Simbologia

Guardare e vivere le cose oltre la loro apparente accezione.

Permettere a simboli di rappresentare il sentire.

 

Che parola.

Che significato visivo.

Che adrenalina.

Che senso di giostra.

Che altro se nove.

Che parco dei divertimenti.

Che mutazioni in divenire.

Che ci porta l’ottovolante?

Lo stupore.

La soddisfazione.

La forma.

Otto è infinito

Lo scompiglio reale e la velocità.

Il disordine paleolitico.

L’euforia primaria e immaginaria.

Curve salite discese tornanti.

Urla di gioia e paura.

Coraggio.

Esperienza.

Che c’è?

C’è da pagare un biglietto.

C’è da rispettare la fila.

C’è tanto, qualora il tanto è il due.

C’è l’opposto, qualora è imposto.

C’è l’imbarazzo dell’instabile.

C’è l’incerto equilibrio di relazioni.

C’è il ricordo.

C’è il niente del prepotente.

C’è la stupidità del deficente.

C’è diversa connotazione oltre lo svago.

C’è il non capirsi, sentire unico.

C’è il vomitarsi addosso.

C’è la fuga da ogni tipo di condotta.

C’è la fragilità.

C’è l’impossibilità del valzer.

C’è un’euforia dubbia, oscura.

C’è la sfida, l’ubriacatura.

C’è il non c’è.

C’è il midispiace.

C’è la distanza.

C’è assenza di dialogo, soltanto.

C’è l’esperienza.

C’è la voglia di ripetere.

Che fare?

Godersi il giro.

Accettare o rifiutare.

Stare immobili senza fare niente.

Assistere anche inquieti.

Attraversare.

Come al circo.

Il giocoliere mostra la sua bravura.

La guardi.

Oltre il godere se vuoi la impari.

Ci vuole tempo, sfida.

Curiosità.

Si può lavorare a cosa significa.

A cosa è.

Essere complici della stessa magia.

Sedere accanto e divertirsi.

Stare lontani senza decidere.

Anche se difficile, si può.

Grazie a chi ha inventato l’ottovolante.

Quanto si sarà sentito euforico,

senza immaginare o pensare

alla sua simbologia,

ad ogni possibile variazione

sul tema

delle relazioni.

Esiste la dinamica

Va, continua tu

 

 

Lavoro

indefinito

coraggio

lotta immutata

comune necessità

 

cosciente

luna

illumina speranza

espande virtù

 

maestoso

amore

guardo orizzonte

ascolto possibilità

 

motivo

dominante

logica passione

nutre stabilità

 

People

Dedicato alla speranza, all’amore per il prossimo, alle scelte, alle buone intenzioni, a tutte le sane contraddizioni, al lavoro, alla cultura. Dedicato alla musica che illumina ogni cosa, all’umanità, a tutti i sogni dei sognatori. Dedicato allo spettacolo e musica dal vivo, al teatro. Senza parole, da pelle d’oca. Viva la Francia la nazione che mette al primo posto l’arte

altra meravigliosa versione

 

Adesso

“La pandemia ha solo scoperchiato un vaso già stracolmo, mostrando le piaghe da molto tempo nascoste sotto le bende. Il sistema era fracido già da prima del Covid, basato sulla precarietà e privo di ogni solidità. In questo contesto, i ricchi saranno sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri (…) Il teatro è sinonimo di fare (…) Il teatro è un rito che si svolge unicamente dal vivo. Le registrazioni per il web e la TV funzionano bene come documenti, per consegnare al tempo le grandi rappresentazioni (…) Centinaia di laboratori dello spettacolo stanno cambiando mestiere ” Carlo Cerciello da questo articolo in foto

