Bruno

 

Stendo i panni lavati da chi mi ama, il sole è forte, talmente forte che non vedo l’ora di rientrare perché sono tutto sudato. La mia cucina è calda e accogliente, la colazione è profumata. Se telefono è perché voglio organizzare, d’altra parte preferisco essere solo in quello scoglio. Ho soltanto una giacca e una cravatta che mi piace. Il mio diario è pieno di appunti. Sono stitico, ormai è una abitudine. Nel bacio riconosco chi sono. Vedo libri usati. Il viaggio in autostop mi ha sempre appassionato, adesso preferisco diversamente. Salto dallo scoglio, il mare oggi è fantastico. L’acqua di quest’estate è la giusta causa per essere.

 

Francesca

Francesca: evolutiva, resistente, spaesata, seria, viaggia con la fantasia tradendo quando capita i molti autentici interessi, la fretta e la distrazione a volte ti consuma. Ti piace essere coccolata

 

 

 

 

  • Una finestra o un sipario qualcosa di apre con grande entusiasmo, l’insospettabile, la gioia. Una doccia in un campo arido, un giro di caramelle a gioiose gioie. La preparazione prima di una gara, la sfida pensata. Le luci dell’alba, i sogni sognati. Una preghiera che arriva da altri e rimbalza su ogni cosa, urla “è un nuovo giorno”. Mi alleno e mi alleno fino a essere il mio allenamento. Il susseguirsi, è l’evoluzione di un pensiero che cresce con tutto ciò che sono. Essere più giovane di quanto potessi mai pensare. In campo a giocare. Superare l’ostacolo e ripartire. Divento un’ammaliatrice di serpenti in uno spettacolo più per me che per altri. Incontenibile resistenza all’abbondanza.

 

 

 

 

  • Che paura quando ci penso, quando rientro in un mondo magico che esiste e che io credo che non esista. C’è quella emozione ogni volta che mi fa dire tanto e vorrei dire meno. Essere al centro ed essere me stessa senza filtri solo me stessa, indissolubile sentire esagerante. La potenza è potenza quando è voluta, lavorata, studiata, cercata. Una altalena è la mia infanzia, i miei ricordi fermi su quell’ondeggiare. Stupire, sempre voglia di stupire e andare avanti e stupire. Esiste tutto dentro il mio essere femmina camaleontica come nel miglior spettacolo di danza acrobatica in acqua. Un buon bicchiere di vino

 

 

 

 

  • Travestirmi anche solo per andare a comprare il pane. Spettacolo di ogni mattina dove non so chi sono e dove mi trovo. Poi riprendo forze e il caffè è caffè del mio motore. Una catena di montaggio come se avessi lavorato da operaia. Il rock è la preghiera arrabbiata e spaesata. Ecco a volte lo sono. Spaesata. Indosso un bell’abito e nessuno se ne accorge. Il mio gatto mi conosce e sa cosa penso. Questo mi basta. Turbine di interessi. Mi fermo e mi siedo su una panchina a guardare il mondo che gira attorno a me. La primavera è la stagione che preferisco perché dopo il grande freddo rinasce ogni cosa. Sembra un cartone animato è la mia vita, mi stupisco e più mi stupisco più ballo e più urlo. Nell’urlo emerge la mia serietà, le mie scelte: tutte qui davanti a me come nella vecchia credenza.

 

 

 

 

  • Appena preso un uovo nel pollaio, è caldo e non vedo l’ora di mangiarlo. Quasi quasi ne prendo un altro e un altro ancora. Il mio aspetto da ingorda è incontrollabile quando scappa dal mio controllo. Nessuno mi può fermare, il mio decidere è irrefrenabile. Pausa e si riparte, pausa e si riparte, pausa e si riparte, ogni volta è così. Sembra che viaggio invece sono ferma qui ad aspettare. Viaggiare l’ho fatto, ma viaggiare con la fantasia lo preferisco

 

 

 

  • Che ora sono? Non sopporto la televisione se sono di cattivo umore. Alla ricerca delle mie amiche. E di chi mi consola, che vuol dire poi essere consolati. È fare finta di niente e se dovesse succedere soffrire a denti destri. Meno male che ci sono le mie amiche, il bar, i luoghi dove posso distrarmi. Sono solo distrazioni. Voglio riprendere ad allenarmi e trovare in me i miei amici poi allargo lo sguardo mentre accendo la radio ed entro sotto la doccia ballando. Per dirla alla Giorgio Gaber: shampoo!

