoi è vita di artista con un senso o senza senso, giudicata o allontanata per paura, il bello sta in questa continua esplorazione. Da solo o in compagnia. Le idee sono la voce della vita, dell’adesso. Le idee sono fresche, di giornata, le altre le trovi nel cassetto a maturare. Di quante idee sei composto, quante idee ti trovi, che idea ti sei fatto. L’idea è un’altra visione nella realtà che diventa una possibile azione come tante da vedere, abitudini e stili. Vissuti. Tanti stimoli di vita che ci aiutano a scrivere ognuno la nostra esperienza. Non esistono prove solo costruzioni, le prove che cosa sono?

Verifiche, esami, tentativi. lo dico e scrivo nell’accezione da contestatore, da Salvatore, da paladino dell’arte quella sviscerata. Sembra che sia scontato, forse il prezzo è un affare in questo momento. Immagino quanto ogni valutazione sarà a livelli sorprendenti. Ogni istante abbiamo, se vogliamo, tutti gli strumenti di elaborazione possibile, possiamo immaginare e produrre tutti gli arrangiamenti alla nostra composizione farla essere un concerto in ogni dove.

Ecco un racconto.
Giorni che ci lavoro. Oggi è lunedì. Di pomeriggio prove in teatro. C’è un sole pazzesco mi sono appena fatto una corsa in spiaggia a cercare un tizio. Ho sentito Lora per le registrazioni, mi sembrano buone, c’è da sistemare qualche piccolo particolare. Giovedì sera si debutta. Uno spettacolo di musiche, interpretato da sconosciuti, un attimo prima, un attimo dopo star. Mi sembra al momento una grande incognita. C’è in campo una leggera incoscienza come brezza mattutina, non c’è bisogno di una felpa è solo frizzante. Gabriele ha quasi ultimato le scene. Per questa occasione montiamo un nuovo sipario. Tutto rosso con al centro la scritta “se l’acqua è poca la papera non galleggia” una sfida al direttore e i suoi continui ostacoli. Chicco nel frattempo è per i fatti suoi, gli aiuti in campo su cui contare ci sono e sono Camillo, Valeria e Massimo oltre a Lora e Simone. Oggi è martedì, abbiamo deciso di fare una riunione a pranzo per organizzare la prova generale di domani. Abbiamo convocato tutti. Ci troviamo stasera in teatro a mezzanotte per fare le luci. È un anfiteatro da 800 posti un palco abbastanza grande e un boccascena infinito. La dotazione luci è scarsa. Solo circa 12 corpi illuminanti vecchia matrice tra esterno e prima americana. E solo 8 proiettori per tagli e controluce. Dobbiamo trovate tutte le soluzioni possibili per illuminare bene ogni scena, l’angolazione è importante. Sera. La discoteca è molto vicina al teatro. Arrivo da lì, ho preso un paio di birre. Tra una cosa e l’altra è già l’una. Iniziamo a lavorare. La serata è piacevole, si sta benissimo. Ci sono alcune persone che stanno aspettando noi, vogliono vederci lavorare. Gente simpatica. Fa piacere organizzare, costruire movimenti, fare un qualcosa di preludio allo spettacolare quando c’è già un pubblico. Mi da una forza incredibile, sento quel calore umano che è già spettacolo in quanto frutto di una seduzione della cultura manifesta. Secondo me dovrebbe essere sempre così. Alle 2:30 arriva a sorpresa un gruppo di ragazzi belli e allegri, aggiungo generosi, che ci porta un po’ di cose buone. Un vassoio con cornetti, bombe alla crema, graffe. Sono quei momenti dove un bomba ti sembra un confetto, la mangi in 5 secondi. Alle 3 finalmente si fa vivo Chicco. Ci dice che ha avuto bisogno di scappare un giorno e per farsi consolare ha un bottiglia di Jagermeister ghiacciata, con bicchierini, goduria, ne bevo tre. Grazie. Alle 3.40 quasi 4 l’anfiteatro inizia a svuotarsi. Piano piano la gente va a dormire. Sono le 5:30 dobbiamo smettere sta albeggiando. Pausa caffè, ci vediamo alle 9.30 in direzione. Buon giorno

Ascoltare

Sto facendo fatica a unire, assemblare pensieri per l’argomento della settimana. Il mio approccio alla realtà finzione è la mia scelta di vita da bimbo a professionale da quasi 50 anni. Per me non esiste migliore combinazione. Tra un naso e un orecchio. Entrambi ascoltano, entrambi con la loro realtà ed entrambi fingono su ciò che sono e che sanno. Altre volte prima di scrivere ho realizzato un audio che ho poi tradotto in scrittura.

Stavolta no, solo parole scritte. Oggi si discute, si mettono idee in campo su qualcosa che secondo me è monumentale. È l’albero che ho dentro, che abbiamo tutti dentro, l’albero del gusto, che cresce con i suoi ritmi naturali e merita un flusso continuo di concretizzazioni senza dubbi, senza ripensamenti.

Action e ancora action anche con ogni tipo di astinenza amica di pazienza.

Pausa. Sopportazione. Coraggio. Fede.

Ieri ho ricevuto un complimento mentre parlavo con una giovane psicologa alla quale ho chiesto la partecipazione ad un mio documentario dedicato alle donne. Lei dopo un mio vorace esplicativo, come di solito mi accade, come di solito faccio, mi ha detto che per capire me, il mio interlocutore, deve allentare piuttosto che creare ostacoli, solo così entrambi ci portiamo a casa un vissuto traducibile.

A questo punto, prima di sbizzarrirmi in una storia, cerco il quid, il titolo, non so ancora quale, in questo caso, mi piacerebbe fare una panoramica su questa coppia di belle figurine, finzione e realtà, su questa opportunità.

È come vedersi allo specchio in pubblico, è come una platea intera, composta in gran parte da gente che non si conosce, che vede solo una tua immagine, non sa come sei nudo, come sei appena sveglio, non sa quanta puzza fai in bagno, come sei sotto la doccia, non come ti lavi i denti e quando, o come e quando rifai il letto, se russi o meno, se canti non soltanto sotto la doccia. Una platea che non sa se sei innamorato o meno, non sa chi ti piace e chi ti fa meno piace, non sa come mangi e cosa offri, non sa se cucini bene o ti astieni, non sa se fumi o se sei savio, non sa se sei roccia o rocciatore, non sa o se sa poco piuttosto immagina. Questo è il senso, realtà finzione.

Che meraviglia l’IMMAGINAZIONE.

Questo è il frutto. Il concettuale. Insomma questa gente con conoscenza approssimata ti accompagna dal barbiere o a comprare un abito, o un paio di mutande … come se fossi ancora in scena. Riesci a immaginare? È più che un reality.

Mettiti anche tu in mezzo a questa folla, follemente. Ognuno di loro, voi, avete voglia di dire, di parlare, vedere come vede l’attore, cosa sente, come si muove oltre la scena, la definizione di un personaggio. Ognuno, apostrofa con la sua realtà o la sua finzione. Siamo più finti che reali, quelli senza una verità, senza una fede. È solo una grande allucinazione, è roba da film, da racconto fantastico, nessuno può sapere realmente cosa pensa una persona, lo può solo immaginare e neanche può capire cosa vuole fare e dove va, il senso delle sue azioni, è forse solo un caos. C’è o non c’è il punto interrogativo o è una affermazione, c’è che se c’è una può essere l’altra, allo stesso tempo. Il falso vero o se ti piace il vero falso…

Che la realtà è femmina e la finzione è maschio è un gioco infantile. Entrambi come il nome Andrea contengono il femminino e il mascolino. Quanto complico le cose?! Io ci sguazzo tra realtà e finzione! Ok, che cavolo scrivo?

La realtà quando è stata realtà, diventa passato, consumato, è una realtà dell’appena adesso. Quando è stata l’ultima realtà, l’ultima goduria, fermiamoci a pensare, assieme. Cosa è veramente la realtà.

Vorrei tanto scrivere una storia su questo tema, so che nel momento che scrivo sono già in tema perché combino le due cose, scrivo una realtà che non è già più realtà e quindi nel frattempo fingo una realtà. Io voglio e posso godere la realtà così com’è come la costruisco.

Vedo questa foto. Due gambe da donna, una gonna di tulle nera che ruota come un hula hoop, non si vede, si immagina chi ci sia dalla vita in su. Si vede l’ombra. Dalla luce penso che è un esterno giorno, in area condominiale o piazza vicino ad abitazioni o negozi. Le scarpe sono con il tacco. Le gambe sono belle, la donna in questione è di taglia media. E se non fosse una donna, se fosse un uomo travestito. In questo caso mi sembra difficile, ma mai dire mai. Il ribaltamento del pensiero. Chi si incuriosisce? Tu? Io? Tutti quanti?

Quando si ribalta un pensiero e si pensa fuori copione si improvvisa. Dipende da mille cose, o da una sola, io credo che dipenda dallo stato vitale, dall’emerso e dal rimosso. Dipende da che cosa si scappa, da cosa veramente vuoi, cosa non si capisce. Da quanto vuoi scommettere su un tuo immaginare. Sul nuovo. L’ambiguità è la più grande condizione di realtà e finzione che io conosca ed è la più brutta perché oltre a essere fuorviata dalla tua/sua stessa immagine, è una fuorviante essenza del presente per sé e per chi la vive.