Il teatro che si agita. Il teatro impaurito. Il teatro abbandonato. Il teatro a cui manca una sala. Il teatro senza I lavoratori. Il teatro in quarantena. Il teatro confinato ad una pausa che cerca nuove strade. Il teatro dal pubblico al pubblico. In teatro che si domanda. Il teatro tradito. Il teatro domanda. Il teatro ieri, oggi, domani. Il teatro della verità. Il teatro delle capacità.
Il teatro è sempre teatro e come arte di infinita umanità e bellezza sa trovare una strada anche in mezzo alla tempesta. Il teatro è cultura e questo meccanismo è senza confini. Chi vuole chiuderlo o approfittarne prima o dopo viene escluso
Superare l’isolamento, abbracciare cultura, impegno, e soprattutto resistere alla tempesta che è data anche da chi soffia e agita ogni cosa. La poesia è arte che arriva nel momento in cui è il suo momento. In questa situazione chi si agita produce agitazione, chi reagisce produce reazione
Potrebbe essere un'immagine raffigurante Carlo Cerciello e il seguente testo "mercoledi gennaio Roma Giornale Napoli f www.ilroma.net ROMA CULTURA&SPETTACOLI L'INTERVISTA 'attore regista: "<Ho forti dubbi che tutto possa tornare come sconfiggere diffedenza paura» Cerciello: «Lo streaming? Non risolve il problema» GIUSEPPE GIORGIO privarsi spettacolo stanno cambiando inItaliala ambito spic- l'avven- Covid, pertanto w regista sioni aldi registrano commedie tantil cambiano mestiere» Premio "Anet" laschere Teatro teatro indipendente continuerà essere falcidiato tunestato» vivendo done"

Orchestra

A tavola ascoltiamo le preferenze musicali contenute dentro ad un telefono. Il moderno acustico e manifesto. Amo la musica. Sono un paleolitico tipo da mangianastri. Il telefono contenitore jukebox è una bella novità, straordinaria. Il telefono, quello del lucchetto oggi trasformato in data base. Mio figlio conosce la mia collezione di vinili, è nato con la musica. Dopo, appena sul divano di casa, ascolto un brano, lo stesso da mezz’ora. Lo seguo da oggi a pranzo. Ho voglia di capire questa vendemmia di suoni. Questa reale o presunta innovazione. Mi fermo, rileggo. Cerco un modo per raccontare questa mia esperienza, capirla. L’ho memorizzato con Shazam, il brano proposto da mio figlio, la sua selezione. L’ho fatto per ritornare a scoprire ogni sfumatura, capire cosa contiene. Capire le motivazioni. Scintille creative. Che c’è? Tutto qui? Dov’è Topo Gigio? Dov’è Barry White? Stan Getz? Vasco Rossi? Nelson Riddle? Dove sono i musicisti, l’orchestra? Questa è oggi la tenerezza degli adolescenti? Uno scooter che corre di notte. Una partita a pallone e poi a piedi fino a casa. La notte è il giorno, fuga. Questa è la spensieratezza cosa diversa dal gusto, dalla cultura. Ritmi gitani, vitamine di umore, un circo tascabile. Suggestione. Ascolto suoni trascinati, enfatizzati. Situazione inerente. Siete ancora alzati? Sono le 4! Continua a suonare questa colonna sonora di una forma sociale, con loop campionati in un campionato di chi vuole arrivare prima, di chi vuole avere sempre ragione. Più grande di un grande. Chi non accetta di fermarsi e pensare. E’ sempre stato così. Mamma mia! I ragazzi corrono verso la spiaggia e poi una nuotata. Assemblo pensieri per volere bene a questa musica, amarla. C’è l’assenza di una identità. C’è una comunanza di fratelli “mostruosi”. Scusa non ho capito? Che stai dicendo? Sono le reazioni a tentativi di dialogo filosofeggiante. Assenza di una orchestra, di manualità, di uno spartito. C’è solo un dj che funge da coralità, manualità, strumentazione. C’è lo stesso tempo di ritrosia e distorta armonia, sovrapposizioni. Caos. Oggi ho scoperto che questo brano “Look Back At It” piace a mio figlio, 16 anni. Simili sonorità, simili a tante altre, che lasciandole suonare, si susseguono. Una musica uguale, dopo un’altra uguale alla precedente. Un modello che si ripete. Melodie copia e incolla. Dov’è la creatività. Forse sta nel fare di una cosa cento cose più o meno uguali. Accontentarsi? Capisco da sua espressione, mi dice, che questa musica lo fa commuovere. Lo porta a sognare, forse a fermarsi e guardare le stelle. Un’alba, un tramonto, gli occhi di chi ama. Ascolta e disegna ciò che vuole. È una di queste 128 milioni di visualizzazioni su YouTube. Un richiamo di amore e di conseguenza amore, sogni di gioia, di fughe di ribellione e ogni cosa pensabile e impensabile. La musica è necessario che si evolva. È il principio di tutto, evoluzione. Quale è la forma migliore, nessuno lo sa. Il vento porta suoni e li sparge finché non c’è chi li acchiappa e li trasforma in proprie parole. In questo caso è una scena di musical che il mondo sta interpretando senza saperlo. Questo tema musicale sta in una giostra che non si ferma, che ha voglia di attenzione e che scappa dalle stesse perché le coccole possono voler dire che sei piccolo. Ed invece a 16 anni dici che tra due anni ne hai 18 anni. La normalità la crescita troppo stress, trasformata in una corsa senza nessun limite. Il consumo, del consumo. Spreco. Presunta intelligenza. Spreco. A me sembra che il ritornello sia un’invocazione di aiuto non confermata. La controtendenza è una poesia, è sacra utilità, serve al presente e al futuro. Immagino una grande comitiva di miei coetanei tutti assieme a ballare e vivere con lo stesso pathos questo brano. Solidarietà per ogni sensazione e per ogni visione che rappresenta sia essa semplice o complicata, moltiplicata per 128 milioni di percezioni. Posso sbagliarmi? Studio. Buon ascolto e discernimento.

