Ribellatamente

Uno dei film tra quelli che si sono imposti alla mia attenzione è Prova d’Orchestra di Federico Fellini, un film esaltante. Cosa contraria  Il Concerto, un film di Radu Mihăileanu. Il primo del 1978 e il secondo del 2010. Due ancoraggi diversi, due pensieri, sensazioni e retro pensieri diversi. Non so se dipenda dal momento, dal cast, dal mio essere in due momenti differenti, dalla regia, so che per me queste due racconti di orchestrali  sviluppati in linguaggio cinematografico mi portano umori diversi tra gioia, ansia, felicità e vuoto, arte e ripetizione, l’oltre e la sofisticazione.

Premessa last minute che rappresenta il mio gusto, il mio modo di pensare, ti faccio entrare nel contesto, nel personaggio? Boh! Ho solo pensato di aggiungere questo commento.

Ribellamente si prova, gustando l’insalata, manca l’avogado. Mentre vado a comprarlo scrivo un pezzo.

E tu ci credi?

Realizzo un puzzle da solo perché è l’unico modo adesso per andare avanti. Non mi chiedete una storia figurata, roccocò, non ho voglia di scrivere storie. Forse in coda ci provo, per adesso mi fermo alle deduzioni, complico le cose è la mia modalità per renderle facili ed affascinanti.

Il racconto che mi farebbe vincere la noia di scrivere è la bella esperienza del concerto degli One Direction a Torino nel 2014 con i miei figli più piccoli Ferdinando e Gaia. Non era una prova, l’esibizione c’è stata, e anche molto cool.

Il titolo oggi potrebbe essere, il riluttante e le occasioni perdute, oppure le urla e le imprecazioni inutili. Che cosa meravigliosa sono i desideri, un assieme di infinite possibilità. Dopo forbite info, continuo a concentrarmi su cosa scrivere.

Nel film Shine il concerto di David che chiude il film è un perfetto esempio. Quello che sto realizzando è un concerto di parole per tastiera schermo e voce. La mia scrittura è più documentaristica che novellistica, è una mia specifica modalità in quanto a me piace imbastire una storia sia con il vero che l’immaginario, trovare appigli come per la modalità candele se vuoi le spargi per casa e li appoggi in posti più disparati, solo così crei l’effetto. Mi piace dare colore e forza ad ogni particolare. Ci vuole tempo, e non è detto che acchiappo il mio lettore. È un concerto di una serie di momenti, un continuo zapping. Punto a quelle espressioni di stupore anche casalingo, con quei oh! sinceri. Rifuggo per snoberia dalle cose interessanti, se lo sono prendo appunti e poi le vado a cercare. Mi piace creare momenti piacevoli in maniera fantastica, c’è bisogno di un grande lavoro. Un concerto di parole diventa intramontabile quando ogni volta che lo senti, lo suoni, lo ascolti le sensazioni si rafforzano, ti danno la spinta a ritornarci. Come nell’amore, quando il sentimento è intenso, oso dire necessario, ti spinge a crescere il nuovo del nuovo insieme all’amore.

Adesso sono reduce da un ottovolante, impaurito. Domenica mattina avrei voluto abbandonare due gruppi di lavoro perché mi sono trovato stretto ad un malessere che conosco bene. Sto concertando una pausa di riflessione con me medesimo. La musica è il mio grande coach, la vera natura, la mia grande forza. Ecco Bravo! Forse è un gioco di forza, almeno così la prova sembra significare.

Un giorno scoprirò a cosa stavi pensando o guardando o provando o scappando adesso.

Penso all’ancoraggio che ha definito una traiettoria, un tema, come questo. Il concerto come forma di esecuzione, la prova come elemento di definizione. Esecuzione definizione allentamento di tensione per una realizzazione.

Un concerto di idee decise di scalare una montagna perché solo dalla cima avrebbe potuto ammirare il panorama e prendersi una bella soddisfazione, poter dire di aver realizzato un’altra esperienza per il solo essere esplorazione di esploratori alla ricerca di significati? Lo potevi dire di poter fare una prova con un campione di prove. Il campione di prove è colui che sperimenta, sempre e comunque. Questa gita diventa un pic-nic, una festa dove ognuno porta qualcosa come solo ognuno riesce a fare. Una lezione all’università di vita e di passione come tra compagni delle elementari, semplicemente semplice. C’è chi vuole imporre una conduzione, c’è chi offre tipi di incoraggiamento, c’è chi immagina di fare ascoltare Tintarella di luna eseguita da Mina all’antrasatta.

La conoscenza produce volumi, riempie librerie, porta avidità o conferme o tutte e due. La sfida è il miglioramento di sé, l’altro è nient’altro

Quando inizio a elaborare un guizzo della mia immaginazione, della mia ignoranza, prima ancora c’è la visione, quell’insieme di pensieri che si compongono e costruiscono una cartolina dei sogni, ovvero una composizione di codici personali che ha voglia di essere rappresentata.

Chiamiamola come si vuole, può essere verità, la schietta parola della mente o del cuore? Ci sono momenti standard, ci sono quelli senza canoni o istruzioni per l’uso, quelli senza retorica sono spesso fiumi in piena. Da quella minuscola e infinita sensazione nasce ogni cosa, l’essere umano produce novità.

Chiamala come vuoi è vita di artista con un senso o senza senso, giudicata o allontanata per paura, il bello sta in questa continua esplorazione. Da solo o in compagnia. Le idee sono la voce della vita, dell’adesso. Le idee sono fresche, di giornata, le altre le trovi nel cassetto a maturare. Di quante idee sei composto, quante idee ti trovi, che idea ti sei fatto. L’idea è un’altra visione nella realtà che diventa una possibile azione come tante da vedere, abitudini e stili. Vissuti. Tanti stimoli di vita che ci aiutano a scrivere ognuno la nostra esperienza. Non esistono prove solo costruzioni, le prove che cosa sono?

Verifiche, esami, tentativi. lo dico e scrivo nell’accezione da contestatore, da Salvatore, da paladino dell’arte quella sviscerata. Sembra che sia scontato, forse il prezzo è un affare in questo momento. Immagino quanto ogni valutazione sarà a livelli sorprendenti. Ogni istante abbiamo, se vogliamo, tutti gli strumenti di elaborazione possibile, possiamo immaginare e produrre tutti gli arrangiamenti alla nostra composizione farla essere un concerto in ogni dove.

Ecco un racconto.
Giorni che ci lavoro. Oggi è lunedì. Di pomeriggio prove in teatro. C’è un sole pazzesco mi sono appena fatto una corsa in spiaggia a cercare un tizio. Ho sentito Lora per le registrazioni, mi sembrano buone, c’è da sistemare qualche piccolo particolare. Giovedì sera si debutta. Uno spettacolo di musiche, interpretato da sconosciuti, un attimo prima, un attimo dopo star. Mi sembra al momento una grande incognita. C’è in campo una leggera incoscienza come brezza mattutina, non c’è bisogno di una felpa è solo frizzante. Gabriele ha quasi ultimato le scene. Per questa occasione montiamo un nuovo sipario. Tutto rosso con al centro la scritta “se l’acqua è poca la papera non galleggia” una sfida al direttore e i suoi continui ostacoli. Chicco nel frattempo è per i fatti suoi, gli aiuti in campo su cui contare ci sono e sono Camillo, Valeria e Massimo oltre a Lora e Simone. Oggi è martedì, abbiamo deciso di fare una riunione a pranzo per organizzare la prova generale di domani. Abbiamo convocato tutti. Ci troviamo stasera in teatro a mezzanotte per fare le luci. È un anfiteatro da 800 posti un palco abbastanza grande e un boccascena infinito. La dotazione luci è scarsa. Solo circa 12 corpi illuminanti vecchia matrice tra esterno e prima americana. E solo 8 proiettori per tagli e controluce. Dobbiamo trovate tutte le soluzioni possibili per illuminare bene ogni scena, l’angolazione è importante. Sera. La discoteca è molto vicina al teatro. Arrivo da lì, ho preso un paio di birre. Tra una cosa e l’altra è già l’una. Iniziamo a lavorare. La serata è piacevole, si sta benissimo. Ci sono alcune persone che stanno aspettando noi, vogliono vederci lavorare. Gente simpatica. Fa piacere organizzare, costruire movimenti, fare un qualcosa di preludio allo spettacolare quando c’è già un pubblico. Mi da una forza incredibile, sento quel calore umano che è già spettacolo in quanto frutto di una seduzione della cultura manifesta. Secondo me dovrebbe essere sempre così. Alle 2:30 arriva a sorpresa un gruppo di ragazzi belli e allegri, aggiungo generosi, che ci porta un po’ di cose buone. Un vassoio con cornetti, bombe alla crema, graffe. Sono quei momenti dove un bomba ti sembra un confetto, la mangi in 5 secondi. Alle 3 finalmente si fa vivo Chicco. Ci dice che ha avuto bisogno di scappare un giorno e per farsi consolare ha un bottiglia di Jagermeister ghiacciata, con bicchierini, goduria, ne bevo tre. Grazie. Alle 3.40 quasi 4 l’anfiteatro inizia a svuotarsi. Piano piano la gente va a dormire. Sono le 5:30 dobbiamo smettere sta albeggiando. Pausa caffè, ci vediamo alle 9.30 in direzione. Buon giorno

Ascoltare

Sto facendo fatica a unire, assemblare pensieri per l’argomento della settimana. Il mio approccio alla realtà finzione è la mia scelta di vita da bimbo a professionale da quasi 50 anni. Per me non esiste migliore combinazione. Tra un naso e un orecchio. Entrambi ascoltano, entrambi con la loro realtà ed entrambi fingono su ciò che sono e che sanno. Altre volte prima di scrivere ho realizzato un audio che ho poi tradotto in scrittura.

Stavolta no, solo parole scritte. Oggi si discute, si mettono idee in campo su qualcosa che secondo me è monumentale. È l’albero che ho dentro, che abbiamo tutti dentro, l’albero del gusto, che cresce con i suoi ritmi naturali e merita un flusso continuo di concretizzazioni senza dubbi, senza ripensamenti.

Action e ancora action anche con ogni tipo di astinenza amica di pazienza.

Pausa. Sopportazione. Coraggio. Fede.

Ieri ho ricevuto un complimento mentre parlavo con una giovane psicologa alla quale ho chiesto la partecipazione ad un mio documentario dedicato alle donne. Lei dopo un mio vorace esplicativo, come di solito mi accade, come di solito faccio, mi ha detto che per capire me, il mio interlocutore, deve allentare piuttosto che creare ostacoli, solo così entrambi ci portiamo a casa un vissuto traducibile.

A questo punto, prima di sbizzarrirmi in una storia, cerco il quid, il titolo, non so ancora quale, in questo caso, mi piacerebbe fare una panoramica su questa coppia di belle figurine, finzione e realtà, su questa opportunità.

È come vedersi allo specchio in pubblico, è come una platea intera, composta in gran parte da gente che non si conosce, che vede solo una tua immagine, non sa come sei nudo, come sei appena sveglio, non sa quanta puzza fai in bagno, come sei sotto la doccia, non come ti lavi i denti e quando, o come e quando rifai il letto, se russi o meno, se canti non soltanto sotto la doccia. Una platea che non sa se sei innamorato o meno, non sa chi ti piace e chi ti fa meno piace, non sa come mangi e cosa offri, non sa se cucini bene o ti astieni, non sa se fumi o se sei savio, non sa se sei roccia o rocciatore, non sa o se sa poco piuttosto immagina. Questo è il senso, realtà finzione.

Che meraviglia l’IMMAGINAZIONE.

