Un interessante iniziativa culturale che va avanti dal 1961, arriva da Tolentino, città delle Marche. Ho seguito le due serate online dell’edizione 2020 che inizia con un tono di autentica allegrezza con immagini di repertorio, opere d’arte, del teatro Vaccaj e della città su cui fa da colonna sonora “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Il motivo che si rifà alla divertente canzone “A Zonzo”, di Ernesto Bonino, cantata in questo caso da Alberto Sordi nell’edizione in lingua italiana del film “I diavoli volanti” con Laurel & Hardy (A. Edward Sutherland, 1939).
Su YouTube ho trovato una piacevole versione del Trio Marrano che vi invito ad ascoltare
“Che cosa ha a che fare la stupidità con il pensiero critico?” È nella natura della stupidità disorientare la filosofia. Attraverso il linguaggio della comicità e dell’ironia è stato tracciato il confine tra un pensiero profondo e una abissale idiozia. Nella stupidità c’è qualcosa che si sottrae a qualsiasi analisi cognitiva.
Il programma molto ben organizzato offre una serie di interessanti contributi video e testimonianze che presentano esempi attraverso il linguaggio che più si avvicina a questo contesto, quello della comicità e dell’ironia.
Il punto di inizio “I soliti ignoti” film del 1958 di Mario Monicelli, musiche di Piero Umiliani
“Se l’intelligenza è la capacità di connettere, di collegare le cose. Se l’intelligenza è la capacità di trascendere le situazioni. Se l’intelligenza, come dice la parola stessa, è la capacità di leggere dentro. Ed è quindi l’eccedenza del possibile sul reale. La stupidità è esattamente il contrario. La stupidità è l’incapacità di penetrare all’interno delle cose, l’incapacità di stabilire rapporti, collegamenti, e, semplicemente, l’aderenza ad uno stereotipo che prescinde dalla realtà e dalla sua comprensione” Marcello Veneziani
“Il tema è che la stupidità di Alberto Sordi è un difettivo del reale. Questo è il modo con cui Alberto Sordi concepisce la stupidità. E allo stesso tempo il cinismo è un eccessivo del reale. Ma perché questi due piani, difettivo ed eccessivo rispetto al reale. Perché Alberto Sordi non riesce, da un punto di vista esistenziale, ad adeguarsi al reale. Questo è il tratto particolare che rende Alberto Sordi, unico. Non c’è un adeguarsi al reale. La comicità di Alberto Sordi non è una comicità ironica, rispetto al reale. Non è una comicità dissacratoria, rispetto al reale. È una comicità di disagio” Salvatore Patriarca
“Chi sono, a questo punto, gli stupidi? Gli spettatori che non capiscono le opere? O quelli che invece si sforzano di attribuire un valore ad un qualcosa che non ce l’ha. Sono stupidi gli artisti perché prendono in giro lo spettatore inesperto o perché credono di aver realizzato un’opera d’arte, di valore. Sembra facile, in prima battuta, muovere guerra alla stupidità e averla vinta. Ma la stupidità spesso si rivela imprendibile, tenace e logorante. Essa, per esempio, non è detto che manchi di vigore. E anzi, come ha sottolineato Nietzsche, “proprio nel vigore si nasconde una buona dose di stupidità”. Tommaso Ariemma
“Franca Valeri ha rappresentato l’idiozia degli intelligenti e non la stupidità degli stupidi. Franca Valeri ha rappresentato un fatto specifico. E cioè, non è sempre vero che stupido è chi lo stupido fa. A volte stupido è chi l’intelligente fa”. Simona Sciandivasci
“Allegria, allegro. L’aggettivo viene dal latino Alacere. Ha qualcosa di frenetico nella sua etimologia. Ha qualcosa a che vedere con un modo di sorvolare i problemi che è quello che esattamente quello che Giuliana mette a servizio con la sua storia con Pietro. Lei è una donna povera. Ci sono in effetti in ballo questioni che riguardano il rapporto fra l’uomo e la donna. E lo riguardo in maniera molto profonda e violenta, se vogliamo. Nel senso che siamo a metà degli anni ’60 e si parla di aborto. Si parla di aborto in un tempo in cui l’aborto è illegale. Si parla anche del dolore di questa esperienza”. Ilaria Gaspari