Barnum

Sto ultimando il mio nuovo copione e non so che cosa possa diventare questo spettacolo. Un’opera che mi piace. Con un budget sufficiente può essere un musical. Parla dell’oscurità, cosa si può cercare e trovare nell’oscurità. Oltre l’oscurità. L’importanza dell’attimo, in uno spettacolo che sia in teatro o al cinema  è l’attimo che conta, la suggestione che ci distrae da quella seguente.  A volte i contenuti sono talmente tanti che si fa fatica a ascoltarli tutti, attenzionarli  come loro vorrebbero. Per loro intendo le emozioni prima scritte e poi in scena. Una parola, un elemento di scena, una luce, una musica, un gesto, una parola, uno sguardo ti blocca lì e ti fermi a pensare senza lasciare spazio ad altro. Il sogno, folle che sia, è un desiderio che quando viene scritto, invocato, viene custodito tra le pagine di un diario finché non si avvera. C’è bisogno di vivere la visione di ciò che è intimo. Lavoro sulla distrazione. Il sogno è sempre più vicino. Quel qualcosa che abbatte i muri. Il più grande spettacolo del mondo è un bel film Romantico. Parla del Circo, del suo fondatore Mr. Barnum. Parla di felicità. Di chi dice basta a vivere nell’ombra. Una volta che lo capisci non sarai più la stessa persona, si spalanca un mondo. Tutti quelli che hanno un sogno che brucia dentro, trovano la strada verso la libertà. Si soffre di più nell’immaginare troppo poco, che troppo. Il limite alla condizione di un uomo è solo la sua immaginazione. Tutte le stelle che rubiamo nei cieli notturni non sono mai abbastanza. Riscriviamo il destino. Una celebrazione dell’umanità. Da ora in poi.  L’arte più nobile è quella di rendere felici gli altri!!