Ho visto in questi giorni la serie Wanderlust che è una parola inglese che definisce uno stato d’animo, intraducibile in italiano, per cui chi ne è afflitto è spinto da un desiderio irrefrenabile di viaggiare ed esplorare il mondo. È proprio la wanderlust a spingere Joy e Alan ad andare alla ricerca di altre esperienze, spingendosi, appunto, fino ad avere relazioni extraconiugali alla luce del sole. Il tutto è arricchito da una bella colonna sonora, tratto distintivo della serie: ogni episodio annovera canzoni di qualità che amplificano, il mio piacere, la mia nutrizione e sottolineano le emozioni mostrate sullo schermo.

Fin da piccolo ho allargato i confini di ciò che rappresentavo con chi mi porgevo. Raccontavo storie, storie, storie, storie e altre storie… le facevo passare per vere. È stato un grande allenamento.

Adesso cerco ogni volta un grande qualcosa, qualcosa che mi stimoli a fare abbracciare queste entità, la logica della realtà e l’illogica della finzione, come anche l’illogica della realtà attraverso un altro punto di vista e la logica della finzione attraverso un altro punto di vista. Surreale. Sciamanico. Per capirmi bisogna allentare. Forse anche amarmi, questa condizione è più bella, più felice.

Scrive Franco Fortini. “Scrivere è necessario anche se apparentemente sembra inutile: il dibattito nella comunità è ormai sopito; oppressore e oppresso vivono l’uno accanto all’altro;  “l’odio è cortese” e non si sa più di chi sia la colpa” (…) “La poesia non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.”

La vera trasformazione che compie la creazione, l’immaginazione, è l’arte, la creatività, la curiosità sono dentro di noi, non fuori di noi.

Voglio ciò che voglio. Per volerlo lo voglio. L’autentico è il finto.

Il lupo e la lupa decidono di usare parole che contengono solo le lettere e la composizione dei loro nomi.

Lupa. Lu?

Lupo. La!

Lupa. Lalallà?

Lupo. Popò

E vissero felici e contenti

Porte

Scrive James Hillman nel suo libro Codice dell’anima “La vocazione accompagna la vita e la guida in maniera impercettibile e in forme meno vistose di quelle a cui si assiste nelle figure esemplari (…) la storiografia più recente analizza con attenzione le vite della gente qualunque, più che dei protagonisti della politica o dell’arte (…) il carattere conforma la vita (…) potrai anche risultare mediocre in tutte le categorie sociologiche, perfino nelle tue aspirazioni e realizzazioni personali, ma la maniera in cui si manifesta la tua mediocrità sociologica creerà un picco unico e irripetibile in qualsivoglia curva a campana”

Scrive Rupert Spira nel suo libro La presenza consapevole “Quando guardiamo il mondo, la natura, ci sembra di vedere qualcosa di reale, di dotato di sostanza. Invece, il mondo è un insieme di percezioni intermittenti che nascono e muoiono attimo per attimo. Ma allora quale è la realtà di ciò che vediamo? Che cosa mette sulla nostra esperienza il suo negabile sigillo di realtà? Quale è la realtà della nostra esperienza”

Oggi parliamo di porte, questa scena da film di Gabriele Muccino “La ricerca della felicità” mi da un forte stimolo a rappresentare questo tema, mi mette in sintonia con il mio talento, la porta della mia felicità

 

È successo qualche giorno fa. Ho appena guardato un video, il secondo di oggi. Stesso autore, stessa energia, stessa bellezza, stessa poesia, stessi particolari infiniti, stesse suggestioni.

Quanto è grande l’universo e quanto sono grandi i nostri sogni, senza un limite, senza un fine, senza barriere, senza macchinazioni, solo emozioni. Senza inutili costruzioni, la bellezza sta nel sole che ogni giorno sorge e ci illumina.

Dedichiamoci a noi, questo è importante, nel gesto di essere mondo. Siamo arte per offrire arte, siamo arte per un’arte che ci appartiene. Senza cogliere gli istanti non ci sono istanti. Ogni inquadratura che porto a casa è un elemento utile ad una storia, un elemento di un puzzle, di ciò che ci piace, di ciò che fa una grande immagine, di una piccola o grande storia.

Un’intervista a Chris Gardner la persona sulla quale si basa la storia vera del film con Will Smith che ho appena menzionato. Non capisco molto bene l’inglese, quanto basta per capire che anche per lui la scena del bagno è importante, è importante quella porta.

Oggi svolgo questo tema. Diamo spazio e forza alle nostre passioni, perché diventino energia condivisa. Ogni inquadratura di altri è il nostro specchio.

Le nostre intuizioni sono lo spettacolo delle nostre preghiere, sono similitudini da irreali a reali, sono i nostri pensieri già consumati in un’azione, in un effetto che si manifesta e si apre al nostro presente.

La magia vive nell’adesso, la accogliamo come è bello che sia. La magia quando arriva apre nuovi saperi, apre e ci conduce al dialogo con la nostra anima, quella stessa anima che vediamo, in ogni cosa che ci rappresenta, è, la nostra perfetta identità, il nostro essere, ciò che chiamiamo sé.

Una delle musiche che ho ascoltato, in quei video di quell’oggi è questa

 

La verità è che quando si apre una porta, si chiudono tutte le altre, anche se rimangono aperte, perché la direzione è cambiata, c’è una direzione. Abbiamo una bussola, un segnale di apertura. Perché aprire è una scelta, lo è, lo rappresenta, e prima ancora della scelta arriva un movimento in cui l’anima è protagonista dell’essere. L’anima che ci spinge ad andare a destra, a sinistra, avanti, dove ci pare. E quindi ci spinge a decidere cosa fare. Ci spinge, per dire, esprimersi… ci induce … ci suggerisce … solletica il nostro entusiasmo.

Queste riflessioni non avvengono solo con il pensiero. Cioè non avviene una azione perché l’abbiamo pensata, strutturata. Avviene perché avviene in quanto energia. Avviene perché? Perché abbiamo posto la causa. E’ quella porta di quel bagno, è lì nel film di Muccino, è un varco temporale di aiuto, di stacco con una realtà che fa male, che brucia.

Stasera ho chiuso una porta, dispiace al mio amante sentimento, è un effetto di una causa logorante. Nuove scelte, tutto si trasforma. Colgo l’amaro con dolcezza perché sono consapevole della mia rivoluzione bellezza.

I poeti, gli artisti, i narratori ci hanno dimostrato che le porte d’ingresso di un treno sono tante. E’ anche perchè simboleggiano le opportunità, come i finestrini di un treno in corsa come lo scorrere di un film. Come le porte di una metropolitana, o di un parco… in cui siamo noi che possiamo decidere una direzione, in questo caso un’aggregazione, decidere una azione e indirizzare lo sguardo. Le porte rappresentano una casa, il proprio spazio, il proprio assieme. Le porte non si possono aprire con la retorica, l’odio, il dubbio e tanto meno con i luoghi comuni. Semmai si chiudono. Apriamo la porta per fare cambiare l’aria, per un segno di libertà. La porta che si apre come a scuola, al tempo della ricreazione.

In teatro non amo le porte, amo le quinte. Non amo vedere un personaggio entrare e uscire da una porta, amo vedere degli spazi, delle direzioni in cui un personaggio arriva da un punto, va verso un altro punto, esce da un punto, ritorna al punto. Il suo muoversi sul palcoscenico è prima ancora l’immaginario dell’agire visualizzato in forma compiuta, un’azione che segue un’altra. L’attore porge il suono di una battuta a chi è seduto in platea, chi la riceve può anticiparla perché sta empatizzando con quel movimento, quel testo, quello spettacolo, quella capacità. Sono entrambi, attore e spettatore, all’interno dello stesso spazio, non importa da quale porta sono arrivati, ci sono.

Ecco! Bravo! Questo credo sia la mia percezione di porta, di porte, di visioni, di opportunità. Prima, presente e dopo. Adesso come quell’adesso subito e reinterpretato dopo le migliaia di adesso inascoltati. Pazienza!!

Nel mio caso stamattina, quell’oggi di prima, quando mi dirigevo verso casa, dopo aver parlato di lavoro con una persona o piuttosto di reddito con una persona… La differenza sta nel fatto che dire lavoro più spesso è attinente ad un progetto in corso, reddito è per me un lavoro definito e consegnato, o un’immagine concretizzata, una bibita gassata che mantiene le bollicine.

In quell’adesso avevo l’obiettivo di mettere in movimento lo scooter, da più di un mese fermo, e nel frattempo c’era l’esigenza di andare in farmacia previo ritirare la ricetta dal medico.

Bene! Invece di andare dritto a casa e poi dal medico con lo scooter, ho deciso di recarmi a piedi dal medico per ritirare la ricetta, dopo andare a casa per fare ripartire lo scooter.

In questo gesto, in questa decisione, io ho aperto una porta del mio procedere. Ho aperto una porta d’istinto, forse involontariamente, o forse è stato un effetto. L’effetto di una azione che ne ha determinate altre. Un qualcosa di impalpabile di cui assaporo forza e bellezza ancora adesso, assaporo il ricordo, la gentilezza. So che mi ha dato coraggio, necessario.

