DJ

La mia passione per la musica ha inizio inconsapevolmente non so neanche io quando. So che il mio rapporto con la traccia registrata è profondo e si rinnova continuamente. Sono un animatore musicale, comunemente detto DJ ha inizio inconsapevolmente non so neanche io quando. So che il mio rapporto con la traccia registrata è profondo e si rinnova continuamente. Sono un animatore musicale, comunemente detto DJ. Continuo in tutti i modi a far parlare le persone con la musica. Le mie playlist sono funamboliche e contengono i suoni più vari: sia Buon Natale che Buon Ferragosto contemporaneamente in un abbraccio continuo e senza tempo. Per me la tendenza è scovare la contemporaneità del suono e porgerlo nel “qui e ora” un po’ in avanti o un po’ prima sarebbe diverso. Il ritmo è saggezza. C’è bisogno di ascolto e non di routine. Ecco perché acchiappare il pubblico, oggi, a volte, può sembrare difficile “ma non hai musica moderna??”. Poi entrati in simbiosi, come l’altra sera ad un 40°, anche se accelero e mando in bestia, perché taglio i brani, la fruizione porta ad un retrogusto magico. In tutte le lingue c’è un “grazie”. Un gruppo di signori per un 60° sono entrati tutti in tiro, sono usciti alle 2 di notte tutti sbracati. Un ringraziamento oggi va alla leggerezza e duttilità dei sistemi. Quando ero ragazzo caricavo sul mio vespino due giradischi e un centinaio di 45 giri. Adesso mi basta un telefono per far nascere una vespa ovunque.

Questo è il prologo che ho pubblicato ieri su FB e Instagram.
Rappresenta con questo riferimento musicale la determinazione in comune con gli autori della serie. Rappresenta la vera essenza, la condivisione dello studio, la continua attenzione ad ogni particolare nasce oggi ascoltando questo brano con una associazione logica e creativa da una scena crime romantica della serie TV Citadel: Diana 1° stagione, ideata da Alessandro Fabbri, e vede tra i produttori esecutivi i fratelli Anthony e Joe Russo. È il primo progetto spin-off della serie statunitense Citadel. Personaggi principali Diana Cavalieri, interpretata da Matilda De Angelis, Spia di Citadel che si finge un’agente Manticore per vendicare la morte dei genitori; Edoardo “Edo” Zani, interpretato da Lorenzo Cervasio, Secondogenito di Ettore e Julia e capo della sezione ricerca e sviluppo di Manticore Italia https://youtu.be/viH3HWsa8Z0?si=Hjvf-lz4xa7aCCTl

a-ha Take on me
Gli arpeggi strutturano il testo come fosse pittura per dipingere muri rinfrescarli di armonia o ridipingere stanze nuove, o stanze non imbiancate da chissà quanto tempo. Ambienti che guardano all’esterno come una casa in montagna, o a panorami da piani alti di un palazzo o in altro qualsiasi luogo, Si sente la voglia di sentire il sentire in millesimati l’amore, santificare la propria natura. L’esigenza di avere ciò che essenza piuttosto che abbondanza.

a-ha Take on me live form MTV
Stessa modulazione della precedente elaborazione, qui più sussurrata come incoraggiamento
versione originale di Take on me degli a-ha

Questo per dire che ci vuole poco a cogliere la contemporaneità. L’occasione nasce dal nostro brano. Guardiamo una serie TV e ci colpisce una brano musicale, una canzone. In questo caso una nuova versione. Un brano del 1985 bello coinvolgente e ritmato per quell’epoca, con i capelli cotonati e lunghi e le gonne a zingara. Poi una versione acustica nel 2017, 32 anni dopo la prima versione. Per ricapitolare: il 22 e il 23 giugno 2017 al Giske Harbour Hall in Norway by Henning Svoren and John O’Mahoney at Ocean Sound Recordings si registra una versione pubblica, il 29 settembre stesso anno si pubblica il video di questa esibizione. A seguire il 1 dicembre viene pubblicato la versione video clip con una nuova interpretazione stavolta con le parole del testo. Sarà un’evocazione, una rinascita? E soprattutto il regista della serie o il suo consulente musicale in quale momento l’anno intercettata?