 

 

 

  • Una poesia su un foglio unto e stropicciato, tu la leggi a me ed io ascolto senza capire bene. Ti chiedo di rileggere. La fretta a volte mi consuma ed io poi consumo lei. Una ricarica continua che sa di dolcezza e bacio della buonanotte

 

 

 

  • I vicoli dove mi perdo, mi piace nascondermi. Mi piace essere di Spagna, di Andalusia, o di uno sperduto Messico di altri tempi e di altre culture. Ho sempre amato carnevale e allo stesso tempo un bagno caldo vestita in un infinito viaggiare con la fantasia a cavallo della luna. Non esistono città ideali per me, esiste il paese, la voglia di conoscere tutti e rapportarmi con il modo mondo senza confini senza privazioni. Da una fontana esce gassosa e ridiamo e beviamo. Il suono di un vecchio carillon che ho sempre detestato che si è trasformato in un cantastorie ed ho iniziato ad apprezzarlo. Stasera è il momento giusto per una rilassante partita al gioco delle carte, tante figure tante possibilità. Trovo sempre la combinazione giusta mentre sono distratta. Che mi frega mi amo quanto basta per rinnamorarmi di nuovo

 

Flavia

Flavia: ricca, romantica, contemporanea, autentica, orientale, donna comune, poeta controllante l’illuminante contrasto interiore.

 

 

  • L’esplorazione, la cantina, la bellezza sentita e assaporata quel tanto che basta. Questa musica è l’energia giusta che comunico anche se tutto attorno e intorno è pesante. Correre senza correre. Cambiare tanti vestiti. Correre e bere alla fontana della vita, sentirmi come voglio. Mi sento in mezzo al mare con la mia barca a remi senza direzione in un solo senso di fuga. Fiore del deserto. La capacità di amare e quel dubbio che non lo permette. Persevero è l’esatta congiunzione tra me e la vita. Un film guardato senza condizioni

 

 

 

  • La spazialità è il mio regno, l’esuberanza è accentuata da un tappeto elastico. Il fatto che non ci sia il tappeto elastico, rimane una esuberanza pensata. Il fatto che non riesco a salire. La potenza del desiderio e la capacità di pregare per ogni condizione. Il dolore è merce di scambio. Il sole è il sole che è me. “Tu che non mi ascolti”. Allegra rabbia. La simpatia vince in un ballo d’estate sul mare. Disc Jockey di sensazioni. Evviva la musica

 

 

 

 

  • La sensualità e bellezza di un abito di seta forse mai indossato e infinitamente desiderato. La voglia e la pazienza mentre mi trucco per i miei sogni. Anche di mattina quando tutto mi sembra tutto tremendo trovo la bellezza, quella mia, unica. Il bello che è bello nel mio ballo.

 

 

 

  • La sequenza di un tango è la stessa e allo stesso tempo mai uguale. Il meglio che è ciò del mio sentire sensibile e nutriente. La mia vera anima eccola. Nel suono le mie vibrazioni il mio sentire e il ciò che conta per me. Il sinuoso e silenzioso oriente, un mistero. C’è da preparare il pranzo e poi la cena, meno male che trovo la mia india dentro di me.

 

 

 

  • Citofono, citofono, citofono mentre faccio la doccia. Stasera in discoteca. Questa musica diventa la suoneria del mio telefono così ricordo a me stessa questa potenza incondizionata e nel suo essere irrazionale, autentica. Citofono, citofono, citofono mentre faccio la doccia. Stasera in discoteca. Non ti dimenticare il prezzemolo.

 

 

 

  • Lo spettacolo dello stupore e mi accorgo che non sono la sola. Affacciata al balcone come una anziana giovane ad accudire ogni cosa che sia pensiero. Pesanti conflitti smussati dall’essere tradizionale. Meglio fare la lista della spesa e approfittare per bere uno yogurt mentre navigo tra gli scaffali del supermercato. La noia più grande è il ripetersi del ripetersi. Noia, apparentemente desiderio. Quante donne sono come me? Il canto mi sembra che in piazza siamo tante, molte. Una di loro. Benvenuta al voluto involuto. Preferire la qualità alla quantità del non senso e della carta carbone.