Questo è il frutto. Il concettuale. Insomma questa gente con conoscenza approssimata ti accompagna dal barbiere o a comprare un abito, o un paio di mutande … come se fossi ancora in scena. Riesci a immaginare? È più che un reality.

Mettiti anche tu in mezzo a questa folla, follemente. Ognuno di loro, voi, avete voglia di dire, di parlare, vedere come vede l’attore, cosa sente, come si muove oltre la scena, la definizione di un personaggio. Ognuno, apostrofa con la sua realtà o la sua finzione. Siamo più finti che reali, quelli senza una verità, senza una fede. È solo una grande allucinazione, è roba da film, da racconto fantastico, nessuno può sapere realmente cosa pensa una persona, lo può solo immaginare e neanche può capire cosa vuole fare e dove va, il senso delle sue azioni, è forse solo un caos. C’è o non c’è il punto interrogativo o è una affermazione, c’è che se c’è una può essere l’altra, allo stesso tempo. Il falso vero o se ti piace il vero falso…

Che la realtà è femmina e la finzione è maschio è un gioco infantile. Entrambi come il nome Andrea contengono il femminino e il mascolino. Quanto complico le cose?! Io ci sguazzo tra realtà e finzione! Ok, che cavolo scrivo?

La realtà quando è stata realtà, diventa passato, consumato, è una realtà dell’appena adesso. Quando è stata l’ultima realtà, l’ultima goduria, fermiamoci a pensare, assieme. Cosa è veramente la realtà.

Vorrei tanto scrivere una storia su questo tema, so che nel momento che scrivo sono già in tema perché combino le due cose, scrivo una realtà che non è già più realtà e quindi nel frattempo fingo una realtà. Io voglio e posso godere la realtà così com’è come la costruisco.

Vedo questa foto. Due gambe da donna, una gonna di tulle nera che ruota come un hula hoop, non si vede, si immagina chi ci sia dalla vita in su. Si vede l’ombra. Dalla luce penso che è un esterno giorno, in area condominiale o piazza vicino ad abitazioni o negozi. Le scarpe sono con il tacco. Le gambe sono belle, la donna in questione è di taglia media. E se non fosse una donna, se fosse un uomo travestito. In questo caso mi sembra difficile, ma mai dire mai. Il ribaltamento del pensiero. Chi si incuriosisce? Tu? Io? Tutti quanti?

Quando si ribalta un pensiero e si pensa fuori copione si improvvisa. Dipende da mille cose, o da una sola, io credo che dipenda dallo stato vitale, dall’emerso e dal rimosso. Dipende da che cosa si scappa, da cosa veramente vuoi, cosa non si capisce. Da quanto vuoi scommettere su un tuo immaginare. Sul nuovo. L’ambiguità è la più grande condizione di realtà e finzione che io conosca ed è la più brutta perché oltre a essere fuorviata dalla tua/sua stessa immagine, è una fuorviante essenza del presente per sé e per chi la vive.

Ho visto in questi giorni la serie Wanderlust che è una parola inglese che definisce uno stato d’animo, intraducibile in italiano, per cui chi ne è afflitto è spinto da un desiderio irrefrenabile di viaggiare ed esplorare il mondo. È proprio la wanderlust a spingere Joy e Alan ad andare alla ricerca di altre esperienze, spingendosi, appunto, fino ad avere relazioni extraconiugali alla luce del sole. Il tutto è arricchito da una bella colonna sonora, tratto distintivo della serie: ogni episodio annovera canzoni di qualità che amplificano, il mio piacere, la mia nutrizione e sottolineano le emozioni mostrate sullo schermo.

Fin da piccolo ho allargato i confini di ciò che rappresentavo con chi mi porgevo. Raccontavo storie, storie, storie, storie e altre storie… le facevo passare per vere. È stato un grande allenamento.

Adesso cerco ogni volta un grande qualcosa, qualcosa che mi stimoli a fare abbracciare queste entità, la logica della realtà e l’illogica della finzione, come anche l’illogica della realtà attraverso un altro punto di vista e la logica della finzione attraverso un altro punto di vista. Surreale. Sciamanico. Per capirmi bisogna allentare. Forse anche amarmi, questa condizione è più bella, più felice.

Scrive Franco Fortini. “Scrivere è necessario anche se apparentemente sembra inutile: il dibattito nella comunità è ormai sopito; oppressore e oppresso vivono l’uno accanto all’altro;  “l’odio è cortese” e non si sa più di chi sia la colpa” (…) “La poesia non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.”

La vera trasformazione che compie la creazione, l’immaginazione, è l’arte, la creatività, la curiosità sono dentro di noi, non fuori di noi.

Voglio ciò che voglio. Per volerlo lo voglio. L’autentico è il finto.

Il lupo e la lupa decidono di usare parole che contengono solo le lettere e la composizione dei loro nomi.

Lupa. Lu?

Lupo. La!

Lupa. Lalallà?

Lupo. Popò

E vissero felici e contenti

Porte

Scrive James Hillman nel suo libro Codice dell’anima “La vocazione accompagna la vita e la guida in maniera impercettibile e in forme meno vistose di quelle a cui si assiste nelle figure esemplari (…) la storiografia più recente analizza con attenzione le vite della gente qualunque, più che dei protagonisti della politica o dell’arte (…) il carattere conforma la vita (…) potrai anche risultare mediocre in tutte le categorie sociologiche, perfino nelle tue aspirazioni e realizzazioni personali, ma la maniera in cui si manifesta la tua mediocrità sociologica creerà un picco unico e irripetibile in qualsivoglia curva a campana”

Scrive Rupert Spira nel suo libro La presenza consapevole “Quando guardiamo il mondo, la natura, ci sembra di vedere qualcosa di reale, di dotato di sostanza. Invece, il mondo è un insieme di percezioni intermittenti che nascono e muoiono attimo per attimo. Ma allora quale è la realtà di ciò che vediamo? Che cosa mette sulla nostra esperienza il suo negabile sigillo di realtà? Quale è la realtà della nostra esperienza”

Oggi parliamo di porte, questa scena da film di Gabriele Muccino “La ricerca della felicità” mi da un forte stimolo a rappresentare questo tema, mi mette in sintonia con il mio talento, la porta della mia felicità

 

È successo qualche giorno fa. Ho appena guardato un video, il secondo di oggi. Stesso autore, stessa energia, stessa bellezza, stessa poesia, stessi particolari infiniti, stesse suggestioni.

Quanto è grande l’universo e quanto sono grandi i nostri sogni, senza un limite, senza un fine, senza barriere, senza macchinazioni, solo emozioni. Senza inutili costruzioni, la bellezza sta nel sole che ogni giorno sorge e ci illumina.

Dedichiamoci a noi, questo è importante, nel gesto di essere mondo. Siamo arte per offrire arte, siamo arte per un’arte che ci appartiene. Senza cogliere gli istanti non ci sono istanti. Ogni inquadratura che porto a casa è un elemento utile ad una storia, un elemento di un puzzle, di ciò che ci piace, di ciò che fa una grande immagine, di una piccola o grande storia.

Un’intervista a Chris Gardner la persona sulla quale si basa la storia vera del film con Will Smith che ho appena menzionato. Non capisco molto bene l’inglese, quanto basta per capire che anche per lui la scena del bagno è importante, è importante quella porta.

Oggi svolgo questo tema. Diamo spazio e forza alle nostre passioni, perché diventino energia condivisa. Ogni inquadratura di altri è il nostro specchio.

Le nostre intuizioni sono lo spettacolo delle nostre preghiere, sono similitudini da irreali a reali, sono i nostri pensieri già consumati in un’azione, in un effetto che si manifesta e si apre al nostro presente.

La magia vive nell’adesso, la accogliamo come è bello che sia. La magia quando arriva apre nuovi saperi, apre e ci conduce al dialogo con la nostra anima, quella stessa anima che vediamo, in ogni cosa che ci rappresenta, è, la nostra perfetta identità, il nostro essere, ciò che chiamiamo sé.

Una delle musiche che ho ascoltato, in quei video di quell’oggi è questa

 

La verità è che quando si apre una porta, si chiudono tutte le altre, anche se rimangono aperte, perché la direzione è cambiata, c’è una direzione. Abbiamo una bussola, un segnale di apertura. Perché aprire è una scelta, lo è, lo rappresenta, e prima ancora della scelta arriva un movimento in cui l’anima è protagonista dell’essere. L’anima che ci spinge ad andare a destra, a sinistra, avanti, dove ci pare. E quindi ci spinge a decidere cosa fare. Ci spinge, per dire, esprimersi… ci induce … ci suggerisce … solletica il nostro entusiasmo.

Queste riflessioni non avvengono solo con il pensiero. Cioè non avviene una azione perché l’abbiamo pensata, strutturata. Avviene perché avviene in quanto energia. Avviene perché? Perché abbiamo posto la causa. E’ quella porta di quel bagno, è lì nel film di Muccino, è un varco temporale di aiuto, di stacco con una realtà che fa male, che brucia.

Stasera ho chiuso una porta, dispiace al mio amante sentimento, è un effetto di una causa logorante. Nuove scelte, tutto si trasforma. Colgo l’amaro con dolcezza perché sono consapevole della mia rivoluzione bellezza.

I poeti, gli artisti, i narratori ci hanno dimostrato che le porte d’ingresso di un treno sono tante. E’ anche perchè simboleggiano le opportunità, come i finestrini di un treno in corsa come lo scorrere di un film. Come le porte di una metropolitana, o di un parco… in cui siamo noi che possiamo decidere una direzione, in questo caso un’aggregazione, decidere una azione e indirizzare lo sguardo. Le porte rappresentano una casa, il proprio spazio, il proprio assieme. Le porte non si possono aprire con la retorica, l’odio, il dubbio e tanto meno con i luoghi comuni. Semmai si chiudono. Apriamo la porta per fare cambiare l’aria, per un segno di libertà. La porta che si apre come a scuola, al tempo della ricreazione.

In teatro non amo le porte, amo le quinte. Non amo vedere un personaggio entrare e uscire da una porta, amo vedere degli spazi, delle direzioni in cui un personaggio arriva da un punto, va verso un altro punto, esce da un punto, ritorna al punto. Il suo muoversi sul palcoscenico è prima ancora l’immaginario dell’agire visualizzato in forma compiuta, un’azione che segue un’altra. L’attore porge il suono di una battuta a chi è seduto in platea, chi la riceve può anticiparla perché sta empatizzando con quel movimento, quel testo, quello spettacolo, quella capacità. Sono entrambi, attore e spettatore, all’interno dello stesso spazio, non importa da quale porta sono arrivati, ci sono.

Ecco! Bravo! Questo credo sia la mia percezione di porta, di porte, di visioni, di opportunità. Prima, presente e dopo. Adesso come quell’adesso subito e reinterpretato dopo le migliaia di adesso inascoltati. Pazienza!!

Nel mio caso stamattina, quell’oggi di prima, quando mi dirigevo verso casa, dopo aver parlato di lavoro con una persona o piuttosto di reddito con una persona… La differenza sta nel fatto che dire lavoro più spesso è attinente ad un progetto in corso, reddito è per me un lavoro definito e consegnato, o un’immagine concretizzata, una bibita gassata che mantiene le bollicine.

In quell’adesso avevo l’obiettivo di mettere in movimento lo scooter, da più di un mese fermo, e nel frattempo c’era l’esigenza di andare in farmacia previo ritirare la ricetta dal medico.

Bene! Invece di andare dritto a casa e poi dal medico con lo scooter, ho deciso di recarmi a piedi dal medico per ritirare la ricetta, dopo andare a casa per fare ripartire lo scooter.