Scrittore

È spuntato il sole. Scrivo. La mia casa si affaccia ad est. Alla finestra, la sua maestosità è davanti a me come ogni giorno. La luce proietta il suo film sopra ogni cosa, gli oggetti, i quadri alla parete, la mia pazienza, la determinazione, l’autostima. Entra in casa. Ciò che arriva è accolto e attraversato. La vita è il dono nel suo valore. Andare fino in fondo. Scrivo. Merito di amare ed essere amato. Merito di realizzare tutto quello che è dentro di me, il divenire del mio immaginare. Onoro ciò che sono. Scrivo. Onoro ciò che gli altri sono e sono per me, come questo diario. Scrivo. Onore a chi legge. Realizzare questa grande esperienza fatta di vissuti di sogni esperienze salite e discese. Scrivo. Eleganti frustrazioni passione di eleganti virtuosismi. Alleno la mia vita a meritare la mia vita. Scrivo. Oltre il giudizio c’è la fiducia. È spuntato il sole. Scrivo. La mia casa si affaccia ad est. Mi affaccio alla finestra e la sua maestosità è davanti a me come ogni giorno. Mi sento immensamente felice nel coinvolgere in poesia. Me. Te. Pubblico, di pochi, di tutti. Vinco, la mia anima scrive, anche se sono perdente a tuoi occhi, a quegli occhi che ti guardano senza trovare una risposta. “Vendere la mia sconfitta a chi ha bisogno di sentirsi forte”. Che tu lo sappia, vado oltre la superficie dell’indifferenza. In questo momento è il forziere dell’attore, scrivo. Sintonizzato sul saldo di ciò che manca per saldare il mio debito verso chi ha un credito con me. Un debito di gratitudine. Scrivo. Sto aspettando l’ascolto, lo scorcio. Chi vuole scambiare sassi con oro. Chi vuole la poesia, arriva nel tempo. Per adesso prendo tempo. Scrivo. La filosofia adottata rallenta, figlia di mamma lumaca. Amo questo, è. Siamo creature ragionevoli anche con pensieri sconnessi. Noi che godiamo del mondo dovremmo essere contenti di servire il mondo, di dare, scommettendo, il nostro contributo, tutti nessuno escluso. Le anime sanno perfettamente come fare. I benefici accadono. Così sarà. Seminare fiducia anche in mezzo alla tempesta. Scrivo

 

Felice è chi sa amare

 

Felice è chi sa amore di Hermann Hesse. Un esercizio di condivisione, la naturale maturazione dell’inverno dello scorso anno. Tutto nasce con WhatsApp. 18 marzo 2020. Arriva un brano di Hermann Hesse che neanche conoscevo. Catturato dalla forza e dal senso di questo scritto lo inoltro a chi immagino voglia realizzare assieme a me un gioco poetico. Chiedo di registrare una lettura lenta e didascalica con l’intonazione che preferiscono. Rispondono con il loro contributo Diane, Claudia, Raimondo, Rossella, Valentina, Teresa, Magda, Manuela, Parvati, Daniela, Fabrizio, Matteo, Laura, Arabella, Debora, Gaia. Lo monto come meglio credo.  È rimasto un file audio fino ad oggi. Aggiunta la foto di Vanessa Redgrave e Franco Nero, in una scena del Film Letters to Julet del 2010 diretto da Gary Winick, questa bella esperienza è diventato un audiovisivo. Buon ascolto e grazie ancora a chi ha partecipato.

Biumor 2020

Un interessante iniziativa culturale che va avanti dal 1961, arriva da Tolentino, città delle Marche. Ho seguito le due serate online dell’edizione 2020 che inizia con un tono di autentica allegrezza con immagini di repertorio, opere d’arte, del teatro Vaccaj e della città su cui fa da colonna sonora “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Il motivo che si rifà alla divertente canzone “A Zonzo”, di Ernesto Bonino, cantata in questo caso da Alberto Sordi nell’edizione in lingua italiana del film “I diavoli volanti” con Laurel & Hardy (A. Edward Sutherland, 1939).