“Nel teatro greco tanto il riso, quanto il pianto sono mezzi per raggiungere il Mathos, la conoscenza. Il comico Socrate sospeso per aria dentro una cesta, non è da meno del tragico Edipo che si acceca con la fibbia della propria cintura. Sarebbe fuorviante, tuttavia, ridurre la specie sensibile della commedia all’italiana al solo registro tragicomico. La chiave che ci consente di accedere all’interno dell’officina mistica di questo straordinario genere cinematografico forse è offerta dall’aggettivo che accompagna il sostantivo. Un aggettivo che ne rilevi il lato oscuro, tragico, forse disperante. È italiana questa commedia perché dell’Italia svela impudicamente il maligno sortilegio che l’artiglia”. Andrea Panzavolta
“Dalla metà degli anni ’70 che qualcosa nel canone della commedia all’italiana inizia a cambiare. E inizia a cambiare con due film. Con Amici miei e Fantozzi. Questi due film segnano un nuovo momento per la commedia all’italiana. Chiamiamola semplicemente commedia italiana. Perché i loro protagonisti sono diversi, sono piuttosto cinici, disincantati. Sono anche piuttosto avari. Insomma c’è qualcosa di diverso. Questo cambiamento continuerà dalla seconda metà degli anni ’70 fino agli anni ’80. Ci sono dei picchi, non è un interruttore, non è che si spegne la commedia all’italiana. Ci sono degli episodi, dei picchi. Per esempio La Terrazza di Ettore Scola del 1980 perfettamente ascrivibile alla storia della commedia all’italiana e non sarà l’unico film, ce ne saranno anche negli anni ‘80” Gabriele Ferraresi
“Al contempo Gigi Proietti è l’attore più tipico del teatro e dello spettacolo italiano e anche in un certo qual senso il più atipico nella sua infinita grandezza. Il più tipico perché appunto quando per antonomasia noi pensiamo ad un uomo di spettacolo del ‘900, in particolare del secondo ‘900 e dei primi anni del 2000 in Italia, noi pensiamo a Gigi Proietti. Però questa sua grandezza, il fatto che sia, appunto, l’attore di teatro più rappresentativo del suo tempo, senza dubbio, si basa a sua volta su una sorta di atipicità di Proietti come uomo di spettacolo. E tale atipicità consiste nella commistione, del tutto inusuale nella cultura italiana, di vari generi di vari approcci alla cultura teatrale che invece in Gigi Proietti diventano un tutt’uno, un unicum. Questo unicum è dato dal fatto che egli in maniera del tutto naturale mise insieme ciò che invece, appunto, nella pratica e nella cultura teatrale, intellettuale, italiana, solitamente è disgiunto. Vale a dire, il dramma e la commedia. Intendo che la comicità di Gigi Proietti non è mai lontana da un senso profondo di quella che è una attitudine teatrale a quelli che sono i moti più profondi dello spirito e similmente quando egli porta in scena dei suoi monologhi drammatici c’è sempre una apertura sul lato comico” Cesare Catà
La stupidità ha ridicolizzato il buon senso. Dal saggio editoriale Le leggi fondamentali della stupidità umana di Carlo Cipolla prende avvio la seconda serata di Biumor 2020 il festival organizzato da Popsophia nel Teatro Vaccaj di Tolentino
“All’inizio degli anni 70, Carlo Cipolla aveva preso ad occuparsi di epidemia e studiava in particolare come gli uomini del ‘600 cercavano di fargli fronte. Per un decennio si occupò quasi solo di epidemie scavando nelle carte di archivio piccole storie esemplari. Una di questa, pubblicata nel ’76, come le leggi, si intitola Chi ruppe i rastelli a Monte Lupo. Racconta una storiaccia di quarantena proclamata e violata a Monte Lupo Fiorentino durante la peste del 1630. Il succo era che il parroco, nonostante i divieti dell’autorità sanitaria aveva voluto portare in giro per il paese un miracoloso Crocefisso seguito dall’intera popolazione con una processione finita poi a cene e bevute. Più tardi una allegra brigata aveva forzato la porta del paese e se n’era andata a bisbocciare nella borgata vicina. Si vanificava così l’unica difesa che si avesse allora contro le epidemie. Cipolla non mancò certo di riflettere su questi comportamenti, che sono forse quei fatti che gli suggerirono di scrivere, o almeno di riesumare dal cassetto le leggi. Andatevi a rileggere la terza e aurea legge fondamentale. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o a un gruppo di persone senza nel contempo realizzare nessun vantaggio per sé, addirittura subendo una perdita” Ugo Berti
“La stupidità per dimostrare la sua propria funzione espressiva, il suo proprio valore, il suo autentico significato deve essere portata all’estremo, e ovviamente attraverso il parossismo espressivo, e perciò attraverso l’estremizzazione della stupidità si arriva ovviamente alla demenzialità. Perciò una stupidità che smentisce se stessa perché estremamente intelligente, Cochi e Renato ce lo insegnano, con Una canzone intelligente, viene dichiarato nel titolo e smentito all’interno della stessa canzone. Perciò si tratta di un elemento particolarmente sofisticato che si trova in moltissimi episodi della musica sia internazionale che italiana. Soprattutto perché, grazie a questa strategia dell’estremizzazione, del parossismo, perciò della stupidità volontaria, la stupidità che si dichiara in quanto tale. Questo tipo di tradizione musicale ad un certo punto comincia a sfidare i generi consolidata dalla popolar music. E diventa meta testuale”. Alessandro Alfieri
“Il lavoro che la filosofia fa sulla stupidità, è un lavoro che la filosofia fa a partire da una condizione di stupidità che alberga nel vivente umano compreso il filosofo. Quando si dice che la filosofia comincia dallo stupore, non si dice altro che questo. La filosofia parte, si costituisce a partire da una condizione di stupor, che vuol dire sia stupore sia rimanere a bocca aperta dell’istupidimento dello stupido. C’è una dimensione di passività nello stupor, nello stupore. In latino stupor in corpore non è altro che l’indolenzimento del corpo, il fatto di non muoverlo più. O lo stupor lingue non è altro che l’incapacità di parlare. A partire da qui da qui la filosofia con un tentativo di superamento dello stadio di stupidità e stupore che alberga nel vivente umano come condizione di passività”. Simone Regazzoni
“Etimologicamente lo stupido è uno che prende atto di aver scoperto di una cosa che fino a quel momento non conosceva e ne prova meraviglia. Alla fine non è così male essere stupidi. Abbiamo peraltro sempre pensato alla stupidità degli stupidi, alla stupidità degli incolti e molto meno alla stupidità dei colti. Eppure esiste anche questo problema. Ci sono molti scienziati, intellettuali, pensatori che ritengono di aver investito così tanto tempo nello studio della loro disciplina, da essere arrivati ad una sorta platò della conoscenza. So tutto non mi serve continuare a studiare. E già questo di per sé è grave, perché una delle basi del pensiero scientifico è che non si arriva mai a mettere punto finale. Si continua sempre ad approfondire, c’è sempre qualcos’altro da studiare” Vera Gheno
“Quando diamo dello stupido a qualcuno spesso stiamo soltanto dicendo, ecco la seconda cosa che esprimiamo, tu sei diverso da me, tu sei distante da quello che io vorrei essere, sto rafforzando la mia appartenenza alla città delle persone non stupide. Ecco stupidità è un termine paternalista che designa la mia superiorità. Ed è per questo che stupido è sempre l’altro. Oggigiorno la stupidità è una accusa che viene lanciata a destra e a manca. Oggi viviamo l’epoca del blastaggio in cui al netto delle posizioni, al netto dei contenuti, al netto delle obiezioni e delle argomentazioni colui che non la pensa come me è uno stupido, è un idiota. E quindi cerchiamo quelle figure anche mediaticamente, che blastano. Quindi non che ci insegnano come la nostra posizione sia sempre insufficiente per confrontarsi con il mondo” Riccardo Dal Ferro