Tutta questa è ricerca, il pubblico sente se la tua scelta da DJ è una scelta frutto di studio, se c’è rispetto vero per il tuo lavoro da animatore musicale

Questa ossessione nel sentirsi liberi di navigare il mondo alimentando la propria conoscenza, l’ossessione verso il rispetto di se stessi del proprio lavoro che prima di tutto è passione, questa ossessione è magnificenza. Mi sembra necessario dire grazie al pubblico, a tutti miei colleghi, a tutti voi a cui vanno i miei affettuosi auguri abbracciosi di buone feste.

Per quanto mi riguarda la santità sta nella musica. Baci

All I Want For Christmas Is You by Mariah Carey (Make My Wish Come True Edition) ha totalizzato ad oggi 713.436.164 visualizzazioni. La Première è stata trasmessa il 20 dic 2019 è tra i 2 video musicali più visti nel mondo by https://MariahCarey.lnk.to/listenYD

Diamanti

E si ritorna all’applauso al cinema “con un film molto complesso”, “un mondo fatto di collettività”, “il pubblico di tutti che si somma”, “c’è sempre qualcosa che te lo fa ricordare”. Tutto ciò è il grande obiettivo del produttore, perché oltre a dimostrare goduria dello spettatore, che ha speso bene i propri soldi, immagina un buon incasso per e con la magia del passaparola. L’applauso, oltre a quello appena detto, è il sentire comune che si manifesta, e non è meraviglioso?. Non c’erano taglieri, un insieme di scelte senza monotonia. Meglio scrivere su cosa ci piace allontanando cliché. Evito giudizi impropri per descrivere sensazioni al contrario quelle sul conformismo, per esempio. Un artista votato e non contraffatto fa sempre qualcosa per chi guarda, per chi ascolta, per la platea. Un artista anticipa quello che arriva. Certo che lo sguardo è sempre differente. “Il suo personaggio (lo stesso Ferzan Ozpetek) non è scritto, è esposto” questo è il commento di Francesco Alò, pieno di citazioni magistrali, che ,oltre ad essere un mio maestro, mi ricorda sempre un mio grande obiettivo. Francesco è un critico cinematografico, è un album di clip che le mescola nei suoi discorsi raccontativi che si allargano a dismisura senza confini fino ad arrivare a “Effetto notte” di Truffaut. C’è “Il piacere di lavorare insieme” si sente, ed è meraviglioso, fa commuovere. Buon giorno, ieri ho visto Diamanti film diretto da Ferzan Ozpetek. Mi è piaciuto molto, mi sono stupito più volte. Ritagliata la bravura, portata a casa, di attrici che si sono date senza paracadute come Maria Venier “extratestuale” per Francesco Alò e condivido, Jasmine Trinca, Luisa Ranieri, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Milena Vukotic e tutti gli altri. “18 storie, 18 personaggi. Ognuno ha un piccolo elemento che la rende non mera superficie, non mera funzione, ma che fa si che rimanga impresso” questo è il commento dell’asciutto Mauro Donzelli. Un film che mostra il pensiero e l’azione, il dettaglio e la totalità. Sono spunti molto importanti, aggiungo necessari nella definizione di un’opera d’arte. Provo un sapore nuovo, un progresso di avanguardia e lo accosto al recente film di a Paolo Sorrentino Parthenope. Le differenze si sovrappongono e manifestano lo stato dell’arte. Il pensiero che procede con la vita, dopo Diamanti, si rimodula, lo inquadro meglio e mi ritorna il film di Paola Cortellesi C’è ancora domani. Infondo cosa è l’ingegno di artista, uno sguardo, un colore che se mescolato ad un altro sguardo o ad un altro colore, o ad altra sensazione, diventa una nuova informazione, un passo in avanti. Una nota che compone l’esperienza di ieri. La mia esperienza che all’Ariston assieme ad amici cari ho anche incontrato bella gente che nel dettaglio della mia attività personale e professionale giocano ruoli interessanti. Ci metto anche questo tipo di contesto nel retrogusto. Mi porto a casa la conferma della simpatia di Geppi Cucciari, il suo immagino sia un allenamento continuo, a tratti sembra invadente invece è un continuo brindisi alla spontaneità che per chi la pratica è sempre una strada in salita perché posta in essere così nuda e cruda sembra di animatore e invece è come uno specchio d’acqua dove a volte non vedi il fondo. Brave le sceneggiatrici Elisa Casseri, Carlotta Corradi. Si consiglia la fruizione. Il regista vede cose che altri non vedono, lo scambio di fiducia deve essere necessario. Come l’idea del pranzo che gli appartiene e che a me è tanto cara. A fine anni ’90 ho ideato e realizzato uno spot per un azienda basato sull’armonia del pranzo, una pietra miliare. Mi stai leggendo e colleghi l’emozione, spero che tu ti ci possa rivedere. Il dettaglio della tovaglia finché non è quella giusta. Quante volte ci si stanca a trovare quello che ci piace o a raggiungere un obiettivo o essere privati di qualcuno o qualcosa pur di fare la propria rivoluzione. Il pranzo è collegato al lavoro giornaliero, ad una quotidianità che muta sempre, alla costruzione delle portate, dal mercato al gusto, dal produttore al consumatore. Per sfidare le insicurezze ci vuole un grande lavoro, ci vogliono fede e sfide. Evitare di scappare dalla paura, è lo scambio di messaggi tra il regista e l’attrice prima di lavorare assieme. Con la magia prodotta dal team ogni dettaglio viene illuminato, rafforzato. Anche se si è davanti alla propria solitudine si sa che ci sono punti di riferimento che vengono condivisi perché il pilota ti fa innamora di ogni cosa e si attiene alla rotta, al lavoro in corso. Tutto va verso la convivenza conviviale; ecco da dove deriva la commozione perché ci riesci a realizzare qualsiasi cosa. Mettiamo in campo sempre la verità. “Conta solo ciò che resta dentro di noi”. Approfitto per ricordarti che dal 16 al 18 gennaio all’Auditorium Salesiani in via Cifali, 5 si replica lo Spettacolo L’Altro ieri interpretato da Alice Canzonieri. Il prezzo del biglietto è €10. Due spettacoli ogni giorno: ore 17.15 e ore 20.45.