In questo gesto, in questa decisione, io ho aperto una porta del mio procedere. Ho aperto una porta d’istinto, forse involontariamente, o forse è stato un effetto. L’effetto di una azione che ne ha determinate altre. Un qualcosa di impalpabile di cui assaporo forza e bellezza ancora adesso, assaporo il ricordo, la gentilezza. So che mi ha dato coraggio, necessario.

Sto qui a parlare di questo, grazie a questo.

Sto qui a scrivere grazie a questo susseguirsi di concause.

Lo trovo fantastico, tutto ciò. Lo trovo meraviglioso. Una meraviglia, una apoteosi, una esaltazione. Lo trovo un incedere di belle idee o brutte idee, è un susseguirsi di immagini relative per ognuno.

Adesso, non so perché mi viene il termine indulgente, cosa vuol dire essere indulgenti? Con sé stessi? Voglio andare ad approfondire la parola indulgente. È una persona disposta a perdonare, sensibile. Perdonarmi. La bellezza di aprire la porta al proprio sé, del proprio essere più nascosto, del proprio scantinato delle emozioni.

Ognuno di noi nel nostro essere ha la porta del suo scantinato, il ripostiglio delle emozioni, del karma. La porta di ciò che si è consumato porta a ciò che si consumerà, in cui si trovano le emozioni, si trovano le azioni. Si trova la soluzione di ogni cosa. Questo è splendido.

Questa è la gioia, la porta dell’amicizia tra due sguardi. La porta in cui incontri ciò che desideri e manco tu sai dove stai andando. È come aprire una porta a caso, come aprire la porta dell’ascensore. È un esercizio che faccio riguardo l’ascensore, che ho mutuato dalla settimana Hoffman, in cui scendo o salgo e poi si apre la porta dell’ascensore e quel luogo mi vuole dire o rappresenta qualcosa e ho bisogno di analizzarlo perché lì dentro c’è un messaggio. Straordinario.

Che potenza, una grandissima potenza, una meravigliosa potenza.

Appartengo a questo mondo, in questa modalità, con questa età, con questa passione, con questa vocazione, con questa direzione, con questa necessità, con questo scambio, con questo altruismo, con questa gioiosità, con questo umore, con questo scrivere, o saper scrivere, con questo raccontare, o saper raccontare, con questa dialettica. Con questo progredire. Con questo dire. Con questo coinvolgimento, con questo abbracciare me stesso e gli altri.

Un’altra musica, un’altra pausa. Un brano abbastanza minimal, ripetitivo, altrettando standard suggestivo.

 

Divenire è già essere ciò che si è, cambia solo la chiarezza, perché nel divenire c’è la volontà, il sogno, la missione che realizziamo. La chiarezza, strumento indispensabile per costruire un’identità.

È ovvio che parlando di porte includo la porta che mi ha chiuso Resa, è normale! no? Cioè, è funzionale. Resa chiude una porta, e dice “qui non ci devi bussare più, ok? Non mi contattare” che equivale a “non mi stonare”, oppure a “non ti voglio sentire!”. Ok l’ho capito Resa, faccio lo stesso, forse non te lo aspettavi, o forse sì! Che bella la consapevolezza che ti abbraccia con tutto il suo coraggio è gioia da condividere, è energia quella che arriva ovunque. Cambiarsi per cambiare!!

Questa chiusura di porta, mi porta, con un gioco di parole, ad aprire la mia mente, le mie porte, it takes me to a philosophical passage. Ma non lo fa contestualmente. Cioè la porta è chiusa, e non mi porta ad aprire altre porte, no! Metto in campo riflessione e pazienza.

Avviene una apertura, prima immaginaria poi reale, perché c’è il movimento dell’anima che essendo in moto con il suo primario essere cerca delle risposte. Quindi voglio paragonare la porta a dei cassetti, ad un data base. Ad una libreria piena di storie.

Mentre faccio questa considerazione, penso al lavoro video che ho visto in quell’ieri sulle parole, non è quello con cui inizio questo racconto, quello di quell’oggi, tutt’altra cosa. Ho avuto da discutere, mi è stato chiesto di guardarlo, di dare un commento. Mi sono un po’ incartato perché ho sentito determinate emozioni melense, cucite a forza, autoriferite. Ho visto assenza di disponibilità verso un pubblico, il piace perché mi piace. Purtroppo il video parlava e la sua voce arrivava confusa, era confusa forse perché stava dietro ad una porta. Ho comunicato questo mio sentire, prima durante e dopo. Non so se l’autore le ha digerire bene le mie deduzioni. Quanto è difficile dire la verità quando chi ti sta difronte si è costruito un film su di te e non gli coincidono le battute. Quando c’è l’indisponibilità come si fa? L’ho scoperto in parte, ogni volta una nuova volta.

Emozioni su emozioni, gioia e gioia, dolore e dolore.

Selezione automatica delle cose, degli stati d’animo, flusso, work in progress, pulizia. Anche. Parlare di porte apre un mondo variegato, ci sono anche pensieri di superstizione, di tradizione, di eleganza, di sfarzo, di rappresentanza. Per esempio i pomelli di una porta, la tipologia di una porta. Magnifico. Magnifico. Il susseguirsi delle cose, di porta in porta. Di porta in porta come i venditori.

Di porta in porta vendono qualcosa, di porta in porta si consuma una dare e ricevere. Il venditore che va porta a porta, cosa propone di porta in porta. Bussare, farsi aprire, parlare.

C’è una serie televisiva su Netflix che ho guardato, seguito, si intitola Self-made: la vita di Madam C.J. Walker. Racconta di una donna Addie Monroe che bussa alla porta di Sarah Breedlove perché quest’ultima aveva problemi alla cute dei capelli, lei di fatto non lo sapeva, lo ha percepito senza una chiara intuizione, ha agito, ed ha centrato! Nel film è molto bella questa scena e ben descritta. Questo incedere della venditrice verso la cliente e in mezzo una porta a vetri, il suo ingresso in casa. Questa determinazione e questo atto di coraggio che vediamo in un venditore alla conquista di un cliente e con le più autorevoli verità. Addie, la donna che bussa alla porta è mulatta, mentre la donna che apre, Sarah, è di colore. La porta si apre e avviene la vendita del prodotto. A seguire, per due anni, un trattamento settimanale in cambio di biancheria lavata. La soluzione funziona e Sarah si propone come venditrice, Addie rifiuta. Sarah fa un tentativo all’insaputa di Addie al mercato e vende tutte e 20 confezioni, immagina una collaborazione. Addie non vuole assolutamente entrare in un rapporto più o meno subordinato con una donna di colore, lavandaia, anche se lei stessa appartiene a questa discriminazione sociale essendo mulatta. Sarah non si perde d’animo e incomincia a fare prove a casa nel tentativo di ricreare lo stesso unguento. Ci riesce anzi lo migliora rendendolo più inodore. Nel racconto televisivo alcune cose sono state cambiate, sta di fatto che Sarah Breedlove, nota come Madame C.J. Walker è stata un’imprenditrice, filantropa e attivista statunitense. È considerata la prima donna americana che senza aiuti è diventata milionaria. Tutto questo è passato attraverso una porta.

Questo bussare, questo gesto, questa scelta, questa linea ha portato questa donna a diventare molto ricca e a lasciare una eredità incredibile del suo fare. Oggi un nuovo film. Una ricchezza non solo patrimoniale, ma un esempio di forza d’animo e di volontà, di passione e di determinazione.

Questa donna ha tentato di convincere il suo mentore a lavorare per lei, ma quella donna ha rifiutato e quindi Sarah è andata per i fatti suoi, per la sua strada. Verso altre porte.

Di porta in porta, di pensiero, in pensiero. Da un’idea ad un’altra idea.

Altro riferimento alle porte che sono quelle dei balconi, le finestre. In quella pubblicità del 1990 del profumo Egoiste di Chanel in cui le donne aprivano a tempo di musica le ante per urlare, parlare… lanciare lo slogan.

 

Sbattere una porta, lasciare un segno della propria arrabbiatura, serve? Invochiamo la porta dei desideri la porta delle nostre abitudini sbattendo la porta, risponderanno?

Ti ho vista e guardata fugacemente mentre eri in balcone, il tuo balcone. Ho visto solo che indossavi una maglia rossa, mi è sembrato, rosso un bel colore. Forse sistemavi le piante o qualcos’altro. Una donna scrive una frase di Rumi su una pagina social “Non cercare perle in un cubo d’acqua. Dovrai immergerti nelle profondità dell’oceano per trovarle”.

Apriamo le porte per confidarci per andare verso nuovi spazi, alla scoperta. Sappiamo che abbiamo lottato tanto e tanto lotteremo. C’è una cosa che un giorno ti confiderò e se la dimentico basta il pensiero di averlo fatto.

Penso allo sportello, la porta della macchina. Aprirla per accogliere la tua donna è un gesto elegante, sacro

 

 

Il mio film

Esame di lealtà, 2019, 85′

online dal 1 all’8 maggio 2020

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Prima di questa proiezione pubblica ho rivisto il mio film e mi sono confrontato con Giuseppe, l’editor, responsabile del montaggio video: per quanto riguarda la qualità e le mie sensazioni sul mio film, ad oggi, sono queste: I tempi sono perfetti, è molto denso di amore e creatività. E’ coerente. E’ un bel lavoro, sincero, onesto, libero!!! Mi piace e ringrazio me stesso per la determinazione. Il tuo lavoro (Giuseppe Giudice) egregio, importante, la tua disponibilità necessaria, siamo un Squadra anche se adesso è poco chiaro perchè forse la paragoniamo a una casa di produzione  tradizionale. Il film su di me è maturato, mi sembra un buon prodotto sperimentale, anche se in certi passaggi è lento, è sempre un’improvvisazione sapiente, frutto di saggezza e sacrifici. E’ un film infinitamente intimo. C’è vivacità in tutte le intuizioni, realizzate al momento giusto, come questi titoli iniziali. La poesia accoglie lo spettatore. Aggiungo che è un flusso di concetti e dialoghi necessari a tanti, un grande gesto di amore per artisti, gente comune che mette passione in quello che fa.  Sento la stessa euforia anche se sono passati quasi due anni. Mi piace perchè mi stupisce continuamente. Credo che ogni film ha le sue lentezze, queste fanno parte dello spettacolo, del suo essere digerito. E’ unicamente semplice, forse troppo. In questi mesi ho cercato di aggiustarlo, accorciarlo.. la soluzione è questa versione. I titoli iniziali lo hanno arricchito e completato. C’è tutta la nostra bellezza e capacità e la mia gratitudine per tutti coloro che hanno contribuito.  Ci sono infiniti dettagli ben curati. E’ felice, è un film felice di esistere e di essere rappresentato “non è più il momento di indugiare”, è una magia, grazie

 

Giuseppe mi ha risposto, sia per conferma si per definire le frasi titoli di testa. Ciao Salvatore, concordo con tutte le belle parole che hai scritto. So bene quanto hai pensato e lavorato su questo progetto e sono contento che sia questa la forma che il film ha preso!  Queste sono le frase che inserirei, tra quelle che mi hai indicato:

L’Artista agisce con naturalezza.
Il film è realizzato in soggettiva su due campi, la strada e il teatro. La prima rappresenta l’istintivo incontro con più modi di guardare, pensare. La seconda rappresenta lo spazio visivo, la scena delimitata e infinita che unisce il tutto.
La stesura del film è un collage di improvvisazioni. Una serie di pezzi per rappresentare una storia.
Il tema primario è il trasloco che simboleggia moltissimo il cambiamento e l’adattamento.