Sto qui a parlare di questo, grazie a questo.

Sto qui a scrivere grazie a questo susseguirsi di concause.

Lo trovo fantastico, tutto ciò. Lo trovo meraviglioso. Una meraviglia, una apoteosi, una esaltazione. Lo trovo un incedere di belle idee o brutte idee, è un susseguirsi di immagini relative per ognuno.

Adesso, non so perché mi viene il termine indulgente, cosa vuol dire essere indulgenti? Con sé stessi? Voglio andare ad approfondire la parola indulgente. È una persona disposta a perdonare, sensibile. Perdonarmi. La bellezza di aprire la porta al proprio sé, del proprio essere più nascosto, del proprio scantinato delle emozioni.

Ognuno di noi nel nostro essere ha la porta del suo scantinato, il ripostiglio delle emozioni, del karma. La porta di ciò che si è consumato porta a ciò che si consumerà, in cui si trovano le emozioni, si trovano le azioni. Si trova la soluzione di ogni cosa. Questo è splendido.

Questa è la gioia, la porta dell’amicizia tra due sguardi. La porta in cui incontri ciò che desideri e manco tu sai dove stai andando. È come aprire una porta a caso, come aprire la porta dell’ascensore. È un esercizio che faccio riguardo l’ascensore, che ho mutuato dalla settimana Hoffman, in cui scendo o salgo e poi si apre la porta dell’ascensore e quel luogo mi vuole dire o rappresenta qualcosa e ho bisogno di analizzarlo perché lì dentro c’è un messaggio. Straordinario.

Che potenza, una grandissima potenza, una meravigliosa potenza.

Appartengo a questo mondo, in questa modalità, con questa età, con questa passione, con questa vocazione, con questa direzione, con questa necessità, con questo scambio, con questo altruismo, con questa gioiosità, con questo umore, con questo scrivere, o saper scrivere, con questo raccontare, o saper raccontare, con questa dialettica. Con questo progredire. Con questo dire. Con questo coinvolgimento, con questo abbracciare me stesso e gli altri.

Un’altra musica, un’altra pausa. Un brano abbastanza minimal, ripetitivo, altrettando standard suggestivo.

 

Divenire è già essere ciò che si è, cambia solo la chiarezza, perché nel divenire c’è la volontà, il sogno, la missione che realizziamo. La chiarezza, strumento indispensabile per costruire un’identità.

È ovvio che parlando di porte includo la porta che mi ha chiuso Resa, è normale! no? Cioè, è funzionale. Resa chiude una porta, e dice “qui non ci devi bussare più, ok? Non mi contattare” che equivale a “non mi stonare”, oppure a “non ti voglio sentire!”. Ok l’ho capito Resa, faccio lo stesso, forse non te lo aspettavi, o forse sì! Che bella la consapevolezza che ti abbraccia con tutto il suo coraggio è gioia da condividere, è energia quella che arriva ovunque. Cambiarsi per cambiare!!

Questa chiusura di porta, mi porta, con un gioco di parole, ad aprire la mia mente, le mie porte, it takes me to a philosophical passage. Ma non lo fa contestualmente. Cioè la porta è chiusa, e non mi porta ad aprire altre porte, no! Metto in campo riflessione e pazienza.

Avviene una apertura, prima immaginaria poi reale, perché c’è il movimento dell’anima che essendo in moto con il suo primario essere cerca delle risposte. Quindi voglio paragonare la porta a dei cassetti, ad un data base. Ad una libreria piena di storie.

Mentre faccio questa considerazione, penso al lavoro video che ho visto in quell’ieri sulle parole, non è quello con cui inizio questo racconto, quello di quell’oggi, tutt’altra cosa. Ho avuto da discutere, mi è stato chiesto di guardarlo, di dare un commento. Mi sono un po’ incartato perché ho sentito determinate emozioni melense, cucite a forza, autoriferite. Ho visto assenza di disponibilità verso un pubblico, il piace perché mi piace. Purtroppo il video parlava e la sua voce arrivava confusa, era confusa forse perché stava dietro ad una porta. Ho comunicato questo mio sentire, prima durante e dopo. Non so se l’autore le ha digerire bene le mie deduzioni. Quanto è difficile dire la verità quando chi ti sta difronte si è costruito un film su di te e non gli coincidono le battute. Quando c’è l’indisponibilità come si fa? L’ho scoperto in parte, ogni volta una nuova volta.

Emozioni su emozioni, gioia e gioia, dolore e dolore.

Selezione automatica delle cose, degli stati d’animo, flusso, work in progress, pulizia. Anche. Parlare di porte apre un mondo variegato, ci sono anche pensieri di superstizione, di tradizione, di eleganza, di sfarzo, di rappresentanza. Per esempio i pomelli di una porta, la tipologia di una porta. Magnifico. Magnifico. Il susseguirsi delle cose, di porta in porta. Di porta in porta come i venditori.

Di porta in porta vendono qualcosa, di porta in porta si consuma una dare e ricevere. Il venditore che va porta a porta, cosa propone di porta in porta. Bussare, farsi aprire, parlare.

C’è una serie televisiva su Netflix che ho guardato, seguito, si intitola Self-made: la vita di Madam C.J. Walker. Racconta di una donna Addie Monroe che bussa alla porta di Sarah Breedlove perché quest’ultima aveva problemi alla cute dei capelli, lei di fatto non lo sapeva, lo ha percepito senza una chiara intuizione, ha agito, ed ha centrato! Nel film è molto bella questa scena e ben descritta. Questo incedere della venditrice verso la cliente e in mezzo una porta a vetri, il suo ingresso in casa. Questa determinazione e questo atto di coraggio che vediamo in un venditore alla conquista di un cliente e con le più autorevoli verità. Addie, la donna che bussa alla porta è mulatta, mentre la donna che apre, Sarah, è di colore. La porta si apre e avviene la vendita del prodotto. A seguire, per due anni, un trattamento settimanale in cambio di biancheria lavata. La soluzione funziona e Sarah si propone come venditrice, Addie rifiuta. Sarah fa un tentativo all’insaputa di Addie al mercato e vende tutte e 20 confezioni, immagina una collaborazione. Addie non vuole assolutamente entrare in un rapporto più o meno subordinato con una donna di colore, lavandaia, anche se lei stessa appartiene a questa discriminazione sociale essendo mulatta. Sarah non si perde d’animo e incomincia a fare prove a casa nel tentativo di ricreare lo stesso unguento. Ci riesce anzi lo migliora rendendolo più inodore. Nel racconto televisivo alcune cose sono state cambiate, sta di fatto che Sarah Breedlove, nota come Madame C.J. Walker è stata un’imprenditrice, filantropa e attivista statunitense. È considerata la prima donna americana che senza aiuti è diventata milionaria. Tutto questo è passato attraverso una porta.

Questo bussare, questo gesto, questa scelta, questa linea ha portato questa donna a diventare molto ricca e a lasciare una eredità incredibile del suo fare. Oggi un nuovo film. Una ricchezza non solo patrimoniale, ma un esempio di forza d’animo e di volontà, di passione e di determinazione.

Questa donna ha tentato di convincere il suo mentore a lavorare per lei, ma quella donna ha rifiutato e quindi Sarah è andata per i fatti suoi, per la sua strada. Verso altre porte.

Di porta in porta, di pensiero, in pensiero. Da un’idea ad un’altra idea.

Altro riferimento alle porte che sono quelle dei balconi, le finestre. In quella pubblicità del 1990 del profumo Egoiste di Chanel in cui le donne aprivano a tempo di musica le ante per urlare, parlare… lanciare lo slogan.

 

Sbattere una porta, lasciare un segno della propria arrabbiatura, serve? Invochiamo la porta dei desideri la porta delle nostre abitudini sbattendo la porta, risponderanno?

Ti ho vista e guardata fugacemente mentre eri in balcone, il tuo balcone. Ho visto solo che indossavi una maglia rossa, mi è sembrato, rosso un bel colore. Forse sistemavi le piante o qualcos’altro. Una donna scrive una frase di Rumi su una pagina social “Non cercare perle in un cubo d’acqua. Dovrai immergerti nelle profondità dell’oceano per trovarle”.

Apriamo le porte per confidarci per andare verso nuovi spazi, alla scoperta. Sappiamo che abbiamo lottato tanto e tanto lotteremo. C’è una cosa che un giorno ti confiderò e se la dimentico basta il pensiero di averlo fatto.