Su YouTube ho trovato una piacevole versione del Trio Marrano che vi invito ad ascoltare

Che cosa ha a che fare la stupidità con il pensiero critico?” È nella natura della stupidità disorientare la filosofia. Attraverso il linguaggio della comicità e dell’ironia è stato tracciato il confine tra un pensiero profondo e una abissale idiozia. Nella stupidità c’è qualcosa che si sottrae a qualsiasi analisi cognitiva.

Il programma molto ben organizzato offre una serie di interessanti contributi video e testimonianze che presentano esempi attraverso il linguaggio che più si avvicina a questo contesto, quello della comicità e dell’ironia.

Il punto di inizio “I soliti ignoti” film del 1958 di Mario Monicelli, musiche di Piero Umiliani

Se l’intelligenza è la capacità di connettere, di collegare le cose. Se l’intelligenza è la capacità di trascendere le situazioni. Se l’intelligenza, come dice la parola stessa, è la capacità di leggere dentro. Ed è quindi l’eccedenza del possibile sul reale. La stupidità è esattamente il contrario. La stupidità è l’incapacità di penetrare all’interno delle cose, l’incapacità di stabilire rapporti, collegamenti, e, semplicemente, l’aderenza ad uno stereotipo che prescinde dalla realtà e dalla sua comprensione” Marcello Veneziani

Il tema è che la stupidità di Alberto Sordi è un difettivo del reale. Questo è il modo con cui Alberto Sordi concepisce la stupidità. E allo stesso tempo il cinismo è un eccessivo del reale. Ma perché questi due piani, difettivo ed eccessivo rispetto al reale. Perché Alberto Sordi non riesce, da un punto di vista esistenziale, ad adeguarsi al reale. Questo è il tratto particolare che rende Alberto Sordi, unico. Non c’è un adeguarsi al reale. La comicità di Alberto Sordi non è una comicità ironica, rispetto al reale. Non è una comicità dissacratoria, rispetto al reale. È una comicità di disagio” Salvatore Patriarca

Chi sono, a questo punto, gli stupidi? Gli spettatori che non capiscono le opere? O quelli che invece si sforzano di attribuire un valore ad un qualcosa che non ce l’ha. Sono stupidi gli artisti perché prendono in giro lo spettatore inesperto o perché credono di aver realizzato un’opera d’arte, di valore. Sembra facile, in prima battuta, muovere guerra alla stupidità e averla vinta. Ma la stupidità spesso si rivela imprendibile, tenace e logorante. Essa, per esempio, non è detto che manchi di vigore. E anzi, come ha sottolineato Nietzsche, “proprio nel vigore si nasconde una buona dose di stupidità”. Tommaso Ariemma

Franca Valeri ha rappresentato l’idiozia degli intelligenti e non la stupidità degli stupidi. Franca Valeri ha rappresentato un fatto specifico. E cioè, non è sempre vero che stupido è chi lo stupido fa. A volte stupido è chi l’intelligente fa”. Simona Sciandivasci

 

Allegria, allegro. L’aggettivo viene dal latino Alacere. Ha qualcosa di frenetico nella sua etimologia. Ha qualcosa a che vedere con un modo di sorvolare i problemi che è quello che esattamente quello che Giuliana mette a servizio con la sua storia con Pietro. Lei è una donna povera. Ci sono in effetti in ballo questioni che riguardano il rapporto fra l’uomo e la donna. E lo riguardo in maniera molto profonda e violenta, se vogliamo. Nel senso che siamo a metà degli anni ’60 e si parla di aborto. Si parla di aborto in un tempo in cui l’aborto è illegale. Si parla anche del dolore di questa esperienza”. Ilaria Gaspari