Diceva Gaetano Salvemini “La cultura è la somma di tutte quelle cognizioni che non rispondono a nessuno scopo pratico, ma che si devono possedere se si vuole essere degli esseri umani o non delle macchine specializzate. La cultura è il superfluo indispensabile” 

commenti vari da FB, messaggi personali

Salvo stasera me lo finisco di vedere… Troppo bello! Mi piace come hai sviluppato il tema … Non mi sono più sentita sola nell’aver chiuso parte della mia vita dentro gli scatoloni… Beato te che sei riuscito a sistemarli tutti!…. Io non ho una mia casa e sono sempre di passaggio..una bella rottura di scatole …. Ragazzi vi consiglio di approfittare e di vedere, se non l’avete ancora fatto, il lungometraggio di Salvo, è poesia allo stato puro!

Volevo integrare il tema che ho proposto con un suggerimento per chi lo volesse seguire: pensavo che mettere la playlist di una musica che abbiamo voglia di ascoltare e di seguire il ritmo per la realizzazione lo scarabocchio ci può consentire di essere più istintivi e liberi qualora dovessimo riscontrare delle resistenze. Poi tutto seguirà tutto in automatico con la suggestione musicale e dell’immagine.  Buona notte a tutti

Francesca (Catania) in una chat di gruppo

Io l’ho visto e mi è piaciuto tantissimo. Mi sono venute i mente tanti spunti e ho messo giù dei pensieri

Scatoloni fisici ed emotivi in cui riporre abiti, libri, ricordi, sentimenti, in vista di un trasloco. È questo il pretesto da cui parte Salvatore Greco , nel suo film, per parlarci di sé e del suo mondo complesso e maschile. Lo dice espressamente: questo film è dedicato solo agli uomini. E a me infastidisce solo pensarlo. Mi disturba. La giudico subito una grave mancanza. Poi però, mi addolcisco e mi sorprendo a vedere un cast di soli uomini, così disperatamente alla ricerca del femminile. Chi lo fugge per delusione amorosa, chi perché spaventato da una competizione logorante, chi ancora, frustrato dal non riuscire ad esprimere il proprio eterno femminino, per convenzione o educazione. La scelta del cast, così apparentemente improvvisata, è perfetta. Lo sono soprattutto gli inconsapevoli attori di strada; su tutti il venditore ambulante e il pescatore. Salvatore Greco sa, pasolinianamente, che gli attori professionisti sono meno plasmabili, e lui da attento suggeritore tira fuori da loro verità inedite e sorprendenti. Il venditore ambulante che dice che nel lavoro c’è tutta la sua fantasia, ci regala un’iperbole folgorante che sintetizza il pensiero che va da Marx a Marcuse senza passare dal via. Il pescatore poi, un omone grande e grosso, che dice che i veri maschi sono le donne, perché sono forti e non temono sacrifici e dolori e da sole portano avanti famiglie e crescono figli. Lo dice con convinzione e senza conflitto, consapevole di decenni di mancanze di diritti riconosciuti e lotte femminili. Poi ci sono i racconti intimi di amici, artisti, uomini soli che con gli occhi lucidi rincorrono ancora sogni e suggestioni. Non passano inosservate le scarpe femminili rosse in alcuni fotogrammi in cui un attore, all’interno di un teatro, si libera, a fatica, di una corazza fatta di retaggi e vincoli e, finalmente carponi, urla all’amore. Gli spunti in questo film, dalla fotografia luminosa, sono tanti; le idee si ricorrono in un flusso inarrestabile. Il rapporto difficile, complesso, tra un padre, un intenso Pippo Pattavina,  e suo figlio, i loro imbarazzi amorosi, divengono archetipo di mille rapporti conflittuali e irrisolti tra padri e figli. Poi, ancora il senso della fede. Tre punti di vista diversi: la festa di Sant’Agata, un’estasi profonda degli strati più popolari della città con la propria santa di cui sono pazzamente innamorati, con bellissime immagini della processione. Il buddismo del regista, che nella pratica giornaliera e nel “fare spazio”, diventa spinta nella realizzazione di se stessi. Il naturalismo apparentemente materialista di uno degli intervistati, che affida agli elementi della natura la propria sopravvivenza, ma che ha bisogno di un “sorriso che innaffia” come motore di vita. Struggente il valzer collettivo, sulle note del Bel Danubio blu, canticchiate alla fine da tutti i protagonisti. Il valzer è un vortice travolgente. La vera sfida resistergli o lasciarsi andare senza remore. Così come occorrerebbe lasciarsi andare nel vedere questo film che si conclude con una dichiarazione d’amore per il teatro, vero brodo di coltura, in cui l’umanità si esalta e  rasfigura.

Angela (Catania) in una chat di gruppo

Si! Brava Angela! e tutto questo è un inno all’essenza della bellezza e della semplicità (anche se a volte complicata) della vita che tutti ci accomuna in un sentire gioioso e straripante di fluide emozioni!  È amore puro, spogliato da ogni forma di artificio…

Francesca (Catania) in una chat di gruppo

Angela rimango senza parole. Può un artista scatenare tutto questo? Si! Quando il suo lavoro e il suo impegno è chiaro, quando la sua vocazione è una sfida determinata va oltre paure e contraddizioni, quando ci crede, quando è apparentemente solo. L’ho provato per tanti attori, registi, autori. Leggere questo tuo commento mi offre un ulteriore incoraggiamento. Lo auguro a chi è come me. Oggi è fondamentale, ribadisco, oggi, lo dico senza un minimo di lamentela anzi di riscatto. Ringrazio tutte il cast del mio film che tu scandagli in maniera perfetta. La mia famiglia, i miei affetti. Chi ha criticato come chi mi ha sostenuto. Aggiungo una considerazione. Questa straordinaria situazione che si presenta come un riciclo e sostenibilità ambientale a mio parere sta aiutando chi forse è stato più in silenzio rispetto ad altri. Mi dispiace immensamente per chi ha sofferto, per i martini in campo, per gli odi politici, per la grande confusione, la gente che ha perso il lavoro e la gente in povertà. Detto questo, è forse un’incredibile bonifica. Le bocce sone ferme, si studia per riprendere il gioco. In tanti siamo in un condizione di disagio, non ci sono soldi, non ci sono date e programmi, è tutto in work in progress. Allo stesso tempo sono in pausa alcuni caos mediatici, alcune iperattività, alcuni pieni realmente vuoti. Molti bagordi. Il pubblico da casa riesce con i propri tempi a fare autentica selezione per ripartire verso nuove fruzioni, nuovi assetti, nuova creatività, nuovi prodotti. Si sono scatenati dialoghi e vicinanze impensabili. Ho parlato in chat con colleghi mai visti e conosciuti sia famosi che sconosciuti. In questi giorni molti che hanno guardato il mio film online mi hanno fatto arrivare le loro sensazioni, ciò che si sono portati a casa. Mentre scrivo mi arrivano con messenger note. Pochissime di sfida, giudizio molte di gioia, di forza, di incoraggiamento.. Qui con te è un meraviglioso mare di grande gioia ed emozione. C’è la lettura, e l’impegno a trasmetterla. Ecco perchè penso “ho fatto tutto questo?” Si!!! Ci sono riuscito con ciò che avevo a disposizione. Non so se questo film sarebbe arrivato ad una distribuzione nazionale, forse qualche proiezione in giro per spazi disponibili. Prima della pandemia ho trattato e continuerò a farlo. Ad oggi mentre scrivo 684 persone hanno visualizzato il mio film. Possono sembrare poche, per me in due giorni ci siamo fatti un bel regalo. Mi auguro che questo sia di buono auspicio sia per tanta gente comune che per tanti attori, autori, registi, musicisti, ballerini, tecnici, amministratori e maestranze che amano e lavorano bene in questo campo e in generale in lavori che esprimono dei sentimenti e come tali a volte definiti “non indispensabili”. Angela tu rappresenti il pubblico. Benedetto il momento che la tua scelta ti ha portato a vedere Esame di lealtà. Rappresenti l’umanità della fruizione, tu oggi sei per me il coraggio. Infinitamente grazie

Salvatore risponde ad Angela

Salvatore, in questo tempo difficile e dagli esiti incerti, paradossalmente, sto ritrovando me stessa. Coltivando di nuovo passioni forti per troppo tempo messe all’angolo. La scrittura, la poesia, il teatro, il cinema. Spariglio le carte, finalmente libera dai tristi vampiri che succhiano il sangue e ti ammorbano l’aria. Grazie a te per questa bella finestra sull’umanità. Auguro a te e al tuo film i migliori esiti e di conquistare tanti nuovi occhi.

Angela risponde a Salvatore

Finito ora la visione. Non riesco a caldo a fare un’analisi dettagliata… ci sono molte cose che mi hanno coinvolto, altre che ho semplicemente osservato da spettatore. Ho uno scatolone in soffitta, dal trasloco del 2010 Roma-Letojanni… una decina che erano ancora chiusi dopo anni, li ho aperti un paio di anni fa, tutti avevano la scritta esterna che definiva il contenuto… uno no. Non l’ho ancora aperto, non mi ricordo nemmeno cosa ci sia dentro e… no, non mi è venuta voglia di aprirlo, anzi… sono convinto che resterà chiuso ancora per un bel po’. Mi è venuta voglia di fare spazio, questo sì, ce l’ho da tempo ma evidentemente non è ancora così forte. Sul tema la paura c’è una cosa che non mi trova concorde: “Si ha paura di quello che si conosce, di quello che non si conosce non si può avere paura”, ecco io la penso all’esatto contrario, ma come si dice…il mondo è bello perché è avariato. Detto questo…Ho capito meglio sicuramente lo stile di scrittura di Salvo… l’intero girato è come i suoi scritti… pieni di spunti, di suggerimenti che lasciano poi a chi legge o guarda, il compito di proseguire il lavoro… e quindi mi concedo una provocazione:  dopo tutti questi spunti meravigliosi… a quando il film? Mi è piaciuto. Un abbraccio

Francesco (Catania) in una chat di gruppo

Fra ieri sono andata a letto dopo aver letto il tuo messaggio e ho capito bene cosa intendi nel dire che si ha paura di ciò che non si conosce. Ma ho capito anche cosa vuole intendere chi pensa di poter avere paura solo di ciò che si conosce e avrei voluto dire la mia ieri sera ma avevo sonno e ora mi sono alzata col pallino. Sono due frasi apparentemente in opposizione ma infondo entrambe vere. Molte paure come tu sostieni, sono relative a qualcosa che non conosci e l’esempio più banale potrebbe essere quello del cane. C’è chi ha paura di qualunque cane per strada, ma se impara a ri-conoscere il linguaggio del cane avrà paura solo quando il cane mostrerà di essere aggressivo, in tutti gli altri casi non ne avrà paura. A volte però puoi avere paura perché il pericolo è reale e non ti serve accrescere la tua conoscenza per non averne più. Ad esempio conosci una persona che è psicopatica… Sai che è fuori di testa e che ti può fare del male perché per sua natura è aggressiva. In quel caso può verificarsi la situazione opposta: se conosci bene il pazzo e lo incontri puoi averne paura, ma chi non lo conosce (metti caso per assurdo che sto pazzo sembra apparentemente una persona normale) potrebbe trovarsi in una situazione di pericolo senza saperlo e quindi senza averne paura. Io penso che le paure a cui tu ti riferisci sono le paure irrazionali ma nel caso dei reali pericoli l’unica cosa che non si conosce è il futuro, come andrà a finire? C’è comunque l’ignoto ma in quel caso non ci vorrebbe una conoscenza ma una premonizione. E anche in questo caso se attraverso una premonizione avessi la certezza che stai morendo (e quindi la conoscenza del compimento dell’evento) non avresti più paura? Oggi infine tutti (o buonaparte delle persone) ha paura del coronavirus. Ieri non si conosceva, qualcuno ne aveva paura? Nel risponderti si è portata a compimento dentro di me una riflessione che mi ha portato ad abbracciare le due “tesi”, quando io invece anche io associavo la paura esclusivamente al non conosciuto e di questo ringrazio sia te che salvo.