Penso allo sportello, la porta della macchina. Aprirla per accogliere la tua donna è un gesto elegante, sacro

 

 

Il mio film

Esame di lealtà, 2019, 85′

online dal 1 all’8 maggio 2020

1115 visualizzazioni, 98,3% like positivi

 

Prima di questa proiezione pubblica ho rivisto il mio film e mi sono confrontato con Giuseppe, l’editor, responsabile del montaggio video: per quanto riguarda la qualità e le mie sensazioni sul mio film, ad oggi, sono queste: I tempi sono perfetti, è molto denso di amore e creatività. E’ coerente. E’ un bel lavoro, sincero, onesto, libero!!! Mi piace e ringrazio me stesso per la determinazione. Il tuo lavoro (Giuseppe Giudice) egregio, importante, la tua disponibilità necessaria, siamo un Squadra anche se adesso è poco chiaro perchè forse la paragoniamo a una casa di produzione  tradizionale. Il film su di me è maturato, mi sembra un buon prodotto sperimentale, anche se in certi passaggi è lento, è sempre un’improvvisazione sapiente, frutto di saggezza e sacrifici. E’ un film infinitamente intimo. C’è vivacità in tutte le intuizioni, realizzate al momento giusto, come questi titoli iniziali. La poesia accoglie lo spettatore. Aggiungo che è un flusso di concetti e dialoghi necessari a tanti, un grande gesto di amore per artisti, gente comune che mette passione in quello che fa.  Sento la stessa euforia anche se sono passati quasi due anni. Mi piace perchè mi stupisce continuamente. Credo che ogni film ha le sue lentezze, queste fanno parte dello spettacolo, del suo essere digerito. E’ unicamente semplice, forse troppo. In questi mesi ho cercato di aggiustarlo, accorciarlo.. la soluzione è questa versione. I titoli iniziali lo hanno arricchito e completato. C’è tutta la nostra bellezza e capacità e la mia gratitudine per tutti coloro che hanno contribuito.  Ci sono infiniti dettagli ben curati. E’ felice, è un film felice di esistere e di essere rappresentato “non è più il momento di indugiare”, è una magia, grazie

 

Giuseppe mi ha risposto, sia per conferma si per definire le frasi titoli di testa. Ciao Salvatore, concordo con tutte le belle parole che hai scritto. So bene quanto hai pensato e lavorato su questo progetto e sono contento che sia questa la forma che il film ha preso!  Queste sono le frase che inserirei, tra quelle che mi hai indicato:

L’Artista agisce con naturalezza.
Il film è realizzato in soggettiva su due campi, la strada e il teatro. La prima rappresenta l’istintivo incontro con più modi di guardare, pensare. La seconda rappresenta lo spazio visivo, la scena delimitata e infinita che unisce il tutto.
La stesura del film è un collage di improvvisazioni. Una serie di pezzi per rappresentare una storia.
Il tema primario è il trasloco che simboleggia moltissimo il cambiamento e l’adattamento.

Diceva Gaetano Salvemini “La cultura è la somma di tutte quelle cognizioni che non rispondono a nessuno scopo pratico, ma che si devono possedere se si vuole essere degli esseri umani o non delle macchine specializzate. La cultura è il superfluo indispensabile” 

commenti vari da FB, messaggi personali

Salvo stasera me lo finisco di vedere… Troppo bello! Mi piace come hai sviluppato il tema … Non mi sono più sentita sola nell’aver chiuso parte della mia vita dentro gli scatoloni… Beato te che sei riuscito a sistemarli tutti!…. Io non ho una mia casa e sono sempre di passaggio..una bella rottura di scatole …. Ragazzi vi consiglio di approfittare e di vedere, se non l’avete ancora fatto, il lungometraggio di Salvo, è poesia allo stato puro!

Volevo integrare il tema che ho proposto con un suggerimento per chi lo volesse seguire: pensavo che mettere la playlist di una musica che abbiamo voglia di ascoltare e di seguire il ritmo per la realizzazione lo scarabocchio ci può consentire di essere più istintivi e liberi qualora dovessimo riscontrare delle resistenze. Poi tutto seguirà tutto in automatico con la suggestione musicale e dell’immagine.  Buona notte a tutti

Francesca (Catania) in una chat di gruppo

Io l’ho visto e mi è piaciuto tantissimo. Mi sono venute i mente tanti spunti e ho messo giù dei pensieri

Scatoloni fisici ed emotivi in cui riporre abiti, libri, ricordi, sentimenti, in vista di un trasloco. È questo il pretesto da cui parte Salvatore Greco , nel suo film, per parlarci di sé e del suo mondo complesso e maschile. Lo dice espressamente: questo film è dedicato solo agli uomini. E a me infastidisce solo pensarlo. Mi disturba. La giudico subito una grave mancanza. Poi però, mi addolcisco e mi sorprendo a vedere un cast di soli uomini, così disperatamente alla ricerca del femminile. Chi lo fugge per delusione amorosa, chi perché spaventato da una competizione logorante, chi ancora, frustrato dal non riuscire ad esprimere il proprio eterno femminino, per convenzione o educazione. La scelta del cast, così apparentemente improvvisata, è perfetta. Lo sono soprattutto gli inconsapevoli attori di strada; su tutti il venditore ambulante e il pescatore. Salvatore Greco sa, pasolinianamente, che gli attori professionisti sono meno plasmabili, e lui da attento suggeritore tira fuori da loro verità inedite e sorprendenti. Il venditore ambulante che dice che nel lavoro c’è tutta la sua fantasia, ci regala un’iperbole folgorante che sintetizza il pensiero che va da Marx a Marcuse senza passare dal via. Il pescatore poi, un omone grande e grosso, che dice che i veri maschi sono le donne, perché sono forti e non temono sacrifici e dolori e da sole portano avanti famiglie e crescono figli. Lo dice con convinzione e senza conflitto, consapevole di decenni di mancanze di diritti riconosciuti e lotte femminili. Poi ci sono i racconti intimi di amici, artisti, uomini soli che con gli occhi lucidi rincorrono ancora sogni e suggestioni. Non passano inosservate le scarpe femminili rosse in alcuni fotogrammi in cui un attore, all’interno di un teatro, si libera, a fatica, di una corazza fatta di retaggi e vincoli e, finalmente carponi, urla all’amore. Gli spunti in questo film, dalla fotografia luminosa, sono tanti; le idee si ricorrono in un flusso inarrestabile. Il rapporto difficile, complesso, tra un padre, un intenso Pippo Pattavina,  e suo figlio, i loro imbarazzi amorosi, divengono archetipo di mille rapporti conflittuali e irrisolti tra padri e figli. Poi, ancora il senso della fede. Tre punti di vista diversi: la festa di Sant’Agata, un’estasi profonda degli strati più popolari della città con la propria santa di cui sono pazzamente innamorati, con bellissime immagini della processione. Il buddismo del regista, che nella pratica giornaliera e nel “fare spazio”, diventa spinta nella realizzazione di se stessi. Il naturalismo apparentemente materialista di uno degli intervistati, che affida agli elementi della natura la propria sopravvivenza, ma che ha bisogno di un “sorriso che innaffia” come motore di vita. Struggente il valzer collettivo, sulle note del Bel Danubio blu, canticchiate alla fine da tutti i protagonisti. Il valzer è un vortice travolgente. La vera sfida resistergli o lasciarsi andare senza remore. Così come occorrerebbe lasciarsi andare nel vedere questo film che si conclude con una dichiarazione d’amore per il teatro, vero brodo di coltura, in cui l’umanità si esalta e  rasfigura.

Angela (Catania) in una chat di gruppo

Si! Brava Angela! e tutto questo è un inno all’essenza della bellezza e della semplicità (anche se a volte complicata) della vita che tutti ci accomuna in un sentire gioioso e straripante di fluide emozioni!  È amore puro, spogliato da ogni forma di artificio…

Francesca (Catania) in una chat di gruppo

Angela rimango senza parole. Può un artista scatenare tutto questo? Si! Quando il suo lavoro e il suo impegno è chiaro, quando la sua vocazione è una sfida determinata va oltre paure e contraddizioni, quando ci crede, quando è apparentemente solo. L’ho provato per tanti attori, registi, autori. Leggere questo tuo commento mi offre un ulteriore incoraggiamento. Lo auguro a chi è come me. Oggi è fondamentale, ribadisco, oggi, lo dico senza un minimo di lamentela anzi di riscatto. Ringrazio tutte il cast del mio film che tu scandagli in maniera perfetta. La mia famiglia, i miei affetti. Chi ha criticato come chi mi ha sostenuto. Aggiungo una considerazione. Questa straordinaria situazione che si presenta come un riciclo e sostenibilità ambientale a mio parere sta aiutando chi forse è stato più in silenzio rispetto ad altri. Mi dispiace immensamente per chi ha sofferto, per i martini in campo, per gli odi politici, per la grande confusione, la gente che ha perso il lavoro e la gente in povertà. Detto questo, è forse un’incredibile bonifica. Le bocce sone ferme, si studia per riprendere il gioco. In tanti siamo in un condizione di disagio, non ci sono soldi, non ci sono date e programmi, è tutto in work in progress. Allo stesso tempo sono in pausa alcuni caos mediatici, alcune iperattività, alcuni pieni realmente vuoti. Molti bagordi. Il pubblico da casa riesce con i propri tempi a fare autentica selezione per ripartire verso nuove fruzioni, nuovi assetti, nuova creatività, nuovi prodotti. Si sono scatenati dialoghi e vicinanze impensabili. Ho parlato in chat con colleghi mai visti e conosciuti sia famosi che sconosciuti. In questi giorni molti che hanno guardato il mio film online mi hanno fatto arrivare le loro sensazioni, ciò che si sono portati a casa. Mentre scrivo mi arrivano con messenger note. Pochissime di sfida, giudizio molte di gioia, di forza, di incoraggiamento.. Qui con te è un meraviglioso mare di grande gioia ed emozione. C’è la lettura, e l’impegno a trasmetterla. Ecco perchè penso “ho fatto tutto questo?” Si!!! Ci sono riuscito con ciò che avevo a disposizione. Non so se questo film sarebbe arrivato ad una distribuzione nazionale, forse qualche proiezione in giro per spazi disponibili. Prima della pandemia ho trattato e continuerò a farlo. Ad oggi mentre scrivo 684 persone hanno visualizzato il mio film. Possono sembrare poche, per me in due giorni ci siamo fatti un bel regalo. Mi auguro che questo sia di buono auspicio sia per tanta gente comune che per tanti attori, autori, registi, musicisti, ballerini, tecnici, amministratori e maestranze che amano e lavorano bene in questo campo e in generale in lavori che esprimono dei sentimenti e come tali a volte definiti “non indispensabili”. Angela tu rappresenti il pubblico. Benedetto il momento che la tua scelta ti ha portato a vedere Esame di lealtà. Rappresenti l’umanità della fruizione, tu oggi sei per me il coraggio. Infinitamente grazie

