La lettura è porgere una esperienza a se stessi.
Paul Klee
Sacarabocchi, il continuo cercare
Che stress scrivere, a volte. Quanto è bello fare solo scarabocchi e lasciare andare libera la fantasia. Gli scarabocchi, tutti, hanno un loro senso, la loro arte geroglifata. Una volta facevo più scarabocchi, da quando ho l’abitudine di scrivere come missione, da quando questa confina con la professione, preferisco appuntare ogni genere di pensiero. Quasi mi prende un senso di dispersione. Questo accade da circa 14 anni. Da 6 anni o forse più ho smesso di scrivere a stampatello e ho migliorato la scrittura, c’è più fluidità e a torto o a ragione faccio meno scarabocchi. A pensarci dovrei farne di più e di proposito
Entro nel mio esplorare di scenari e parole. Uso c.s. l’immaginazione.
In uno scarabocchio c’è un sottile sguardo, velato, intenso. E’ un segno, una linea in movimento, che è come un contenitore, poliedrico. Lo dice la parola stessa. È il perlustrare, il vagabondare del tratto ancorato alla superficie, l’oltre di una visione. Lo scarabocchio ha bisogno di scardinare ogni convenzione, ha bisogno di agire con immediatezza.
Lo scarabocchio rappresenta una liberazione, lo scarabocchio è un’espansione, coglie la bellezza del passatempo, il disegno del proprio sentire, una poesia a tratti variegata, arzigogolata, coprente, agente. Lo scarabocchio è il gesto spontaneo, è una autoritaria considerazione.
In questi giorni l’economia italiana, o piuttosto la totalità mondiale, ha subito una trasformazione. Non so se momentanea o se sarà residenziale. Determinate attività hanno continuato a lavorare, tipo negozi di alimentari, supermercati, negozi di computer, ottici, fotografi, farmacie, cartolerie, negozi per bambini. Altre hanno interrotto la loro attività come i parrucchieri, i ristoranti, i cinema, i centri estetici e i teatri.
Comunque, se ci fermiamo un attimo a pensare gran parte degli argomenti professionali che hanno sospeso la loro attività si basano sullo svago. Qui torno al pensiero dello scarabocchio, la riflessione sul tempo libero, sul “cosa faccio?” sull’agire per rallegrare me stesso e l’anima.
Gli artisti, gli artigiani, determinate fonti di benessere come i massaggi, non hanno potuto lavorare per via di questo decreto. In riferimento a queste ristrettezze, passando davanti a due cinema a luci rosse di Catania, chiusi a causa delle norme di sicurezza e dirigendomi verso il mio amico Renato che mi ha invitato, oggi domenica 3 maggio, a pranzo, ricevo da me a me, il quid per scrivere questo pezzo e decido di paragonare lo scarabocchio “al supecchiu”, alla cialtroneria, alle tante tante… Decido di puntare l’attenzione agli sprechi, cioè decido di osservare e riflettere sulla qualità dello svago, sulle sovrabbondanze. Collego tutti gli scarabocchi di cui il mondo si è cibato, ha giocato, che si sono consumati appallottolati e buttati, ad un buffet esagerato
Questo stradario di pensieri mi conduce a pensare alla masturbazione il più grande tipo di scarabocchio che io conosca. È la celebrazione del proprio istinto, l’esaltazione figurata, nel senso che rimane traccia solo a chi lo fa anche se in compagnia. Aggiungerei altre finezze, mi do un freno. È inutile mettersi dietro a finti moralismi o a finte esclusioni! Ognuno sa di cosa sto parlando, ognuno sa cosa significhi scarabbocchiarsi, scarabcchiare.
Dai primi giorni di questa situazione incredibile, questo “lockdown”, abbiamo imparato a gustarne i tratti, a conoscerlo, a conoscerci. A mascherizzarci. Gigantesca organizzazione mai verificatasi, non si conosce una simile situazione in tempi di modernità, forse tra gli eremiti, in un bordellaio ancora meno.
Da subito ho accolto questo generale, tutti a casa, come un grande saggio che ci insegna a scegliere, ci insegna a fermarci a riflettere. Ci insegna ad avere rispetto di noi del nostro tempo libero, dei nostri scarabocchi, di noi stessi. Del nostro abbracciarci. Ci insegna ad avere rispetto dei nostri autentici svaghi, ma soprattutto della qualità dello svago, la qualità degli scarabocchi. Bisogna evitare nella maniera più categorica di rendere la propria vita un consumo di massa, aggiungerei, il consumo delle pecore.
Mi auguro che ognuno possa portare a casa, di questi giorni, di questo periodo, di questa situazione, una grande esperienza, un grande insegnamento. Che secondo me parte anche dal concetto di risparmio, qualità nell’agire.