Francesca (Catania) in una chat di gruppo

Bello spunto di riflessione, sì diciamo che può dipendere dal soggetto della paura stessa, ma anche in questo caso è opinabile e si apre a diverse interpretazioni… Il caso del Corona virus: non sai che esiste = non può farti paura ok. Sai che esiste = ne hai paura. Ma sapere che esiste non significa “conoscerlo”, conoscerlo veramente (speriamo presto) significherà sapere come contenerlo, curarlo, combatterlo.. a quel punto non avremo più paura. La questione diventa filosofica… Prima o poi ci vedremo tutti e ste chiacchiere molto interessanti le faremo di persona. Grazie comunque per gli spunti di riflessione

Francesco (Catania) in una chat di gruppo

Buongiorno Caro Turi…Innanzi tutto grazie per aver dimostrato cosa può fare una persona mossa da una determinazione costante e inamovibile…arrivare al suo obbiettivo,qualunque cosa accada!

Rispetto al tuo film posso dirti che l’idea è originalissima e per quanto mi riguarda non riesco a darti un “giudizio”,sento infatti che quest’idea,appunto,deve ancora radicarsi in me;una cosa però m’ha colpito da subito,la spontaneità e sincerità del cuore degli attori,la macchina da presa mi riportava persone e non personaggi…c’è una scena dove uno di loro,colpito dall’empatia d’un tuo commento ad una sua esperienza,rompe tutti gli schemi del fuoco di scena e si lancia ad abbracciarti.Questa cosa per me difficilissima da raggiungere è mi ha veramente colpito e la trovo meravigliosa,Grazie!!

Ti auguro buona fortuna e serenità!!!

Pietro (Roma)

Lungometraggio molto originale. È stato emozionante vedere Fabio. Grazie! Un bacione

Buongiorno..ho visto film che globalmente sottolinea tanti aspetti emotivi della. NOstra quotidianità attraverso un ambientazione tra il teatro alternativo ed il documentario…bello rivedere Fabio …sembra di essere in un sogno..tvb

Molto anche perché io amo il cinema d ‘autore e questo sicuramente lo è, molto bravo il regista che ha tessuto come una ragnatela tutti i temi della vita con vari personaggi e Fabio si interseca anche se per poco perfettamente, vedilo tutto ne vale la pena!

Ecco le risposte di alcuni amici

Agnese Moglie Fabio Lo Grande (Palermo) 

L’ho  trovato interessante e originale. Bravo

Maria Grazia (Catania)

Grazie mille al REGISTA Salvatore Greco di regalare la visione di questo FILM D’AUTORE, orgogliosa di avere dato il mio contributo per la TRADUZIONE in FRANCESE senza script quindi direttamente seguendo la visione del film, lavoro impegnativo ma con grandi soddisfazioni e sfida per il mio ruolo in quanto traduttrice madrelingua francese, il primo lungometraggio interamente tradotto per quanto mi riguarda…quindi BUONA VISIONE!!(in Italiano e inglese su questo link e in francese su FB a breve)🎬📹💻 Grazie Salvatore di regalarlo al publico tramite i social OGGI PRIMO MAGGIO (per 3 giorni), buona festa a tutti!!

Florence Rovidati (Roma)

Grande Turi 🔝👏🏾 splendido film 👌🏼

Giuseppe (Catania)

Grazie a Salvatore Greco per avermi voluto in questo suo bellissimo progetto! Buona visione a tutti!

​Roberto Carrubba (Roma)

Molto particolare: interessante! Complimenti! Pochi maschi sanno distinguere la differenza esistente fra maschio e Uomo. Se il regista si fosse limitato ai grandi temi della vita, escludendo la sublimazione della “volgarità”, gli eccessi, sono spesso da considerare grandi manchevolezze

Rosy (Catania)

Abbastanza introspettivo, mi piace! Un bel percorso 🤗

Leo (Catania)

Un artista (o come si definisce lui) un lavoratore dello spettacolo, che si sfida quotidianamente per realizzare il sogno della sua vita, un artista che oggi, nel giorno della festa dei lavoratori, e purtroppo del lavoro negato, delle speranze di vita e delle opportunità negate, ci regala per tre giorni il frutto della sua fatica. Per chi ha tempo e voglia di ascoltare una voce fuori dal coro, io per prima, l’opportunità di farlo. Grazie per l’atto di coraggio 🙏

Salvatore Greco grazie per averci messo carne e sangue… Un film lirico, profondo, emozionante. Parte in sordina, ma cresce in modo costante e potente, fino a diventare… Un walzer.

Mi sono emozionata grazie 💖

Invito chi ha tempo ad approfittare dell’ultimo giorno disponibile per la visione 💖

Vanessa Battista (Roma)

Bravissimo Salvo …. un giorno anch’io vorrei fare qualcosa con te ti voglio bene amico mio

Daniela (Catania)

Grazie Vanessa, c’è tutto quello che dici. Grazie, Voglio bene a tutto il pubblico che come te mi sta regalando un scorta di coraggio

Salvatore risponde a Vanessa

Faccio alcune importanti premesse su questo lungometraggio molto interessante davvero, e non solo perché vi ha preso parte mio zio. 😁 

E’ Interessante ed anche molto impegnativo, è un lungometraggio quindi richiede tempo, predisposizione alla riflessione, capacità di restare seduti.

Questo lungometraggio è un Ulisse di Joyce in chiave moderna

Anna Rasulo (Catania)

Condivido il link di YouTube in cui sarà disponibile per tre giorni, a partire da oggi, la visione del film documentario “Esame di Lealtà” di Salvatore Greco.

E’ un film che merita di essere visto per la sua originalità di idea e di esecuzione.
Il tema principale è il trasloco che di per sé è già un’esperienza molto forte, che ti porta inevitabilmente a chiudere in degli scatoloni oggetti, cose che sono correlate alla tua vita vissuta fatta di eventi piacevoli o spiacevoli. Questo è il momento di selezionare ciò che vuoi ancora portare con te in una nuova casa e continuare a dargli vita.
Il regista, che chiamerò semplicemente Salvatore perché persona a me molta cara, prende ispirazione per la sua opera proprio dall’esperienza personale durante il suo trasloco. Trova casa dopo tanta ricerca e finalmente la trova grande abbastanza per contenere tutto ciò che ha conservato in un deposito per 10 anni. Le sensazioni, l’emozione ed il percorso interiore che vive riaprendo le scatole è un’esperienza che lo coinvolge così tanto da portarlo a creare il suo film.
Nella realtà l’esperienza del trasloco lo porta a riflettere su tanti temi importati della vita e desidera su questi interagire con le persone “comuni” conosciute o sconosciute incontrate per strada. Realizza tutto questo attraverso due approcci: quello dell’improvvisazione che ha spesso luogo in ambienti esterni e quello pianificato e girato in un teatro.
Ho avuto la possibilità di vederlo in varie occasioni e vi assicuro che è uno di quei film che merita di essere visto più volte. Coinvolge molto, sorprende, diverte e soprattutto ognuno può immedesimarsi proiettando in ciò che vede un proprio vissuto che inevitabilmente porta a delle riflessioni.
Buona visione!

Teresa(Catania)

Teresa, i tuoi stimoli di libertà, poesia, bellezza e gioia nel senso di amore condiviso, sono e sono stati motivo di grande sostegno alla mia poesia, alla mia scrittura, al mio procedere. L’artista vive di approvvigionamento di tutti gli stimoli che riesce a trasformare in storie, contesti, opere d’arte, musica. L’artista vive a volte con una sana sregolatezza, perchè la creatività esige i suoi tempi i suoi spazi, i suoi ritmi e condividere questo con altri, se non si apprezza veramente,può risultare difficile. Quando una persona, come tu lo sei per me, riesce a sostenere un pensatore spettacolante come me, assieme creano valore perchè si trasforma in energia e vigore produtiivo che viene offerto al mondo della cultura in uno scambio plurale di stili, modi di pensare, educazione, tradizioni. libertà di idee condivisa. Il mio film sostenuto in infiniti modi da te è nato e cresciuto realizzando una esperienza che mi auguro a tutti di realizzare, il dialogo tra il reale e il surreale, la prova e ciò che è stato già sperimentato. Gli arttisti, chi vive di passione, agisce di pancia e mal sopporta a volte i contorni della razionalità. Nel nostro caso questo dialogo su diversi punti di vista mi ha aiutato ad avere ancora più pazienza ed arrivare ad un prodotto finito in campo per la fruizione del pubblico. Tutto questo per dirti GRAZIE

Salvatore risponde a Teresa

L’ho visto un anno fa e ne consiglio vivamente la visione!!!

Elena (Catania)

Guardato e con molto piacere ho trovato tanti pezzi di “casa”… E il trasloco che dire.. Un tema super caldo, ne ho fatti cosi’ tanti che ho perso il conto e non ho ancora finito. Un bacionissimo

Maria (Milano

Merita di essere visto e rivisto, perché sicuramente aprirà a nuove emozioni ogni volta. Bravo, bravo, bravo. Penso che ognuno ci possa leggere un suo vissuto, e questo è coinvolgente. Il trasloco è la vita che ci porta altrove, è scelta, è cambiamento, è paura, è ignoto, è avventura, è mobile, è esperienza, è crescita, e tanto altro. Bravo. (Finalmente una cosa da vedere con i miei figli)

Cristiana (Catania)

È la seconda volta che vedo questo film. Lentamente ti coinvolge al punto che vorresti che non finisse più.

Claudio (Catania)

Innanzitutto complimenti per l’originale espressione delle emozioni…arrivano dritte al cuore e all’anima. Teatralità impeccabile. Mai avrei pensato che un trasloco mi coinvolgesse così tanto.

Teresa (Catania)

Ogni episodio insegna qualcosa. Molto bello

Rosa (Catania)

Visto tutto. Lo trovo molto teatrale. Bella fotografia, ma non sempre. Belle musiche. Bello il finale. Bravi tutti.

Giancarlo (Milano)

Molto originale e al minuto 36 anche molto sorprendente. Ma come hai fatto? Complimenti…è qualcosa di straordinariamente interessante e inaspettato. Te lo dice uno che ha vissuto e vive una vita traslocando, rimasto ormai senza più scatole da portare, ma solo con uno zainetto sempre più vuoto.

Alessandro (Malta)

Congratulazioni!! grazie! Comunque io ho fatto tre traslochi in tre anni e devo dirti che a parte la fatica e il dolore del lasciare qualcosa ogni volta, mi hanno fatto rinascere sempre dopo…in bocca al lupo

Giovanna (Catania)

Ciao Turi. Tutto bene. Spero che anche Tu stia bene. Ho visto il film. Molto interessante. Mi ha colpito in particolare l’aspetto della morte. La vedrei come un trasloco dalla vita al di là. Trasloco come trascendenza. Comunque è tutto interessante. Turi fammi sapere dei Tuoi lavori

Marco (Catania)

Ciao Salvatore! Guarda lo abbiamo visto sia io che Riccardo da casa sua…ci troviamo d’accordo sul fatto che è un po’ troppo lungo (forse 50 minuti andavano bene) e che sia maschilista su certi punti (sarebbe stato bello e di gran classe mettere una donna all’improvviso che smuove tutta questa gente che parla della loro vita, anche un’attrice). Ci sono cose interessanti comunque e io personalmente ci ho visto tanto del gesto impresso ma alcune cose sono ridondanti . Capisco benissimo il senso di energia che volevi trasmettere tra le persone ma questo perché ti conosco io, un altro ci capirebbe ancora di meno di me… ovviamente è un mio pensiero e prendila se vuoi come spunto di riflessione.