Nel teatro greco tanto il riso, quanto il pianto sono mezzi per raggiungere il Mathos, la conoscenza. Il comico Socrate sospeso per aria dentro una cesta, non è da meno del tragico Edipo che si acceca con la fibbia della propria cintura. Sarebbe fuorviante, tuttavia, ridurre la specie sensibile della commedia all’italiana al solo registro tragicomico. La chiave che ci consente di accedere all’interno dell’officina mistica di questo straordinario genere cinematografico forse è offerta dall’aggettivo che accompagna il sostantivo. Un aggettivo che ne rilevi il lato oscuro, tragico, forse disperante. È italiana questa commedia perché dell’Italia svela impudicamente il maligno sortilegio che l’artiglia”. Andrea Panzavolta

Dalla metà degli anni ’70 che qualcosa nel canone della commedia all’italiana inizia a cambiare. E inizia a cambiare con due film. Con Amici miei e Fantozzi. Questi due film segnano un nuovo momento per la commedia all’italiana. Chiamiamola semplicemente commedia italiana. Perché i loro protagonisti sono diversi, sono piuttosto cinici, disincantati. Sono anche piuttosto avari. Insomma c’è qualcosa di diverso. Questo cambiamento continuerà dalla seconda metà degli anni ’70 fino agli anni ’80. Ci sono dei picchi, non è un interruttore, non è che si spegne la commedia all’italiana. Ci sono degli episodi, dei picchi. Per esempio La Terrazza di Ettore Scola del 1980 perfettamente ascrivibile alla storia della commedia all’italiana e non sarà l’unico film, ce ne saranno anche negli anni ‘80” Gabriele Ferraresi

Al contempo Gigi Proietti è l’attore più tipico del teatro e dello spettacolo italiano e anche in un certo qual senso il più atipico nella sua infinita grandezza. Il più tipico perché appunto quando per antonomasia noi pensiamo ad un uomo di spettacolo del ‘900, in particolare del secondo ‘900 e dei primi anni del 2000 in Italia, noi pensiamo a Gigi Proietti. Però questa sua grandezza, il fatto che sia, appunto, l’attore di teatro più rappresentativo del suo tempo, senza dubbio, si basa a sua volta su una sorta di atipicità di Proietti come uomo di spettacolo. E tale atipicità consiste nella commistione, del tutto inusuale nella cultura italiana, di vari generi di vari approcci alla cultura teatrale che invece in Gigi Proietti diventano un tutt’uno, un unicum. Questo unicum è dato dal fatto che egli in maniera del tutto naturale mise insieme ciò che invece, appunto, nella pratica e nella cultura teatrale, intellettuale, italiana, solitamente è disgiunto. Vale a dire, il dramma e la commedia. Intendo che la comicità di Gigi Proietti non è mai lontana da un senso profondo di quella che è una attitudine teatrale a quelli che sono i moti più profondi dello spirito e similmente quando egli porta in scena dei suoi monologhi drammatici c’è sempre una apertura sul lato comico” Cesare Catà

La stupidità ha ridicolizzato il buon senso. Dal saggio editoriale Le leggi fondamentali della stupidità umana di Carlo Cipolla prende avvio la seconda serata di Biumor 2020 il festival organizzato da Popsophia nel Teatro Vaccaj di Tolentino

All’inizio degli anni 70, Carlo Cipolla aveva preso ad occuparsi di epidemia e studiava in particolare come gli uomini del ‘600 cercavano di fargli fronte. Per un decennio si occupò quasi solo di epidemie scavando nelle carte di archivio piccole storie esemplari. Una di questa, pubblicata nel ’76, come le leggi, si intitola Chi ruppe i rastelli a Monte Lupo. Racconta una storiaccia di quarantena proclamata e violata a Monte Lupo Fiorentino durante la peste del 1630. Il succo era che il parroco, nonostante i divieti dell’autorità sanitaria aveva voluto portare in giro per il paese un miracoloso Crocefisso seguito dall’intera popolazione con una processione finita poi a cene e bevute. Più tardi una allegra brigata aveva forzato la porta del paese e se n’era andata a bisbocciare nella borgata vicina. Si vanificava così l’unica difesa che si avesse allora contro le epidemie. Cipolla non mancò certo di riflettere su questi comportamenti, che sono forse quei fatti che gli suggerirono di scrivere, o almeno di riesumare dal cassetto le leggi. Andatevi a rileggere la terza e aurea legge fondamentale. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o a un gruppo di persone senza nel contempo realizzare nessun vantaggio per sé, addirittura subendo una perdita” Ugo Berti