Salvatore risponde ad Angela

Salvatore, in questo tempo difficile e dagli esiti incerti, paradossalmente, sto ritrovando me stessa. Coltivando di nuovo passioni forti per troppo tempo messe all’angolo. La scrittura, la poesia, il teatro, il cinema. Spariglio le carte, finalmente libera dai tristi vampiri che succhiano il sangue e ti ammorbano l’aria. Grazie a te per questa bella finestra sull’umanità. Auguro a te e al tuo film i migliori esiti e di conquistare tanti nuovi occhi.

Angela risponde a Salvatore

Finito ora la visione. Non riesco a caldo a fare un’analisi dettagliata… ci sono molte cose che mi hanno coinvolto, altre che ho semplicemente osservato da spettatore. Ho uno scatolone in soffitta, dal trasloco del 2010 Roma-Letojanni… una decina che erano ancora chiusi dopo anni, li ho aperti un paio di anni fa, tutti avevano la scritta esterna che definiva il contenuto… uno no. Non l’ho ancora aperto, non mi ricordo nemmeno cosa ci sia dentro e… no, non mi è venuta voglia di aprirlo, anzi… sono convinto che resterà chiuso ancora per un bel po’. Mi è venuta voglia di fare spazio, questo sì, ce l’ho da tempo ma evidentemente non è ancora così forte. Sul tema la paura c’è una cosa che non mi trova concorde: “Si ha paura di quello che si conosce, di quello che non si conosce non si può avere paura”, ecco io la penso all’esatto contrario, ma come si dice…il mondo è bello perché è avariato. Detto questo…Ho capito meglio sicuramente lo stile di scrittura di Salvo… l’intero girato è come i suoi scritti… pieni di spunti, di suggerimenti che lasciano poi a chi legge o guarda, il compito di proseguire il lavoro… e quindi mi concedo una provocazione:  dopo tutti questi spunti meravigliosi… a quando il film? Mi è piaciuto. Un abbraccio

Francesco (Catania) in una chat di gruppo

Fra ieri sono andata a letto dopo aver letto il tuo messaggio e ho capito bene cosa intendi nel dire che si ha paura di ciò che non si conosce. Ma ho capito anche cosa vuole intendere chi pensa di poter avere paura solo di ciò che si conosce e avrei voluto dire la mia ieri sera ma avevo sonno e ora mi sono alzata col pallino. Sono due frasi apparentemente in opposizione ma infondo entrambe vere. Molte paure come tu sostieni, sono relative a qualcosa che non conosci e l’esempio più banale potrebbe essere quello del cane. C’è chi ha paura di qualunque cane per strada, ma se impara a ri-conoscere il linguaggio del cane avrà paura solo quando il cane mostrerà di essere aggressivo, in tutti gli altri casi non ne avrà paura. A volte però puoi avere paura perché il pericolo è reale e non ti serve accrescere la tua conoscenza per non averne più. Ad esempio conosci una persona che è psicopatica… Sai che è fuori di testa e che ti può fare del male perché per sua natura è aggressiva. In quel caso può verificarsi la situazione opposta: se conosci bene il pazzo e lo incontri puoi averne paura, ma chi non lo conosce (metti caso per assurdo che sto pazzo sembra apparentemente una persona normale) potrebbe trovarsi in una situazione di pericolo senza saperlo e quindi senza averne paura. Io penso che le paure a cui tu ti riferisci sono le paure irrazionali ma nel caso dei reali pericoli l’unica cosa che non si conosce è il futuro, come andrà a finire? C’è comunque l’ignoto ma in quel caso non ci vorrebbe una conoscenza ma una premonizione. E anche in questo caso se attraverso una premonizione avessi la certezza che stai morendo (e quindi la conoscenza del compimento dell’evento) non avresti più paura? Oggi infine tutti (o buonaparte delle persone) ha paura del coronavirus. Ieri non si conosceva, qualcuno ne aveva paura? Nel risponderti si è portata a compimento dentro di me una riflessione che mi ha portato ad abbracciare le due “tesi”, quando io invece anche io associavo la paura esclusivamente al non conosciuto e di questo ringrazio sia te che salvo.

Francesca (Catania) in una chat di gruppo

Bello spunto di riflessione, sì diciamo che può dipendere dal soggetto della paura stessa, ma anche in questo caso è opinabile e si apre a diverse interpretazioni… Il caso del Corona virus: non sai che esiste = non può farti paura ok. Sai che esiste = ne hai paura. Ma sapere che esiste non significa “conoscerlo”, conoscerlo veramente (speriamo presto) significherà sapere come contenerlo, curarlo, combatterlo.. a quel punto non avremo più paura. La questione diventa filosofica… Prima o poi ci vedremo tutti e ste chiacchiere molto interessanti le faremo di persona. Grazie comunque per gli spunti di riflessione

Francesco (Catania) in una chat di gruppo

Buongiorno Caro Turi…Innanzi tutto grazie per aver dimostrato cosa può fare una persona mossa da una determinazione costante e inamovibile…arrivare al suo obbiettivo,qualunque cosa accada!

Rispetto al tuo film posso dirti che l’idea è originalissima e per quanto mi riguarda non riesco a darti un “giudizio”,sento infatti che quest’idea,appunto,deve ancora radicarsi in me;una cosa però m’ha colpito da subito,la spontaneità e sincerità del cuore degli attori,la macchina da presa mi riportava persone e non personaggi…c’è una scena dove uno di loro,colpito dall’empatia d’un tuo commento ad una sua esperienza,rompe tutti gli schemi del fuoco di scena e si lancia ad abbracciarti.Questa cosa per me difficilissima da raggiungere è mi ha veramente colpito e la trovo meravigliosa,Grazie!!

Ti auguro buona fortuna e serenità!!!

Pietro (Roma)

Lungometraggio molto originale. È stato emozionante vedere Fabio. Grazie! Un bacione

Buongiorno..ho visto film che globalmente sottolinea tanti aspetti emotivi della. NOstra quotidianità attraverso un ambientazione tra il teatro alternativo ed il documentario…bello rivedere Fabio …sembra di essere in un sogno..tvb

Molto anche perché io amo il cinema d ‘autore e questo sicuramente lo è, molto bravo il regista che ha tessuto come una ragnatela tutti i temi della vita con vari personaggi e Fabio si interseca anche se per poco perfettamente, vedilo tutto ne vale la pena!

Ecco le risposte di alcuni amici

Agnese Moglie Fabio Lo Grande (Palermo) 

L’ho  trovato interessante e originale. Bravo

Maria Grazia (Catania)

Grazie mille al REGISTA Salvatore Greco di regalare la visione di questo FILM D’AUTORE, orgogliosa di avere dato il mio contributo per la TRADUZIONE in FRANCESE senza script quindi direttamente seguendo la visione del film, lavoro impegnativo ma con grandi soddisfazioni e sfida per il mio ruolo in quanto traduttrice madrelingua francese, il primo lungometraggio interamente tradotto per quanto mi riguarda…quindi BUONA VISIONE!!(in Italiano e inglese su questo link e in francese su FB a breve)🎬📹💻 Grazie Salvatore di regalarlo al publico tramite i social OGGI PRIMO MAGGIO (per 3 giorni), buona festa a tutti!!

Florence Rovidati (Roma)

Grande Turi 🔝👏🏾 splendido film 👌🏼

Giuseppe (Catania)

Grazie a Salvatore Greco per avermi voluto in questo suo bellissimo progetto! Buona visione a tutti!

​Roberto Carrubba (Roma)

Molto particolare: interessante! Complimenti! Pochi maschi sanno distinguere la differenza esistente fra maschio e Uomo. Se il regista si fosse limitato ai grandi temi della vita, escludendo la sublimazione della “volgarità”, gli eccessi, sono spesso da considerare grandi manchevolezze

Rosy (Catania)

Abbastanza introspettivo, mi piace! Un bel percorso 🤗

Leo (Catania)

Un artista (o come si definisce lui) un lavoratore dello spettacolo, che si sfida quotidianamente per realizzare il sogno della sua vita, un artista che oggi, nel giorno della festa dei lavoratori, e purtroppo del lavoro negato, delle speranze di vita e delle opportunità negate, ci regala per tre giorni il frutto della sua fatica. Per chi ha tempo e voglia di ascoltare una voce fuori dal coro, io per prima, l’opportunità di farlo. Grazie per l’atto di coraggio 🙏

Salvatore Greco grazie per averci messo carne e sangue… Un film lirico, profondo, emozionante. Parte in sordina, ma cresce in modo costante e potente, fino a diventare… Un walzer.