Lorenzo (Roma)

Ci ho messo un po’ a scrivere il mio commento al film. So di certo che lo voglio rivedere ancora perché ci sono dettagli che voglio approfondire. Sono una traslocatrice seriale (nella mia vita ne ho fatti più di 10) sono la maga del decluttering e anche io adesso vorrei vivere con poche cose. Una cosa è certa: tantissime scene ma soprattutto tante emozioni e pensieri del film mi sono ritornati in mente nei giorni successivi. Questo vuol dire che ha toccato le mie corde. Bravo Turi! (Io troppo ignorante per fare recensioni, ti basti il cuore 🤗

Francesca (Catania)

Cara Francesca, mi piace dirti che ho pensato a te, tempo fa quando ho visto una foto pubblicata sulla tua pagina, una fantastica potenziale attrice… ognuno ha il suo lato cinematografico a me piace coglierlo, sono abbastanza bravo in questo. Le emozioni sono il più grande feedback di una opera d’arte, benedetto il pubblico. Ho avuto ragione e fede in questa scelta. Grazie

Salvatore risponde a Francesca

…e chi lo sa! Sono tanti gli artisti in famiglia🙂😘

Francesca risponde a Salvatore

Non avevo notato la mancanza di donne in questo film. Forse perché sono comunque presenti, evocate dai pensieri e dai ragionamenti. Ho seguito il film in compagnia di amici perché mi piace condividere emozioni e scambiare opinioni. Anch’io ho traslocato, più volte, e spesso mi son portato dietro cose inutili ma che non avevo la forza di buttare. Così non fai il taglio col passato, rimangono le manie che ti accompagnano e conservi i ricordi. Scegliere ti costa, e il non scegliere è più facile. Scrivo per mestiere, faccio il giornalista, ma da tempo non scrivo più per me stesso. Ora tuttavia mi trovo qui a scrivere e riscopro la bellezza di fermare i pensieri, di comunicarli, di dare spazio a quello che sento. Avevo perso il gusto di stimolare la creatività e la fantasia, forse per pigrizia, forse perché ti sei convinto che tanto non interessa a nessuno quello che pensi, oppure semplicemente perché ritieni che non sia più necessario. Mi piaceva scrivere poesie e trasformarle in canzoni, richiamare vecchie pubblicità e improvvisare recitazioni, cantare, stupire con la follia e volare con la fantasia. Forse perché un po’ ho nel sangue questa passione. Mamma faceva parte di una compagnia teatrale che dalla Sicilia portava spettacoli in tutto il sud Italia, poi aveva incontrato papà che si era unito alla compagnia, scioltasi nei primi anni ’50. Allora vedere il teatro rappresentato nel film ha risvegliato in me quell’antico amore. Il palco, la scena, i riflettori…sentire l’innamoramento nelle parole e nel volto di Pattavina… e poi vedere l’umanità vera, riscoprire l’arte della maieutica, la novità dell’improvvisazione e la spontaneità della provocazione. Insomma, personaggi che hanno trovato quell’autore tanto cercato (molto interessante il marionettista!). E quell’ autore che finalmente ha potuto esprimere il suo universo confrontandolo con le realtà intime di tante vite. Tutti siamo artisti e insieme opere d’arte. Dobbiamo solo ritrovare questa consapevolezza. In qualsiasi età, in qualsiasi momento.  E Salvatore c’è riuscito.

Francesco (Roma)

Francesco Durante potresti dirmi nome e cognome di mamma? Non e’ solo curiosita’.Te lo chiedo poiche’ provengo da tre generazioni di attori teatrali e quindi possibilmente incrociati con lei.  Grazie.

Gianni risponde a Francesco

Caro Francesco quando un giornalista scrive un pezzo, una critica come si usa dire, su un giornale o su una rivista non è possibile rispondere contestualmente, immediatamente, in maniera diretta e aggiungo appassionata come adesso voglio fare io, qui, a te e con te. Semmai puoi scrivere una lettera o fare una telefonata, non puoi rendere il tuo vissuto emozionale pubblico e permettere che altri sentano le tue emozioni, la gioia che provi della gioia di altri. Oggi con questa interazione social è possibile, ed è la prima cosa che mi rende felice. L’adesso, come concetto assoluto, nutriente, è per me da qualche tempo l’unità di misura con cui costruisco ogni cosa da uomo artista quale sono. Un contributo a questo pensiero e metodo mi è arrivato attraverso laboratori e studi sulla bellezza e l’approfondimento del proprio sè. Sono grato ad alcuni maestri di vita. Ed questa magia, l’adesso, in giapponese ”
Honnin-myo, il futuro nel momento presente” che oggi desidero fotografare e condividere con te ed altri, soprattutto chi mi è accanto con amore e anche chi sta a distanza per diversa sensibilità o diversi maturati, con chiuque insomma. L’arte è di tutti e non piace a tutti alla stessa maniera, ciò che si riceve è diverso, “perchè siamo diversi”. L’arte è un sentimento che si scambia, come tra due persone che si piacciono. Per esempio il prologo di tutto questo, uno dei primi punti di questa opera d’arte finita è stato per me l’incontro con Giuseppe Giudice che ha curato il montaggio del mio film, la nostra empatia, il nostro valore, forse la nostra conterraneità ci ha fatto trovare soluzioni. L’ho cercato un editor per un pò di tempo, l’ho trovato attravesro giri di persone, un altro montatore non disponibile mi ha parlato di Giuseppe che vive a Roma ed è di Catania. In quell’adesso era a Catania per qualche giorno di vacanza ed è potuto venire a trovarmi a casa mia. Da lì è partito tutto fino ad oggi che scrivo un ennesimo atto di gratitudine. Riconosco la leggerezza quella del “si, ciao, appena è possibile” quella che non ti fa concentrare sulle cose, te le fa scorerre veloci. Tu ti sei fermato prima ancora di vedere il film, dopo aver visto il film eccomi a rispondere su ciò che è stato un tuo sentire. Non è scontato, come non è scontato come io e te ci siamo conosciuti. E’ tutto un susseguirsi di causa ed effetto. Come si arriva all’effetto dipende da quale cause abbiamo poste nella nostra vita e soprattutto quanta gratitudine c’è in noi, verso i nostri genitori, gli incontri, le passioni, lo stato sociale in cui viviamo, ciò che è maturato di noi attimo dopo attimo. La tua esperienza nel vedere il mio film con i tuoi amici e permettere di evocare ogni cosa che tu scrivi, e sentire il collegamento con tutte le persone che hanno partecipato al film Esame di lealtà fa parte della nostra vita è grandiosa e acqua pura. Sono immensamente felice perchè e ciò che auguro ad ogni artista, sentire che ciò che era una idea attraverso un lavoro, la passione sia foriera di sensazioni, ricordi, nuovi orizzonti e soprattutto benessere. Ringrazio la mia fede, la mia determinazione. L’idea di mettere online il film per qualche giorno visbile a tutti mi è venuta il 23 aprile di mattina mentre pregavo come faccio abitualmente. Il sentirsi, il dialogare con la propria anima e realizzare. Quando tutto questo è in armonia con il mondo accade questo, accade che torni ai tuoi ricordi, al teatro, che si innescano tante altre storie e tante altre considerazioni. Ieri ho commentato uno scritto di Dario Aggioli, un tuo collega, che fa una quadra sullo stato dell’arte. Mi ripeto, questa pandemia è stata ed è un grande evento di bonifica, ci dispiace per chi soffre, chi ha sofferto i tanti martiri in campo. Mi dispiace della povertà che stiamo vivendo, è una povertà pratica, c’è una grande ricchezza che sorge. Sento di dire che è un momento di rivoluzione in cui l’arte come fruizione libera si è liberata dalla gabbia degli interessi ed è tornata a servizio dell’umanità. Chissà quando sarebbe uscito al cinema il mio film, quando sarebbe stato acquistato da un media, c’è voluto un pò di silenzio perchè il mio lavoro o quello di valorosi potesse trovare un piccolo spazio per emergere. Ad oggi più di 800 persone hanno guardato Esame di lealtà online in quattro giorni tu e ognuno mi ha regalato “quel senso” mi ha restituito quel feedback di cui un artista ha bisogno forse a volte più di una rendicontazione economica. Grazie e un buon giorno

Salvatore risponde a Francesco

Ciao Gianni. Mamma si chiamava Iolanda Alberti, figlia di Giuseppe Alberti, sposato con Matilde Torregrossa. Quindi la compagnia era Alberti, ma per un certo tempo aveva lavorato con un certo cav. Raul Linares e poi anche con Giovanni Carrara e signora, di cui non ricordo il nome. Poi durante gli anni della seconda guerra mondiale la compagnia si trovava in Basilicata e qui mamma incontrò il mio papà, Crescenzio, che cominciò a lavorare in teatro, soprattutto in ruoli comici.

Francesco risponde a Gianni

Salvatore buon giorno anche a te, caro Salvatore. Come constatavamo quando ci siamo sentiti al telefono, nulla accade per caso e gli incontri avvengono per un misterioso disegno che contribuiamo a realizzare con i nostri carismi. Duc in altum!

Francesco risponde a Salvatore

Bravo tu bravi tutti!e la scena finale un masterpiece ❤️ .A me è piaciuto.ora tocca sii traslochi delle donne. Che poi come.

Dice il pescatore, sono più uomini degli uomini

Barbara (Taormina)

Grazie Salvatore! Complimenti e un abbraccio!

Gianni (Napoli)

Interessante hai aperto tante scatole una buona ed efficace intuizione una pura ricerca dell ‘essere in una mangiata di muniti un documento film su interrogare e interrogarsi su temi vari e contrastanti ma una assoluta ricerca introducendo piu dubbi che certezze lasciando a chi lo vede una propria riflessione senza darci soluzioni ma la possibilità di aprire una propria scatola.

Walter (Enna)

Ho visto il tuo film, bravo.  La lealta’ non mente e commuove !!!!!!

Proprio bello bello bello !!!!!!

Francesca (Catania)

Bello,profondo e commovente 💖

Ketty (Catania)

Salve. Ho appena visto il film.. Mi è sembrato davvero un bel progetto, molto interessante. Complimenti!