 

 

 

 

  • Un caffè non si rifiuta a nessuno per tutti soprattutto, è speciale. Torna quel tango nel suo procedere come un film ad occhi chiusi. Ricordi e amarezza trasformante in un sorriso. C’è l’eleganza di chi è capace di scegliere e la adotta nel momento più giusto. La rana come simbolo di saltellante allegria e vociare festoso. Silenzio. Mi faccio ballare dal rumore del mare. La lente di ingrandimento come occasione di perfetta percezione. Grazie. Il mio nome è romantica.

 

 

 

 

 

  • Le scale del mio palazzo sono sempre le stesse. E tutte le porte le conosco, sono simili senza aver mai bussato. Ritorno a pensare al mio pensare. Approfitto di questo e dalla finestra ammiro l’azzurro dell’orizzonte.

PINOCCHIO

“Sono timido ma l’amore mi dà coraggio” (Serenata rap di Jovanotti) L’amore per la missione, l’amore per lo SPETTACOLO. Ieri sera ho visto la produzione del Teatro Stabile di Catania. Penso a ciò che si ripete nel tentativo di ufficializzare addobbare come un albero di Natale.
Ringrazio l’Assessore Barbara Mirabella che mi ha anticipato il tutto un paio di settimane fa con sapiente sapienza. Mi piacerebbe aprire un dibattito e ascoltare il pubblico. Le voglie i dolori i sapori.
Abbraccio la memoria, la poesia e le intemperanze di Franco Scaldati da cui arriva l’idea. Abbraccio la caparbietà di Livia Gionfrida che ha trascinato la sua fantasia sul palcoscenico del cortile Platamone e l’ha offerta al pubblico. La stessa location un tempo spoglia in cui io mi affacciavo da ragazzo e vedevo oltre la porta del Teatro Club solo i camion della nettezza urbana e i bambini delle elementari che giocavano nei cortili terrazze. Per questo abbraccio mio padre Nando, per la lungimiranza. Inspiegabile. Abbraccio il pubblico che è l’onesto retrogusto del piatto servito. Abbraccio la voglia di fare e il guazzabuglio interiore di ogni partecipe partecipante di diverso sentire, la costumista nell’essere la stessa drammaturga nell’essere un tutt’uno. Quel tutt’uno che ha bisogno di esserlo perché troppa roba porta in grembo. Abbraccio gli attori nel loro donarsi al pasto dell’affabulazione cosa assai difficile. Perché anche agli occhi di un bambino ognuno sul palco mostra le sue paure e non c’è peggiore rischio per un’interprete mostrare il dubbio. Abbraccio le musiche e le luci sapienti strumenti d’attenzione e bellezza. Abbraccio con l’infinito amore di chi ama la scena, il gesto illuminante del Pescecane. In tutto questo amorevole magnificare mi pongo la stessa domanda di sempre: il sano utilizzo della messinscena. Non si può definire questo perché è retorica retoricante. È una analisi vertiginosa in quanto ognuno porta a casa lo specchio di sé, li in quel momento, con tutte le occasioni mancate di incoraggio ancoraggio spettacolare. Stamattina abbraccio la pratica dell’elaborazione della nuova scena verso un prodotto perfetto. Il desiderio è la mia determinazione che è la gratitudine. E mi associo alla regista che dice che uno spettacolo va allestito in mesi e che non bastano 18 giorni di prove. Quante sensazioni che sguardo all’infinito! Ognuno vive e compie la sua fortuna. Ognuno si abbraccia o si strugge per le occasioni centrate o mancate. Le abbraccio tutte le ipotesi perché nel fluire appagato ogni sentire ottovolantesco trova la sua risposta, basta cercarla. Incoraggiamo, uniamoci alla verità che nell’arte è l’acqua potabile. In questo mi riferisco al direttore Laura Sicignano che abbraccio sorridente e amorevolmente per l’inafferrabile leggerezza di una Fatina desiderosa di essere Mangiafuoco.
Della Dr Sicignano ieri ho capito finalmente il ruolo. In questi due giorni di seminario su Franco Scaldati mi è parso di ascoltare l’opportunità che ho negato a me stesso come tanti, del suo essere genovese in patria Etna. Il ruolo nascosto, quell’origine lontana in quel rispondere al “per cui” funzione di direttore del Teatro di Giusti e Musumeci, quello che a seguire è stato il teatro dell’ingordigia e dell’approprio e dello svaccamento, del “lei non sa chi sono io”. Con piacere, forse inaspettato, ieri si è presentata tutta l’eleganza del Direttore Artistico con tutto il suo smarrimento nel deserto delle urla del mercato, delle zaudargini incrociate, dei benemeriti esaltati. La dr Sicignano ha mostrato a me in questi giorni la sana resistenza, quella riconoscibile in una dieta dimagrante di cui sono esperto e che disciplino solo quando mi amo. Si diventa più belli e sani e da lì si riparte
Si replica fino al 18 luglio a Catania