Mi sono emozionata grazie 💖

Invito chi ha tempo ad approfittare dell’ultimo giorno disponibile per la visione 💖

Vanessa Battista (Roma)

Bravissimo Salvo …. un giorno anch’io vorrei fare qualcosa con te ti voglio bene amico mio

Daniela (Catania)

Grazie Vanessa, c’è tutto quello che dici. Grazie, Voglio bene a tutto il pubblico che come te mi sta regalando un scorta di coraggio

Salvatore risponde a Vanessa

Faccio alcune importanti premesse su questo lungometraggio molto interessante davvero, e non solo perché vi ha preso parte mio zio. 😁 

E’ Interessante ed anche molto impegnativo, è un lungometraggio quindi richiede tempo, predisposizione alla riflessione, capacità di restare seduti.

Questo lungometraggio è un Ulisse di Joyce in chiave moderna

Anna Rasulo (Catania)

Condivido il link di YouTube in cui sarà disponibile per tre giorni, a partire da oggi, la visione del film documentario “Esame di Lealtà” di Salvatore Greco.

E’ un film che merita di essere visto per la sua originalità di idea e di esecuzione.
Il tema principale è il trasloco che di per sé è già un’esperienza molto forte, che ti porta inevitabilmente a chiudere in degli scatoloni oggetti, cose che sono correlate alla tua vita vissuta fatta di eventi piacevoli o spiacevoli. Questo è il momento di selezionare ciò che vuoi ancora portare con te in una nuova casa e continuare a dargli vita.
Il regista, che chiamerò semplicemente Salvatore perché persona a me molta cara, prende ispirazione per la sua opera proprio dall’esperienza personale durante il suo trasloco. Trova casa dopo tanta ricerca e finalmente la trova grande abbastanza per contenere tutto ciò che ha conservato in un deposito per 10 anni. Le sensazioni, l’emozione ed il percorso interiore che vive riaprendo le scatole è un’esperienza che lo coinvolge così tanto da portarlo a creare il suo film.
Nella realtà l’esperienza del trasloco lo porta a riflettere su tanti temi importati della vita e desidera su questi interagire con le persone “comuni” conosciute o sconosciute incontrate per strada. Realizza tutto questo attraverso due approcci: quello dell’improvvisazione che ha spesso luogo in ambienti esterni e quello pianificato e girato in un teatro.
Ho avuto la possibilità di vederlo in varie occasioni e vi assicuro che è uno di quei film che merita di essere visto più volte. Coinvolge molto, sorprende, diverte e soprattutto ognuno può immedesimarsi proiettando in ciò che vede un proprio vissuto che inevitabilmente porta a delle riflessioni.
Buona visione!

Teresa(Catania)

Teresa, i tuoi stimoli di libertà, poesia, bellezza e gioia nel senso di amore condiviso, sono e sono stati motivo di grande sostegno alla mia poesia, alla mia scrittura, al mio procedere. L’artista vive di approvvigionamento di tutti gli stimoli che riesce a trasformare in storie, contesti, opere d’arte, musica. L’artista vive a volte con una sana sregolatezza, perchè la creatività esige i suoi tempi i suoi spazi, i suoi ritmi e condividere questo con altri, se non si apprezza veramente,può risultare difficile. Quando una persona, come tu lo sei per me, riesce a sostenere un pensatore spettacolante come me, assieme creano valore perchè si trasforma in energia e vigore produtiivo che viene offerto al mondo della cultura in uno scambio plurale di stili, modi di pensare, educazione, tradizioni. libertà di idee condivisa. Il mio film sostenuto in infiniti modi da te è nato e cresciuto realizzando una esperienza che mi auguro a tutti di realizzare, il dialogo tra il reale e il surreale, la prova e ciò che è stato già sperimentato. Gli arttisti, chi vive di passione, agisce di pancia e mal sopporta a volte i contorni della razionalità. Nel nostro caso questo dialogo su diversi punti di vista mi ha aiutato ad avere ancora più pazienza ed arrivare ad un prodotto finito in campo per la fruizione del pubblico. Tutto questo per dirti GRAZIE

Salvatore risponde a Teresa

L’ho visto un anno fa e ne consiglio vivamente la visione!!!

Elena (Catania)

Guardato e con molto piacere ho trovato tanti pezzi di “casa”… E il trasloco che dire.. Un tema super caldo, ne ho fatti cosi’ tanti che ho perso il conto e non ho ancora finito. Un bacionissimo

Maria (Milano

Merita di essere visto e rivisto, perché sicuramente aprirà a nuove emozioni ogni volta. Bravo, bravo, bravo. Penso che ognuno ci possa leggere un suo vissuto, e questo è coinvolgente. Il trasloco è la vita che ci porta altrove, è scelta, è cambiamento, è paura, è ignoto, è avventura, è mobile, è esperienza, è crescita, e tanto altro. Bravo. (Finalmente una cosa da vedere con i miei figli)

Cristiana (Catania)

È la seconda volta che vedo questo film. Lentamente ti coinvolge al punto che vorresti che non finisse più.

Claudio (Catania)

Innanzitutto complimenti per l’originale espressione delle emozioni…arrivano dritte al cuore e all’anima. Teatralità impeccabile. Mai avrei pensato che un trasloco mi coinvolgesse così tanto.

Teresa (Catania)

Ogni episodio insegna qualcosa. Molto bello

Rosa (Catania)

Visto tutto. Lo trovo molto teatrale. Bella fotografia, ma non sempre. Belle musiche. Bello il finale. Bravi tutti.

Giancarlo (Milano)

Molto originale e al minuto 36 anche molto sorprendente. Ma come hai fatto? Complimenti…è qualcosa di straordinariamente interessante e inaspettato. Te lo dice uno che ha vissuto e vive una vita traslocando, rimasto ormai senza più scatole da portare, ma solo con uno zainetto sempre più vuoto.

Alessandro (Malta)

Congratulazioni!! grazie! Comunque io ho fatto tre traslochi in tre anni e devo dirti che a parte la fatica e il dolore del lasciare qualcosa ogni volta, mi hanno fatto rinascere sempre dopo…in bocca al lupo

Giovanna (Catania)

Ciao Turi. Tutto bene. Spero che anche Tu stia bene. Ho visto il film. Molto interessante. Mi ha colpito in particolare l’aspetto della morte. La vedrei come un trasloco dalla vita al di là. Trasloco come trascendenza. Comunque è tutto interessante. Turi fammi sapere dei Tuoi lavori

Marco (Catania)

Ciao Salvatore! Guarda lo abbiamo visto sia io che Riccardo da casa sua…ci troviamo d’accordo sul fatto che è un po’ troppo lungo (forse 50 minuti andavano bene) e che sia maschilista su certi punti (sarebbe stato bello e di gran classe mettere una donna all’improvviso che smuove tutta questa gente che parla della loro vita, anche un’attrice). Ci sono cose interessanti comunque e io personalmente ci ho visto tanto del gesto impresso ma alcune cose sono ridondanti . Capisco benissimo il senso di energia che volevi trasmettere tra le persone ma questo perché ti conosco io, un altro ci capirebbe ancora di meno di me… ovviamente è un mio pensiero e prendila se vuoi come spunto di riflessione.

Lorenzo (Roma)

Ci ho messo un po’ a scrivere il mio commento al film. So di certo che lo voglio rivedere ancora perché ci sono dettagli che voglio approfondire. Sono una traslocatrice seriale (nella mia vita ne ho fatti più di 10) sono la maga del decluttering e anche io adesso vorrei vivere con poche cose. Una cosa è certa: tantissime scene ma soprattutto tante emozioni e pensieri del film mi sono ritornati in mente nei giorni successivi. Questo vuol dire che ha toccato le mie corde. Bravo Turi! (Io troppo ignorante per fare recensioni, ti basti il cuore 🤗

Francesca (Catania)

Cara Francesca, mi piace dirti che ho pensato a te, tempo fa quando ho visto una foto pubblicata sulla tua pagina, una fantastica potenziale attrice… ognuno ha il suo lato cinematografico a me piace coglierlo, sono abbastanza bravo in questo. Le emozioni sono il più grande feedback di una opera d’arte, benedetto il pubblico. Ho avuto ragione e fede in questa scelta. Grazie