Valentina (Roma)

Lo visto due volte!!! Lo trovato geniale e coraggioso. Vedere il punto di vista maschile del cambiamento e dei sentimenti, mi ha emozionato. E così profondo nei temi trattati che mi ci sono ritrovata. Visto che a giorni strasloco anch’io 😊 Grazie

Salvatrice (Milano)

Grazie a te e al tuo staff

Ercole (Catania)

Si è piaciuto molto anche a diversi amici miei😊☀️

Loretta (Catania)

Ciao Salvatore ho visto il film che è particolare con questo taglio tra documentario e teatro, tra confessione confidenziale e finzione teatrale. È interessante per me anche il punto di vista maschile su certi temi, gli uomini hanno sempre difficoltà a esprimere emozioni e sentimenti ed è a volte sorprendente sentire gli uomini parlare così di certi temi, esprimere lati teneri e poetici del loro stare al mondo. Complimenti Salvatore. Non credo che sia facile gestire un film così anche a livello di distribuzione ti ringrazio per avermi mandato il link. E poi alla fine ho avuto una sorpresa. Ma questo è più personale! 😉🌺

Maria Teresa (Roma)

🌞Il Gohonzon mi ha sostenuto, sono felice che condividi con me questa pratica. Il film è per me una bella esperienza che si sta rivelando un apripista come l’avevo disegnato. Honnin-myo, il futuro nel momento presente. A presto

Salvatore risponde a Maria Teresa

Salvatore il tuo lavoro è bellissimo, è pieno, e, non lo so, ti sazia, e, ti stuzzica, e, ti stimola, e ti chiede di essere rivisto e di essere riattenzionato e di scoprire cose che magari ti eri perso prima, e, come quei film che devi rivedere perchè sono troppo complessi, qui non è una questione di complessità è una questione di ricchezza. Credo che tutto quello che, veramente tutto, mi sia piaciuto. Non credo ci sia neanche una delle cose che ho visto che non mi sia piaciuta e che non abbia sentito perfettamente in sintonia con il resto, e, in cui non avessi percepito il tuo carattere forte. e non solo il tuo, ma anche delle persone che hanno collaborato, ma è tutto bello, quindi io chiudo questo messaggio (vocale) dicendoti complimenti, che tu possa fare altri di lavori in cui puoi volare e assemblare le cose della tua mente pazza, folle e geniale ti suggerisce

Claudia (Catania)

Che Dio ti benedica, come benedica tutte le persone che in questi giorni mi stanno incoraggiando. Io credo che l’incoraggiamento sia il frutto di un seme che hai piantato non so quanti migliaia di anni e che l’incoraggiamento sia come quelle piantine che incominciano ad uscire, quel filino d’erba che dice “sono qua!”. Me la sono vista pietre pietre e me la sto vedendo pietre pietre. La scelta che mi ha portato 10 giorni fa, mentre facevo Daimoku davanti al Gohonzon di programmare una visione gratuita per qualche giorno online, è stata vincente. Perchè innanzitutto non mi immaginavo tanta gente, siamo arrivati a più di mille visualizzazioni che sono per me numeri bestiali, e gran parte hanno lasciato commenti con messaggi privati, o su messenger, su FB, su account YouTube… in percentale il 20%, perchè il resto sta zitto. Noi siamo un popolo di gente che sta zitta, soprattutto quando incontra una espressioen come me che di fatto è un pò respingente. Quindi grazie dell’incontro, benedette tutte le fasi del nostro incontro, tutte nessuna esclusa! So che tutto questo darà i suoi frutti! E di questi frutti saremo partecipi noi che ci stiamo creando questa squadra in questo mare in tempesta, e siamo capitani coraggiosi, che sappiamo quello che vogliamo e sappiamo come portarcelo a casa…

Salvatore risponde a Claudia

Ecco, finito si vedere “Esame di lealta”. Non sono una spettatrice obiettiva, il tuo “prodotto” mi interessa fino ad un certo punto, nei tuoi lavori io cerco te. Così che bello vedere, immagino la tua casa, e sentire la tua voce, bello vederti, riconoscerti nei tuoi modi, nel tuo approccio nelle interviste. Bello vedere la tua creatività prendere forme diverse durante le riprese. Bello indovinare, probabilmente sbagliando, nelle tue improvvisazioni, il percorso che stai facendo. Bello sentirti raccontare del tuo nuovo spazio che ti contiene senza imprigionarti e dove puoi perfino pensare di fare ordine. Del “prodotto” posso darti solo delle sensazioni per niente riflettute. ” tanta robbba”, direi con una espressione sola. A volte troppa (non ho potuto vedere il film tutto in una volta sola), spessissimo interessante, un paio di volte toccante, a volte ermetica da lasciarsi abbandonare alla non comprensione, altre, per me meravigliosamente esplicita (tutti i tuoi racconti diretti). E in conclusione: bravo! Sono felice per te, per quello che hai realizzato e stai realizzando, per come il “Padre” ( e con lui l’ordine e il maschile) sta ritrovando, questo leggo dal tuo lavoro, la sua collocazione più giusta. 😘

Gloria (Roma)

Ciao salvatore. Grazie. Spero tu stia forte e bene

Gabriele (Napoli)

Visto, apprezzato, goduto. Il feedback è difficile perché richiesto: è come chiedere Mi vuoi bene? O chiedere al pisciaro se il pesce è fresco! Le risposte sono obbligate! Grazie per la bella sollecitazione e complimenti ancora, stavolta a pacco scartato!

Camillo (Catania)

Grazie, sono senza parole. Ho ricevuto in due giorni moltissimi apprezzamenti positivi, commenti lusingheri e attestati di stima che non volevo ammettere a me stesso. E’ gioia pura che condivido con ognuno di voi e con tutte le meravigliose persone che hanno collaborato a questa realizzazione. E’ per me e tanti colleghi un grandissimo e meritato incoraggiamento. L’arte è di tutti, piace e viene consumata in funzione a ciò che si è. L’arte in generale, la cultura, è strumento simbolicamente povero che può diventare ricco, perchè è sempre un’idea che si trasforma in azione. Lo spettacolo può avere più o meno effetti, se conquista sta realizzando la sua funzione, benessere. Mi chiedo spesso cosa mi piace e cosa non mi piace, e perchè. Questo mio film è un atto d’amore semplice. Anche se posso essere considerato anziano è per me un nuovo punto di partenza perchè qui adesso è concentrato appieno il mio spazio di rappresentazione, il mio maturato punto di vista. Ognuno prende ciò che arriva con la luce e la speranza che gli appartiene. Ognuno ha la fede, quale fiducia nel proprio sè, per agire. La poesia ci aiuta, apre mondi disponibili ed immaginabili. Alcune persone mi hanno chiesto di mantenere il film online qualche altro giorno, ho deciso che sarà disponibile fino a venerdi 8 maggio. Vi invito a condividerlo perchè mi aiutate a trovare una chiave di disponibilità in chi ha le istruzioni e le risorse per distribuirlo permettendoci una contrattutalità necessaria. Viva ogni tempesta se porta con se la funzione rigenerante, il volere e il potere dell’anima

Salvatore risponde a molti

In a moment for all of us where time has now a new meaning, I’d suggest you to watch this. It’s special story. This is a movie I loved and touched me deeply.

After the intro there are English subtitled.

Lisa (Berlino)

Foto di scena e backstage di Esame di lealtà. In questo Film mi sono affidato a dialoghi estemporanei che ho condotto con l’unico motivo di portare a casa un’esperienza senza nessuna dispersione. Questo mio lavoro è un concentrato di libertà, di ottimismo, l’ho creato con l’armonia del qui e ora. L’ho realizzato con la piena voglia di esprimermi e fare esprimere altri. In ciascuno di noi c’è tutto ciò che serve per essere felici. Ho usato tutte le risorse a mia disposizione e nel migliore dei modi. Il sorriso è stato il punto di partenza. Con tutte le persone intervistate il primo approccio che ho avuto è stato abbracciarle con la mia gratitudine, molti di loro li ho incontrati contestualmente alle riprese, alcuni con uno sguardo per strada. Questo Film è per tutte le persone che ci trovano spunti e ispirazione. Per tutte le case e le umanità che lo accolgono. L’ho pensato e prodotto per soddisfare la natura delle cose. C’è un senso in ogni scelta e tutto è correlato. La fotografia, i dialoghi, l’esplorazione, le musiche sono il modo per entrare in un gioco di interpretazione in cui l’improvvisazione è necessaria per dare la sua impronta di leggerezza e naturalezza. Sono molto curioso, mi fisso su ogni particolare. Tutto per me è sacro perché riconducibile ad una documentazione visiva ad una spettacolarizzazione, ovunque, dappertutto. Pensare sentire parlare. Mi piace essere sedotto da vari aspetti di un’unica realtà. Non so con quanti sto interagendo adesso, per me sto interagendo con tutto il mondo senza limiti. Io riprendo, porto a casa, ogni cosa che mi offre uno stimolo. Per un paio di mesi ho camminato con la mia macchina da presa nella bellezza di ciò che ha catturato la mia attenzione, in quegli elementi che mi ha motivato ad attivare una relazione e condividerla. Questa ricerca è per me il motore/motivo della cultura, la vera sostanza della vita, ogni volta una conferma. L’osservatore fa parte del campo e lo influenza. Ciò che riteniamo possibile è fondamentale per la co-creazione del reale. Sono le interrelazioni sensibili, quelle che cerco, che mi piacciono. Ho capito in questi giorni che ognuno di noi muove energia, in maniera invisibile. Mi sono ritrovato a scambiare commenti, parlare, ringraziare molti di voi che avete visto il mio Film e l’avete gustato, alcuni rigustato, per questo ho una grande gioia. Più le vibrazioni emesse da un pensiero sono pure, più l’energia diventa forte, correlata 
Iscrivetevi al canale YouTube, condividete e soprattutto postate un vostro feedback. Per ulteriori informazioni, per organizzare proiezioni, per sostenere, produrre vecchi e nuovi progetti per attivare nuovi contatti vi invito a scrivermi curiosotv@gmail.com

 

Once more

 

Questo brano è pura voglia di reagire, di dire la propria, di vedere ogni cosa con i propri occhi, senza filtri. Non so se le parole del testo dicono, cosa esprimono. A me arriva l’anima della canzone, il suo vissuto, al sua energia. C’è una grande leggerezza e mi piace. E’ una passegiata da cartone animato come Mary Poppins quando si muove tra realtà e fantasia. Questo è raro e mi auguro che ognuno possa farlo, io sono abituato, è una modalità che conosco bene

 

Felicità

Una grande riflessione, una grande responsabilità, le verità fa rima con felicità, un grande atto di amore per sè. Scritta da Lucio Dalla qui riproposta con un arrangiamento molto particolare, se non si gusta subito non fa niente, ci sarà il tempo perchè questa magia possa arrivare, è per me una meraviglia come la eseguono Petra Magoni Voce e Ferruccio Spinetti Contrabbasso lo considero un capolavoro. Buon ascolto

testi e musica di Lucio Dalla

Se tutte le stelle del mondo a un certo momento
venissero giu’
tutta una serie di astri di polvere bianca
scaricata dal cielo
ma il cielo senza i suoi occhi non brilerebbe piu’
se tutta la gente del mondo senza nessuna ragione
alzasse la testa e volasse su’
senza il loro casino, quel doloroso rumore
la terra povero cuore non batterebbe piu’
mi manca sempre l’elastico per tener su’ le mutande

cosi’ che le mutande al momento piu’ bello
mi vanno giu’
come un sogno finito magari un sogno importante
un amico tradito, anch’io sono stato tradito
ma non m’importa piu’
tra il buio del cielo le teste pelate bianche
le nostre parole si muovono stanche
non ci capiamo piu’
ma io ho voglia di parlare di stare ad ascoltare
di contnuare a far l’asino di comportarmi male
per poi non farlo piu’
ah felicita’
su quale treno della notte viaggerai
io so che passerai
ma come sempre in fretta non ti fermi mai

si tratterrebbe di nuotare prendendola con calma
farsi trasportare dentro due occhi grandi
magari blu
e per doverli liberare

attraversare un mare medievale
lottare contro un drago strabico
ma di draghi, baby, non ce ne sono piu’
forse per questo i sogni sono cosi’ pallidi e bianchi
e rimbalzano stanchi tra le antenne lesse delle varie tv
e ci ritornano in casa portata da signori eleganti
cessi che parlano tutti quanti che applaudono
non ne vogliamo piu’
ma se questo mondo è un mondo di cartone
per essere felici basterebbe un niente
magari una canzone o chi lo sa
e non sarebbe il caso di provare a chiudere gli occhi
ma poi quando hai chiuso gli occhi chissa’ cosa sara’
ah felicita’
su quale treno della notte viaggerai
lo so che passerai
ma come sempre in fretta non ti fermi mai…