La stupidità per dimostrare la sua propria funzione espressiva, il suo proprio valore, il suo autentico significato deve essere portata all’estremo, e ovviamente attraverso il parossismo espressivo, e perciò attraverso l’estremizzazione della stupidità si arriva ovviamente alla demenzialità. Perciò una stupidità che smentisce se stessa perché estremamente intelligente, Cochi e Renato ce lo insegnano, con Una canzone intelligente, viene dichiarato nel titolo e smentito all’interno della stessa canzone. Perciò si tratta di un elemento particolarmente sofisticato che si trova in moltissimi episodi della musica sia internazionale che italiana. Soprattutto perché, grazie a questa strategia dell’estremizzazione, del parossismo, perciò della stupidità volontaria, la stupidità che si dichiara in quanto tale. Questo tipo di tradizione musicale ad un certo punto comincia a sfidare i generi consolidata dalla popolar music. E diventa meta testuale”. Alessandro Alfieri

Il lavoro che la filosofia fa sulla stupidità, è un lavoro che la filosofia fa a partire da una condizione di stupidità che alberga nel vivente umano compreso il filosofo. Quando si dice che la filosofia comincia dallo stupore, non si dice altro che questo. La filosofia parte, si costituisce a partire da una condizione di stupor, che vuol dire sia stupore sia rimanere a bocca aperta dell’istupidimento dello stupido. C’è una dimensione di passività nello stupor, nello stupore. In latino stupor in corpore non è altro che l’indolenzimento del corpo, il fatto di non muoverlo più. O lo stupor lingue non è altro che l’incapacità di parlare. A partire da qui da qui la filosofia con un tentativo di superamento dello stadio di stupidità e stupore che alberga nel vivente umano come condizione di passività”. Simone Regazzoni

Etimologicamente lo stupido è uno che prende atto di aver scoperto di una cosa che fino a quel momento non conosceva e ne prova meraviglia. Alla fine non è così male essere stupidi. Abbiamo peraltro sempre pensato alla stupidità degli stupidi, alla stupidità degli incolti e molto meno alla stupidità dei colti. Eppure esiste anche questo problema. Ci sono molti scienziati, intellettuali, pensatori che ritengono di aver investito così tanto tempo nello studio della loro disciplina, da essere arrivati ad una sorta platò della conoscenza. So tutto non mi serve continuare a studiare. E già questo di per sé è grave, perché una delle basi del pensiero scientifico è che non si arriva mai a mettere punto finale. Si continua sempre ad approfondire, c’è sempre qualcos’altro da studiare” Vera Gheno

“Quando diamo dello stupido a qualcuno spesso stiamo soltanto dicendo, ecco la seconda cosa che esprimiamo, tu sei diverso da me, tu sei distante da quello che io vorrei essere, sto rafforzando la mia appartenenza alla città delle persone non stupide. Ecco stupidità è un termine paternalista che designa la mia superiorità. Ed è per questo che stupido è sempre l’altro. Oggigiorno la stupidità è una accusa che viene lanciata a destra e a manca. Oggi viviamo l’epoca del blastaggio in cui al netto delle posizioni, al netto dei contenuti, al netto delle obiezioni e delle argomentazioni colui che non la pensa come me è uno stupido, è un idiota. E quindi cerchiamo quelle figure anche mediaticamente, che blastano. Quindi non che ci insegnano come la nostra posizione sia sempre insufficiente per confrontarsi con il mondo” Riccardo Dal Ferro