Salvatore risponde a Francesca

…e chi lo sa! Sono tanti gli artisti in famiglia🙂😘

Francesca risponde a Salvatore

Non avevo notato la mancanza di donne in questo film. Forse perché sono comunque presenti, evocate dai pensieri e dai ragionamenti. Ho seguito il film in compagnia di amici perché mi piace condividere emozioni e scambiare opinioni. Anch’io ho traslocato, più volte, e spesso mi son portato dietro cose inutili ma che non avevo la forza di buttare. Così non fai il taglio col passato, rimangono le manie che ti accompagnano e conservi i ricordi. Scegliere ti costa, e il non scegliere è più facile. Scrivo per mestiere, faccio il giornalista, ma da tempo non scrivo più per me stesso. Ora tuttavia mi trovo qui a scrivere e riscopro la bellezza di fermare i pensieri, di comunicarli, di dare spazio a quello che sento. Avevo perso il gusto di stimolare la creatività e la fantasia, forse per pigrizia, forse perché ti sei convinto che tanto non interessa a nessuno quello che pensi, oppure semplicemente perché ritieni che non sia più necessario. Mi piaceva scrivere poesie e trasformarle in canzoni, richiamare vecchie pubblicità e improvvisare recitazioni, cantare, stupire con la follia e volare con la fantasia. Forse perché un po’ ho nel sangue questa passione. Mamma faceva parte di una compagnia teatrale che dalla Sicilia portava spettacoli in tutto il sud Italia, poi aveva incontrato papà che si era unito alla compagnia, scioltasi nei primi anni ’50. Allora vedere il teatro rappresentato nel film ha risvegliato in me quell’antico amore. Il palco, la scena, i riflettori…sentire l’innamoramento nelle parole e nel volto di Pattavina… e poi vedere l’umanità vera, riscoprire l’arte della maieutica, la novità dell’improvvisazione e la spontaneità della provocazione. Insomma, personaggi che hanno trovato quell’autore tanto cercato (molto interessante il marionettista!). E quell’ autore che finalmente ha potuto esprimere il suo universo confrontandolo con le realtà intime di tante vite. Tutti siamo artisti e insieme opere d’arte. Dobbiamo solo ritrovare questa consapevolezza. In qualsiasi età, in qualsiasi momento.  E Salvatore c’è riuscito.

Francesco (Roma)

Francesco Durante potresti dirmi nome e cognome di mamma? Non e’ solo curiosita’.Te lo chiedo poiche’ provengo da tre generazioni di attori teatrali e quindi possibilmente incrociati con lei.  Grazie.

Gianni risponde a Francesco

Caro Francesco quando un giornalista scrive un pezzo, una critica come si usa dire, su un giornale o su una rivista non è possibile rispondere contestualmente, immediatamente, in maniera diretta e aggiungo appassionata come adesso voglio fare io, qui, a te e con te. Semmai puoi scrivere una lettera o fare una telefonata, non puoi rendere il tuo vissuto emozionale pubblico e permettere che altri sentano le tue emozioni, la gioia che provi della gioia di altri. Oggi con questa interazione social è possibile, ed è la prima cosa che mi rende felice. L’adesso, come concetto assoluto, nutriente, è per me da qualche tempo l’unità di misura con cui costruisco ogni cosa da uomo artista quale sono. Un contributo a questo pensiero e metodo mi è arrivato attraverso laboratori e studi sulla bellezza e l’approfondimento del proprio sè. Sono grato ad alcuni maestri di vita. Ed questa magia, l’adesso, in giapponese ”
Honnin-myo, il futuro nel momento presente” che oggi desidero fotografare e condividere con te ed altri, soprattutto chi mi è accanto con amore e anche chi sta a distanza per diversa sensibilità o diversi maturati, con chiuque insomma. L’arte è di tutti e non piace a tutti alla stessa maniera, ciò che si riceve è diverso, “perchè siamo diversi”. L’arte è un sentimento che si scambia, come tra due persone che si piacciono. Per esempio il prologo di tutto questo, uno dei primi punti di questa opera d’arte finita è stato per me l’incontro con Giuseppe Giudice che ha curato il montaggio del mio film, la nostra empatia, il nostro valore, forse la nostra conterraneità ci ha fatto trovare soluzioni. L’ho cercato un editor per un pò di tempo, l’ho trovato attravesro giri di persone, un altro montatore non disponibile mi ha parlato di Giuseppe che vive a Roma ed è di Catania. In quell’adesso era a Catania per qualche giorno di vacanza ed è potuto venire a trovarmi a casa mia. Da lì è partito tutto fino ad oggi che scrivo un ennesimo atto di gratitudine. Riconosco la leggerezza quella del “si, ciao, appena è possibile” quella che non ti fa concentrare sulle cose, te le fa scorerre veloci. Tu ti sei fermato prima ancora di vedere il film, dopo aver visto il film eccomi a rispondere su ciò che è stato un tuo sentire. Non è scontato, come non è scontato come io e te ci siamo conosciuti. E’ tutto un susseguirsi di causa ed effetto. Come si arriva all’effetto dipende da quale cause abbiamo poste nella nostra vita e soprattutto quanta gratitudine c’è in noi, verso i nostri genitori, gli incontri, le passioni, lo stato sociale in cui viviamo, ciò che è maturato di noi attimo dopo attimo. La tua esperienza nel vedere il mio film con i tuoi amici e permettere di evocare ogni cosa che tu scrivi, e sentire il collegamento con tutte le persone che hanno partecipato al film Esame di lealtà fa parte della nostra vita è grandiosa e acqua pura. Sono immensamente felice perchè e ciò che auguro ad ogni artista, sentire che ciò che era una idea attraverso un lavoro, la passione sia foriera di sensazioni, ricordi, nuovi orizzonti e soprattutto benessere. Ringrazio la mia fede, la mia determinazione. L’idea di mettere online il film per qualche giorno visbile a tutti mi è venuta il 23 aprile di mattina mentre pregavo come faccio abitualmente. Il sentirsi, il dialogare con la propria anima e realizzare. Quando tutto questo è in armonia con il mondo accade questo, accade che torni ai tuoi ricordi, al teatro, che si innescano tante altre storie e tante altre considerazioni. Ieri ho commentato uno scritto di Dario Aggioli, un tuo collega, che fa una quadra sullo stato dell’arte. Mi ripeto, questa pandemia è stata ed è un grande evento di bonifica, ci dispiace per chi soffre, chi ha sofferto i tanti martiri in campo. Mi dispiace della povertà che stiamo vivendo, è una povertà pratica, c’è una grande ricchezza che sorge. Sento di dire che è un momento di rivoluzione in cui l’arte come fruizione libera si è liberata dalla gabbia degli interessi ed è tornata a servizio dell’umanità. Chissà quando sarebbe uscito al cinema il mio film, quando sarebbe stato acquistato da un media, c’è voluto un pò di silenzio perchè il mio lavoro o quello di valorosi potesse trovare un piccolo spazio per emergere. Ad oggi più di 800 persone hanno guardato Esame di lealtà online in quattro giorni tu e ognuno mi ha regalato “quel senso” mi ha restituito quel feedback di cui un artista ha bisogno forse a volte più di una rendicontazione economica. Grazie e un buon giorno

Salvatore risponde a Francesco

Ciao Gianni. Mamma si chiamava Iolanda Alberti, figlia di Giuseppe Alberti, sposato con Matilde Torregrossa. Quindi la compagnia era Alberti, ma per un certo tempo aveva lavorato con un certo cav. Raul Linares e poi anche con Giovanni Carrara e signora, di cui non ricordo il nome. Poi durante gli anni della seconda guerra mondiale la compagnia si trovava in Basilicata e qui mamma incontrò il mio papà, Crescenzio, che cominciò a lavorare in teatro, soprattutto in ruoli comici.

Francesco risponde a Gianni

Salvatore buon giorno anche a te, caro Salvatore. Come constatavamo quando ci siamo sentiti al telefono, nulla accade per caso e gli incontri avvengono per un misterioso disegno che contribuiamo a realizzare con i nostri carismi. Duc in altum!

Francesco risponde a Salvatore

Bravo tu bravi tutti!e la scena finale un masterpiece ❤️ .A me è piaciuto.ora tocca sii traslochi delle donne. Che poi come.

Dice il pescatore, sono più uomini degli uomini

Barbara (Taormina)

Grazie Salvatore! Complimenti e un abbraccio!

Gianni (Napoli)

Interessante hai aperto tante scatole una buona ed efficace intuizione una pura ricerca dell ‘essere in una mangiata di muniti un documento film su interrogare e interrogarsi su temi vari e contrastanti ma una assoluta ricerca introducendo piu dubbi che certezze lasciando a chi lo vede una propria riflessione senza darci soluzioni ma la possibilità di aprire una propria scatola.

Walter (Enna)

Ho visto il tuo film, bravo.  La lealta’ non mente e commuove !!!!!!

Proprio bello bello bello !!!!!!

Francesca (Catania)

Bello,profondo e commovente 💖

Ketty (Catania)

Salve. Ho appena visto il film.. Mi è sembrato davvero un bel progetto, molto interessante. Complimenti!