“Appena uscito un libro di Carlo Rovelli sulla fisica quantistica. Una rivoluzione pari a quella copernicana. Una idea di realtà che non è quella che abbiamo sempre avuto, ma è una realtà fatta di informazioni e connessioni. Di cose che sono connesse fra di loro. Solo in quella connessione assumono visibilità. Cosa c’entra con la stupidità, c’entra moltissimo. Secondo Rovelli questa teoria può essere applicata a tutta la realtà, a tutto ciò che vediamo, che osserviamo, chiamando in causa il ruolo che ha l’osservatore. Niente di nuovo per un verso. Se questa cosa diventa la teoria principe della fisica, qualcosa di rivoluzionario c’è sotto, che riguarda anche la filosofia, la politica, il linguaggio, la sociologia, un po’ tutto. E anche l’analisi politica, perché leggendo questo libro mi è venuto in mente quello che è successo in Calabria rispetto la sanità” Angela Azzaro
“Veniamo educati, ed educate a fuggire dalla stupidità e quindi a sperare che nessuno ci scopra che siamo stupidi, che scopra quindi che siamo ignoranti. Perché la stupidità nel nostro mondo ha un valore negativo. E quindi bisogna prendersi sul serio e cercare di confermare costantemente la nostra visione del mondo. E di scoprire di si, che effettivamente abbiamo ragione. Ecco questo fuggire, questa fuga dalla stupidità, è stupidità. Significa non rendersi conto di quanto le nostre conoscenze sono limitate, di quanto la nostra visione del mondo non è oggettiva, di quanto ci creiamo, nel corso del tempo, soprattutto crescendo, una descrizione delle cose che è la nostra descrizione delle cose, che è solo la nostra di prospettiva, che è una prospettiva limitata, e che come prospettiva umana è sempre falsa. Si può essere stupidi da stupere, e cioè dall’essere stupiti, all’essere stupefatti, dal mondo, dall’accogliere l’urto del mondo. Intelligenti nel senso di intus legere, leggere dentro. E cioè soltanto se tu accogli l’urto del mondo, riesci ad entrare nel mondo. Soltanto se ti lasci attraversare, poi sei al centro della tempesta, riesci a metterti li, dove non ti lasci travolgere dal tornado ma osservi criticamente e consapevolmente quello che accade. Il problema della nostra condizione attuale e che non abbiamo il lusso di abitare la posizione dell’altro e quindi chiunque non la pensa come noi è un illuso, è uno che non è sveglio. Oppure che è un complottista. Di conseguenza non abbiamo più la capacità di sentire l’altra persona. Perché è relativamente importante dov’è che sia la verità assoluta” Andrea Colamedici e Maura Gancitano
“L’aula virtuale o meno è quel magico mondo che forse per primo in vita ci sente definire stupidi. Di solito in corrispondenza ad un atteggiamento ironico, oppure perché rifiutiamo il nozionismo, oppure per incapacità di applicare un certo set di abilità ad un certo problema da risolvere. Io per dire sto ancora a rota sull’ipotenusa sui cateti. Se ci rimaniamo dentro all’aula, abbiamo un altro esempio recente di preclara stupidità. Il consiglio d’istituto del Manzoni, liceo milanese, che fino ottobre 2020 comunica, salvo poi ritrattare, di voler riservare i posti in aula ai soli studenti con la media del 9 usando come foglia di fico, ovviamente l’emergenza sanitaria. Perché non basta tirare dentro solo i fighetti della città. Vogliamo mettere espressamente uno sbarramento elitario che contraddica le stesse finalità della scuola. Il diritto costituzionalmente tutelato ad una istruzione egalitaria accessibile a tutti”. Domitilla Pirro
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