Vocazione

“La musica ha questa vocazione: la gioia di una nuova nascita, il primo colpo di fulmine, la tensione del primo bacio, l’emozione del primo amore (…) La musica è la nostra compagna di viaggio. La musica è il sale. Con la musica ricerchiamo e troviamo piena armonia. È l’eco della nostra emozione. Come in questo brano di Bennato, lo trovo ricco di leggerezza, educazione, gioia, capacità.”. Salvatore Greco, Parlo con la musica, Susil Edizioni

Everybody

The thing is, when you hate yourself, the only makes you feel better is to get other people to feel the same way as you do.
Il fatto è … che se odi te stesso, l’unica cosa che ti far star meglio… è far sentire gli altri come ti senti tu.
Late night (2019) con Emma Thompson e Mindy Kaling regia di Nisha Ganatra

 

Spilorci

Qualcosa di un nuovo che si ripete

Presunta discontinuità

Salvare l’ascolto

 

Invalicabile amore

Nutriente dominio

 

Spicci d’euforia

Producono illusioni

 

Velleità velleitarie

Espressioni di incoscienza

 

Colore nel bianco e nero

Rappresenta il desiderio

 

Consumato panorama

Menzogna masticata

 

Perciò niente è chiaro

Essere potrà il contrario

 

Stravolgiamo tutto

Disperdere inutili pensieri

 

Intensa sinuosità

Desidero e nutrimento

 

Concentriamo risorse

Soluzione in uno sguardo

 

Delirio dell’onnipotenza

Salviamo noi stessi

 

Sopraffazione d’entusiasmo

Spilorci di fantasia

 

Oracolo ostacolo

Luoghi di meditazione

 

Detrattori dell’essere

Annichilimento smontante

 

Il paese è grande

Spazio ad ogni circo

 

Risultato concreto

Venderemo tanto altro

 

Analogie

Ti è mai successo di essere allegro e mostri quell’aria contenuta da un certo buonsenso o perbenismo? La musica è un mix di soluzioni, dove esiste euforia ed equilibrio. Spettacolo indecifrato e decifrato. In questo caso suggerisco Champagne Galop del danese Hans Christain Lumbye al quale associo a Il più grande spettacolo dopo il big bang (… siamo noi) di Jovanotti . Prendiamoci una pausa e ascoltiamoli entrambi, divertiti a trovare analogie. In questo senso la gioiosità, la comunanza del piacere“. Salvatore Greco, Parlo con la musica, ed. Susil Edizioni https://susiledizioni.com/…/parlo_con_la_musica–725.html

Fare

“Maestro, non so fare niente. Non mi piace cucinare, cucire, nemmeno danzare. Come posso essere migliore?”
“Tutte queste cose, se non le senti affini a te, non fanno parte del tuo cammino. Perdi troppe energie a voler essere come gli altri ti vogliono: sei in vita per imboccare la tua via. Non quella che il mondo vuole farti ingurgitare.”
“E come faccio a trovarla questa via?”
“Spogliati di tutti i “devo essere” ed indossa solo i “fa per me”. Liberati dell’immondizia che è stata gettata nella tua mente, degli abiti troppo stretti o di quelli troppo larghi, delle parole imparate a memoria negli anni, dei morsi che per troppo tempo i tuoi denti hanno inflitto alle labbra per non far uscire la verità. Siamo nati non per essere migliori, ma per trovare la nostra unicità. E per non tradirla mai! La nostra missione è ricamarla nel mondo. Con gratitudine, fierezza, gioia immensa.”
“E se non la riconosco questa unicità?”
“La difficoltà non è nel riconoscerla ma nell’affidarsi ad essa. Completamente. Senza vie di mezzo o compromessi. Fanno questo i veri eroi: combattono i draghi della mente. Per riuscire a liberare la loro anima”

fonte:
Elena Bernabè
FB/Il sentiero della realizzazione