Appena uscito un libro di Carlo Rovelli sulla fisica quantistica. Una rivoluzione pari a quella copernicana. Una idea di realtà che non è quella che abbiamo sempre avuto, ma è una realtà fatta di informazioni e connessioni. Di cose che sono connesse fra di loro. Solo in quella connessione assumono visibilità. Cosa c’entra con la stupidità, c’entra moltissimo. Secondo Rovelli questa teoria può essere applicata a tutta la realtà, a tutto ciò che vediamo, che osserviamo, chiamando in causa il ruolo che ha l’osservatore. Niente di nuovo per un verso. Se questa cosa diventa la teoria principe della fisica, qualcosa di rivoluzionario c’è sotto, che riguarda anche la filosofia, la politica, il linguaggio, la sociologia, un po’ tutto. E anche l’analisi politica, perché leggendo questo libro mi è venuto in mente quello che è successo in Calabria rispetto la sanità” Angela Azzaro

Veniamo educati, ed educate a fuggire dalla stupidità e quindi a sperare che nessuno ci scopra che siamo stupidi, che scopra quindi che siamo ignoranti. Perché la stupidità nel nostro mondo ha un valore negativo. E quindi bisogna prendersi sul serio e cercare di confermare costantemente la nostra visione del mondo. E di scoprire di si, che effettivamente abbiamo ragione. Ecco questo fuggire, questa fuga dalla stupidità, è stupidità. Significa non rendersi conto di quanto le nostre conoscenze sono limitate, di quanto la nostra visione del mondo non è oggettiva, di quanto ci creiamo, nel corso del tempo, soprattutto crescendo, una descrizione delle cose che è la nostra descrizione delle cose, che è solo la nostra di prospettiva, che è una prospettiva limitata, e che come prospettiva umana è sempre falsa. Si può essere stupidi da stupere, e cioè dall’essere stupiti, all’essere stupefatti, dal mondo, dall’accogliere l’urto del mondo. Intelligenti nel senso di intus legere, leggere dentro. E cioè soltanto se tu accogli l’urto del mondo, riesci ad entrare nel mondo. Soltanto se ti lasci attraversare, poi sei al centro della tempesta, riesci a metterti li, dove non ti lasci travolgere dal tornado ma osservi criticamente e consapevolmente quello che accade. Il problema della nostra condizione attuale e che non abbiamo il lusso di abitare la posizione dell’altro e quindi chiunque non la pensa come noi è un illuso, è uno che non è sveglio. Oppure che è un complottista. Di conseguenza non abbiamo più la capacità di sentire l’altra persona. Perché è relativamente importante dov’è che sia la verità assoluta” Andrea Colamedici e Maura Gancitano

L’aula virtuale o meno è quel magico mondo che forse per primo in vita ci sente definire stupidi. Di solito in corrispondenza ad un atteggiamento ironico, oppure perché rifiutiamo il nozionismo, oppure per incapacità di applicare un certo set di abilità ad un certo problema da risolvere. Io per dire sto ancora a rota sull’ipotenusa sui cateti. Se ci rimaniamo dentro all’aula, abbiamo un altro esempio recente di preclara stupidità. Il consiglio d’istituto del Manzoni, liceo milanese, che fino ottobre 2020 comunica, salvo poi ritrattare, di voler riservare i posti in aula ai soli studenti con la media del 9 usando come foglia di fico, ovviamente l’emergenza sanitaria. Perché non basta tirare dentro solo i fighetti della città. Vogliamo mettere espressamente uno sbarramento elitario che contraddica le stesse finalità della scuola. Il diritto costituzionalmente tutelato ad una istruzione egalitaria accessibile a tutti”. Domitilla Pirro

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