Valentina (Roma)

Lo visto due volte!!! Lo trovato geniale e coraggioso. Vedere il punto di vista maschile del cambiamento e dei sentimenti, mi ha emozionato. E così profondo nei temi trattati che mi ci sono ritrovata. Visto che a giorni strasloco anch’io 😊 Grazie

Salvatrice (Milano)

Grazie a te e al tuo staff

Ercole (Catania)

Si è piaciuto molto anche a diversi amici miei😊☀️

Loretta (Catania)

Ciao Salvatore ho visto il film che è particolare con questo taglio tra documentario e teatro, tra confessione confidenziale e finzione teatrale. È interessante per me anche il punto di vista maschile su certi temi, gli uomini hanno sempre difficoltà a esprimere emozioni e sentimenti ed è a volte sorprendente sentire gli uomini parlare così di certi temi, esprimere lati teneri e poetici del loro stare al mondo. Complimenti Salvatore. Non credo che sia facile gestire un film così anche a livello di distribuzione ti ringrazio per avermi mandato il link. E poi alla fine ho avuto una sorpresa. Ma questo è più personale! 😉🌺

Maria Teresa (Roma)

🌞Il Gohonzon mi ha sostenuto, sono felice che condividi con me questa pratica. Il film è per me una bella esperienza che si sta rivelando un apripista come l’avevo disegnato. Honnin-myo, il futuro nel momento presente. A presto

Salvatore risponde a Maria Teresa

Salvatore il tuo lavoro è bellissimo, è pieno, e, non lo so, ti sazia, e, ti stuzzica, e, ti stimola, e ti chiede di essere rivisto e di essere riattenzionato e di scoprire cose che magari ti eri perso prima, e, come quei film che devi rivedere perchè sono troppo complessi, qui non è una questione di complessità è una questione di ricchezza. Credo che tutto quello che, veramente tutto, mi sia piaciuto. Non credo ci sia neanche una delle cose che ho visto che non mi sia piaciuta e che non abbia sentito perfettamente in sintonia con il resto, e, in cui non avessi percepito il tuo carattere forte. e non solo il tuo, ma anche delle persone che hanno collaborato, ma è tutto bello, quindi io chiudo questo messaggio (vocale) dicendoti complimenti, che tu possa fare altri di lavori in cui puoi volare e assemblare le cose della tua mente pazza, folle e geniale ti suggerisce

Claudia (Catania)

Che Dio ti benedica, come benedica tutte le persone che in questi giorni mi stanno incoraggiando. Io credo che l’incoraggiamento sia il frutto di un seme che hai piantato non so quanti migliaia di anni e che l’incoraggiamento sia come quelle piantine che incominciano ad uscire, quel filino d’erba che dice “sono qua!”. Me la sono vista pietre pietre e me la sto vedendo pietre pietre. La scelta che mi ha portato 10 giorni fa, mentre facevo Daimoku davanti al Gohonzon di programmare una visione gratuita per qualche giorno online, è stata vincente. Perchè innanzitutto non mi immaginavo tanta gente, siamo arrivati a più di mille visualizzazioni che sono per me numeri bestiali, e gran parte hanno lasciato commenti con messaggi privati, o su messenger, su FB, su account YouTube… in percentale il 20%, perchè il resto sta zitto. Noi siamo un popolo di gente che sta zitta, soprattutto quando incontra una espressioen come me che di fatto è un pò respingente. Quindi grazie dell’incontro, benedette tutte le fasi del nostro incontro, tutte nessuna esclusa! So che tutto questo darà i suoi frutti! E di questi frutti saremo partecipi noi che ci stiamo creando questa squadra in questo mare in tempesta, e siamo capitani coraggiosi, che sappiamo quello che vogliamo e sappiamo come portarcelo a casa…

Salvatore risponde a Claudia

Ecco, finito si vedere “Esame di lealta”. Non sono una spettatrice obiettiva, il tuo “prodotto” mi interessa fino ad un certo punto, nei tuoi lavori io cerco te. Così che bello vedere, immagino la tua casa, e sentire la tua voce, bello vederti, riconoscerti nei tuoi modi, nel tuo approccio nelle interviste. Bello vedere la tua creatività prendere forme diverse durante le riprese. Bello indovinare, probabilmente sbagliando, nelle tue improvvisazioni, il percorso che stai facendo. Bello sentirti raccontare del tuo nuovo spazio che ti contiene senza imprigionarti e dove puoi perfino pensare di fare ordine. Del “prodotto” posso darti solo delle sensazioni per niente riflettute. ” tanta robbba”, direi con una espressione sola. A volte troppa (non ho potuto vedere il film tutto in una volta sola), spessissimo interessante, un paio di volte toccante, a volte ermetica da lasciarsi abbandonare alla non comprensione, altre, per me meravigliosamente esplicita (tutti i tuoi racconti diretti). E in conclusione: bravo! Sono felice per te, per quello che hai realizzato e stai realizzando, per come il “Padre” ( e con lui l’ordine e il maschile) sta ritrovando, questo leggo dal tuo lavoro, la sua collocazione più giusta. 😘

Gloria (Roma)

Ciao salvatore. Grazie. Spero tu stia forte e bene

Gabriele (Napoli)

Visto, apprezzato, goduto. Il feedback è difficile perché richiesto: è come chiedere Mi vuoi bene? O chiedere al pisciaro se il pesce è fresco! Le risposte sono obbligate! Grazie per la bella sollecitazione e complimenti ancora, stavolta a pacco scartato!

Camillo (Catania)

Grazie, sono senza parole. Ho ricevuto in due giorni moltissimi apprezzamenti positivi, commenti lusingheri e attestati di stima che non volevo ammettere a me stesso. E’ gioia pura che condivido con ognuno di voi e con tutte le meravigliose persone che hanno collaborato a questa realizzazione. E’ per me e tanti colleghi un grandissimo e meritato incoraggiamento. L’arte è di tutti, piace e viene consumata in funzione a ciò che si è. L’arte in generale, la cultura, è strumento simbolicamente povero che può diventare ricco, perchè è sempre un’idea che si trasforma in azione. Lo spettacolo può avere più o meno effetti, se conquista sta realizzando la sua funzione, benessere. Mi chiedo spesso cosa mi piace e cosa non mi piace, e perchè. Questo mio film è un atto d’amore semplice. Anche se posso essere considerato anziano è per me un nuovo punto di partenza perchè qui adesso è concentrato appieno il mio spazio di rappresentazione, il mio maturato punto di vista. Ognuno prende ciò che arriva con la luce e la speranza che gli appartiene. Ognuno ha la fede, quale fiducia nel proprio sè, per agire. La poesia ci aiuta, apre mondi disponibili ed immaginabili. Alcune persone mi hanno chiesto di mantenere il film online qualche altro giorno, ho deciso che sarà disponibile fino a venerdi 8 maggio. Vi invito a condividerlo perchè mi aiutate a trovare una chiave di disponibilità in chi ha le istruzioni e le risorse per distribuirlo permettendoci una contrattutalità necessaria. Viva ogni tempesta se porta con se la funzione rigenerante, il volere e il potere dell’anima

Salvatore risponde a molti

In a moment for all of us where time has now a new meaning, I’d suggest you to watch this. It’s special story. This is a movie I loved and touched me deeply.

After the intro there are English subtitled.

Lisa (Berlino)

Foto di scena e backstage di Esame di lealtà. In questo Film mi sono affidato a dialoghi estemporanei che ho condotto con l’unico motivo di portare a casa un’esperienza senza nessuna dispersione. Questo mio lavoro è un concentrato di libertà, di ottimismo, l’ho creato con l’armonia del qui e ora. L’ho realizzato con la piena voglia di esprimermi e fare esprimere altri. In ciascuno di noi c’è tutto ciò che serve per essere felici. Ho usato tutte le risorse a mia disposizione e nel migliore dei modi. Il sorriso è stato il punto di partenza. Con tutte le persone intervistate il primo approccio che ho avuto è stato abbracciarle con la mia gratitudine, molti di loro li ho incontrati contestualmente alle riprese, alcuni con uno sguardo per strada. Questo Film è per tutte le persone che ci trovano spunti e ispirazione. Per tutte le case e le umanità che lo accolgono. L’ho pensato e prodotto per soddisfare la natura delle cose. C’è un senso in ogni scelta e tutto è correlato. La fotografia, i dialoghi, l’esplorazione, le musiche sono il modo per entrare in un gioco di interpretazione in cui l’improvvisazione è necessaria per dare la sua impronta di leggerezza e naturalezza. Sono molto curioso, mi fisso su ogni particolare. Tutto per me è sacro perché riconducibile ad una documentazione visiva ad una spettacolarizzazione, ovunque, dappertutto. Pensare sentire parlare. Mi piace essere sedotto da vari aspetti di un’unica realtà. Non so con quanti sto interagendo adesso, per me sto interagendo con tutto il mondo senza limiti. Io riprendo, porto a casa, ogni cosa che mi offre uno stimolo. Per un paio di mesi ho camminato con la mia macchina da presa nella bellezza di ciò che ha catturato la mia attenzione, in quegli elementi che mi ha motivato ad attivare una relazione e condividerla. Questa ricerca è per me il motore/motivo della cultura, la vera sostanza della vita, ogni volta una conferma. L’osservatore fa parte del campo e lo influenza. Ciò che riteniamo possibile è fondamentale per la co-creazione del reale. Sono le interrelazioni sensibili, quelle che cerco, che mi piacciono. Ho capito in questi giorni che ognuno di noi muove energia, in maniera invisibile. Mi sono ritrovato a scambiare commenti, parlare, ringraziare molti di voi che avete visto il mio Film e l’avete gustato, alcuni rigustato, per questo ho una grande gioia. Più le vibrazioni emesse da un pensiero sono pure, più l’energia diventa forte, correlata 
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