Fantasticherie

Non tutto si capisce, spesso perché non si ha il tempo, o perché non si ha voglia di farlo. È un continuo banco di prova dato dalla nostra vocazione, che per tanti si chiama volontà, agire, o natura delle cose. Paolo Fresu esegue Reveries. Questa musica è più di un’atmosfera, è l’accordatura del nostro lavorare da poeti, saltimbanchi, profeti dell’immaginario. Questa musica esprime fantasticherie, che solo gli elementi base per un artista. Sono i coriandoli, per tanti sono solo pezzettini di carta che volano, che portano gioia, per l’artista sono sempre l’incipit di un pensiero magico o di un sogno. È il sorriso di un bambino, di un anziano, di uomo o di una donna senza vincoli. È tutto ciò che non si può spiegare, che esiste. È la potenza che da potenza. È la capacità di discernere tra il vero e il falso, tra l’odio e l’amore. Gli artisti attraverso le fantasticherie illuminano il mondo e il mondo illumina loro. Nulla è scontato e nulla è facile, per ogni Mestiere, c’è un iter, una compito da svolgere. Importante che non ci si distragga, ci si allontani dal progetto. Quando si incontra ciò che ci completa, ci da quella forza in più per il proprio sé, un messaggio, un segnale che va accolto, si chiama amore. Odio, rancore, dispersione quando si presenta ciò che ci distoglie, va distanziato. È sempre la voce dell’anima che ci guida e suggerisce ogni volta se allontanarci o fermarci a riflettere a pensare. Ogni istante produce bellezza non importa di che colore sia, il nostro essere sa che per ogni cosa la responsabilità è nostra. Abituiamoci ad ascoltare, abituiamoci a capire. Abituiamoci ad avere compassione di noi stessi, abbracciamoci prima che lo fanno gli altri. In ogni riflessione, l’attenzione, c’è un tratto della nostra missione

Scarabocchi

La lettura è porgere una esperienza a se stessi.

Paul Klee

Sacarabocchi, il continuo cercare

Che stress scrivere, a volte. Quanto è bello fare solo scarabocchi e lasciare andare libera la fantasia. Gli scarabocchi, tutti, hanno un loro senso, la loro arte geroglifata. Una volta facevo più scarabocchi, da quando ho l’abitudine di scrivere come missione, da quando questa confina con la professione, preferisco appuntare ogni genere di pensiero. Quasi mi prende un senso di dispersione. Questo accade da circa 14 anni. Da 6 anni o forse più ho smesso di scrivere a stampatello e ho migliorato la scrittura, c’è più fluidità e a torto o a ragione faccio meno scarabocchi. A pensarci dovrei farne di più e di proposito

Entro nel mio esplorare di scenari e parole. Uso c.s. l’immaginazione.

In uno scarabocchio c’è un sottile sguardo, velato, intenso. E’ un segno, una linea in movimento, che è come un contenitore, poliedrico. Lo dice la parola stessa. È il perlustrare, il vagabondare del tratto ancorato alla superficie, l’oltre di una visione. Lo scarabocchio ha bisogno di scardinare ogni convenzione, ha bisogno di agire con immediatezza.

Lo scarabocchio rappresenta una liberazione, lo scarabocchio è un’espansione, coglie la bellezza del passatempo, il disegno del proprio sentire, una poesia a tratti variegata, arzigogolata, coprente, agente. Lo scarabocchio è il gesto spontaneo, è una autoritaria considerazione.

In questi giorni l’economia italiana, o piuttosto la totalità mondiale, ha subito una trasformazione. Non so se momentanea o se sarà residenziale. Determinate attività hanno continuato a lavorare, tipo negozi di alimentari, supermercati, negozi di computer, ottici, fotografi, farmacie, cartolerie, negozi per bambini. Altre hanno interrotto la loro attività come i parrucchieri, i ristoranti, i cinema, i centri estetici e i teatri.

Comunque, se ci fermiamo un attimo a pensare gran parte degli argomenti professionali che hanno sospeso la loro attività si basano sullo svago. Qui torno al pensiero dello scarabocchio, la riflessione sul tempo libero, sul “cosa faccio?” sull’agire per rallegrare me stesso e l’anima.

Gli artisti, gli artigiani, determinate fonti di benessere come i massaggi, non hanno potuto lavorare per via di questo decreto. In riferimento a queste ristrettezze, passando davanti a due cinema a luci rosse di Catania, chiusi a causa delle norme di sicurezza e dirigendomi verso il mio amico Renato che mi ha invitato, oggi domenica 3 maggio, a pranzo, ricevo da me a me, il quid per scrivere questo pezzo e decido di paragonare lo scarabocchio “al supecchiu”, alla cialtroneria, alle tante tante… Decido di puntare l’attenzione agli sprechi, cioè decido di osservare e riflettere sulla qualità dello svago, sulle sovrabbondanze. Collego tutti gli scarabocchi di cui il mondo si è cibato, ha giocato, che si sono consumati appallottolati e buttati, ad un buffet esagerato

Questo stradario di pensieri mi conduce a pensare alla masturbazione il più grande tipo di scarabocchio che io conosca. È la celebrazione del proprio istinto, l’esaltazione figurata, nel senso che rimane traccia solo a chi lo fa anche se in compagnia. Aggiungerei altre finezze, mi do un freno. È inutile mettersi dietro a finti moralismi o a finte esclusioni! Ognuno sa di cosa sto parlando, ognuno sa cosa significhi scarabbocchiarsi, scarabcchiare.

Dai primi giorni di questa situazione incredibile, questo “lockdown”, abbiamo imparato a gustarne i tratti, a conoscerlo, a conoscerci. A mascherizzarci. Gigantesca organizzazione mai verificatasi, non si conosce una simile situazione in tempi di modernità, forse tra gli eremiti, in un bordellaio ancora meno.

Da subito ho accolto questo generale, tutti a casa, come un grande saggio che ci insegna a scegliere, ci insegna a fermarci a riflettere. Ci insegna ad avere rispetto di noi del nostro tempo libero, dei nostri scarabocchi, di noi stessi. Del nostro abbracciarci. Ci insegna ad avere rispetto dei nostri autentici svaghi, ma soprattutto della qualità dello svago, la qualità degli scarabocchi. Bisogna evitare nella maniera più categorica di rendere la propria vita un consumo di massa, aggiungerei, il consumo delle pecore.

Mi auguro che ognuno possa portare a casa, di questi giorni, di questo periodo, di questa situazione, una grande esperienza, un grande insegnamento. Che secondo me parte anche dal concetto di risparmio, qualità nell’agire.

Chiediamoci quanti hanno clonato il lavoro di altri immaginando di fare business senza una autentica vocazione. Quanti fanno scarabocchi non voluti, pasticci senza vocazione, senza poesia, senza missione, per venderli come opere d’arte. Sono accozzaglie di stili, il cattivo esempio del vomito.

Esempio, i parrucchieri: quanti parrucchieri sono veramente bravi?

Esempio, i ristoratori: quanti ristoratori sono veramente bravi?

Esempio, i teatranti: quanti teatranti sono veramente bravi?

Esempio, gli artigiani: quanti artigiani sono veramente bravi?

Esempio, i massaggiatori: quanti massaggiatori sono veramente bravi?

Do valore alla parola bravo! Nella parola bravo ci metto, il quanto studio? La quanta fatica? La quanta sfida? La quanta consapevolezza, la quanta missione, vocazione dietro ad ogni mestiere. Il lockdown italiano e mondiale ci sta presentando una realtà di povertà diffusa, povertà di talenti, di ispirazione, emerge la verità, le regole del mestiere. Emergono i primati di autenticità.

Tu forse non ci credi ma faccio tutto questo per farmi dire BRAVO, bravo, bravo… bravo! Alla parola bravo nel cuore di un attore si accende un riflettore. E chi lo accende con un bravo? Sei tu! … E allora sgobbo, sudo faccio tutto… canto, suono, salto, ballo. Tutto per quella parola che io sogno di sentire. Bravo!! Ma bravo, che bravo!!! … Che parola inconfondibile BRAVO, la parola che mi piace di più. Che parola ineguagliabile Bravo, e il mio sogno è sentirla da te!…  Senti un sogno impareggiabile Bravo!  Che di colpo il cuore vola lassù. …. Sembra quasi che sia musica, suggestione, metafisica. Che parola inconfondibile è! E credi che quel bravo sia solo per te! … Quando in un teatro urlano bravo, quel momento non lo scorderai più. Che soddisfazione leggere Bravo, e sapere che quel bravo sei tu! … Che momento irripetibile Bravo! …. Ogni cosa sembra facile, anche quella più difficile. Bravo è tutto il dizionario per me.” Così cantava negli anni 80 Enrico Montesano nel musical BRAVO

Spesso un venditore ambulante, quello che commercia frutta per strada, e non solo lui, utilizza il sacchetto di carta per scrivere sopra i conti, se la spesa del cliente o della cliente e abbondante, questo merita un attimo d’attenzione. Lo stesso foglietto che cerchiamo per prendere un appunto, nota di una cosa che dobbiamo ricordare. A guardarli, dopo, questi numeri sembrano scarabocchi. I numeri senza identità, come le parole, possono essere solo scarabocchi. Figuriamoci lo spettacolo senza identità, in pasto allo scellerato qualunquismo, che ti vuole idiota senza possibilità di evolverti come fa il mais quando diventa popcorn.

Con la povertà forse spariscono gli scarabocchi, o ci auguriamo che aumentino perché crescono le domande, le considerazioni, e se cresce la domanda cresce la curiosità, e se cresce la curiosità crescono le improvvisazioni, gli scarabocchi. Ma se vediamo questa povertà diffusa nell’ottica del cambiamento impositivo può essere facilmente ribaltata la sua idea/immagine grigia, e un po’ come essere visualizzata la possibile grande opportunità di ricchezza diffusa, sicuramente produce grandi opere d’arte condivise, dialoganti. Che bello unire gli scarabocchi. Dal grigio al giallo, al rosso. E in questo aggiungo i pensieri fatti di parole, la politica è un grandissimo scarabocchio.

La politica del presenzialismo è una politica che non si occupa della gente, fa pochi scarabocchi. La politica è l’arte del parlare del tuo e mio, e del vostro!? Quella dell’azione è una politica che si occupa della gente, questo tipo di politica penso che faccia molti scarabocchi, perché ascolta molta gente, prende più suggerimenti, appunti, si occupa delle persone.

Io sono a favore di ciò che è stato emanato da marzo ad oggi. Anche se difficile da attuare, anche se ha sottoposto molta gente italiana e gente del mondo a sacrifici, ad atti di responsabilità, è certamente, lo rinnovo, una grande rivoluzione, una grande bonifica di pensiero, comportamentale.

Mi auguro fortemente che ci sia un ridimensionamento dell’esagerazione, sintomo di una voracità, del consumo di massa. Mi auguro fortemente che la qualità, come principio di valore, sia più diffusa possibile. Che ci sia la concretizzazione di un efficiente futuro.

Viva gli scarabocchi con il loro potere di disegnare l’immaginazione, di trasformare ogni realtà in un segno grafico, in una poesia simbolica.

Via la fretta dagli scarabocchi, scarabbocchiamo l’esistenza