Chiediamoci quanti hanno clonato il lavoro di altri immaginando di fare business senza una autentica vocazione. Quanti fanno scarabocchi non voluti, pasticci senza vocazione, senza poesia, senza missione, per venderli come opere d’arte. Sono accozzaglie di stili, il cattivo esempio del vomito.
Esempio, i parrucchieri: quanti parrucchieri sono veramente bravi?
Esempio, i ristoratori: quanti ristoratori sono veramente bravi?
Esempio, i teatranti: quanti teatranti sono veramente bravi?
Esempio, gli artigiani: quanti artigiani sono veramente bravi?
Esempio, i massaggiatori: quanti massaggiatori sono veramente bravi?
Do valore alla parola bravo! Nella parola bravo ci metto, il quanto studio? La quanta fatica? La quanta sfida? La quanta consapevolezza, la quanta missione, vocazione dietro ad ogni mestiere. Il lockdown italiano e mondiale ci sta presentando una realtà di povertà diffusa, povertà di talenti, di ispirazione, emerge la verità, le regole del mestiere. Emergono i primati di autenticità.
“Tu forse non ci credi ma faccio tutto questo per farmi dire BRAVO, bravo, bravo… bravo! Alla parola bravo nel cuore di un attore si accende un riflettore. E chi lo accende con un bravo? Sei tu! … E allora sgobbo, sudo faccio tutto… canto, suono, salto, ballo. Tutto per quella parola che io sogno di sentire. Bravo!! Ma bravo, che bravo!!! … Che parola inconfondibile BRAVO, la parola che mi piace di più. Che parola ineguagliabile Bravo, e il mio sogno è sentirla da te!… Senti un sogno impareggiabile Bravo! Che di colpo il cuore vola lassù. …. Sembra quasi che sia musica, suggestione, metafisica. Che parola inconfondibile è! E credi che quel bravo sia solo per te! … Quando in un teatro urlano bravo, quel momento non lo scorderai più. Che soddisfazione leggere Bravo, e sapere che quel bravo sei tu! … Che momento irripetibile Bravo! …. Ogni cosa sembra facile, anche quella più difficile. Bravo è tutto il dizionario per me.” Così cantava negli anni 80 Enrico Montesano nel musical BRAVO
Spesso un venditore ambulante, quello che commercia frutta per strada, e non solo lui, utilizza il sacchetto di carta per scrivere sopra i conti, se la spesa del cliente o della cliente e abbondante, questo merita un attimo d’attenzione. Lo stesso foglietto che cerchiamo per prendere un appunto, nota di una cosa che dobbiamo ricordare. A guardarli, dopo, questi numeri sembrano scarabocchi. I numeri senza identità, come le parole, possono essere solo scarabocchi. Figuriamoci lo spettacolo senza identità, in pasto allo scellerato qualunquismo, che ti vuole idiota senza possibilità di evolverti come fa il mais quando diventa popcorn.
Con la povertà forse spariscono gli scarabocchi, o ci auguriamo che aumentino perché crescono le domande, le considerazioni, e se cresce la domanda cresce la curiosità, e se cresce la curiosità crescono le improvvisazioni, gli scarabocchi. Ma se vediamo questa povertà diffusa nell’ottica del cambiamento impositivo può essere facilmente ribaltata la sua idea/immagine grigia, e un po’ come essere visualizzata la possibile grande opportunità di ricchezza diffusa, sicuramente produce grandi opere d’arte condivise, dialoganti. Che bello unire gli scarabocchi. Dal grigio al giallo, al rosso. E in questo aggiungo i pensieri fatti di parole, la politica è un grandissimo scarabocchio.
La politica del presenzialismo è una politica che non si occupa della gente, fa pochi scarabocchi. La politica è l’arte del parlare del tuo e mio, e del vostro!? Quella dell’azione è una politica che si occupa della gente, questo tipo di politica penso che faccia molti scarabocchi, perché ascolta molta gente, prende più suggerimenti, appunti, si occupa delle persone.
Io sono a favore di ciò che è stato emanato da marzo ad oggi. Anche se difficile da attuare, anche se ha sottoposto molta gente italiana e gente del mondo a sacrifici, ad atti di responsabilità, è certamente, lo rinnovo, una grande rivoluzione, una grande bonifica di pensiero, comportamentale.
Mi auguro fortemente che ci sia un ridimensionamento dell’esagerazione, sintomo di una voracità, del consumo di massa. Mi auguro fortemente che la qualità, come principio di valore, sia più diffusa possibile. Che ci sia la concretizzazione di un efficiente futuro.
Viva gli scarabocchi con il loro potere di disegnare l’immaginazione, di trasformare ogni realtà in un segno grafico, in una poesia simbolica.
Via la fretta dagli scarabocchi, scarabbocchiamo l’esistenza