https://youtu.be/PLgaoOPogyk?si=1Yk6wAxzlIqfnUaR

Buone Feste

No prassi, no abitudine. L’Associazione Capolavori è oggi più che mai un gruppo di lavoro indipendente, dedicato alla creazione di progetti teatrali innovativi. Non è facile mantenere la rotta di fronte agli ostacoli e ai divieti di transito, ma è proprio nella difficoltà della nostra missione che risiede la sua bellezza e limpidezza. Fondata nel 2019 con l’arrivo delle nuove generazioni, l’Associazione Capolavori si impegna con forza nell’arte innovativa e all’avanguardia, dedicandosi prevalentemente al Teatro Sociale. Il nostro obiettivo è avvicinare le periferie e rinnovare il gusto di chi si considera un habitué. Quest’anno, la programmazione 2025 segna un passaggio di testimone tra dinastie dedite all’arte e persone coraggiose che, spesso come mecenati, promuovono una diffusione culturale libera da vincoli “patriarcali”. Da ciò nasce un desiderio struggente e aggressivo di sbarazzarsi degli stereotipi, la nostra missione è liberare l’arte e la cultura, permettendo a ciascuno di esprimere il proprio potenziale creativo, in una meticolosa contaminazione che resiste al tempo e agli spazi. Ovunque e chiunque siate, Salvatore, Tony, Alice, Anna, Manlio, Renato, Christian, Daniele, Francesco e Angelo Vi augurano Buone Feste.

Art déco

Ippopotami

Gli ippopotami vivono e sono molto contenti. A fotografarli mostrano tutti i denti. E dimenano il sedere, oggi molto più di ieri. Gli ippopotami ti sorridono volentieri. Si racconta che un tempo eran pallidi ed impulsivi. Ma era il tempo che c’erano i buoni e i cattivi. I più vecchi ogni tanto rimpiangono la fanghiglia. I più giovani stanno benissimo in famiglia. Gli ippopotami non hanno pensieri, ma sembrano meditare. E si dicono tutti che ogni ippopotamo è uguale. Anche tra loro c’è chi suda, chi scende e chi sale. Ma un ippopotamo vero resta normale. Ma un ippopotamo serio resta normale. Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. D’estate in montagna, d’inverno in riviera. Li vedi passare vestiti da sera. Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. Discendono il fiume se c’è la corrente. Si stancano poco, pochissimo o niente. Gli ippopotami ballano quando nessuno li vede. E ogni tanto ballando ballando si pestano un piede. Ma si chiedono scusa perché maleducati non son. E poi quelli che sanno il francese dicon “pardon”. Gli ippopotami non fanno niente, basta la presenza. Ippopotami non si nasce, si diventa. E se li vedi con gli occhi socchiusi. Non è vero che stanno a dormire. Fanno finta per non farsi infastidire. Gli ippopotami una volta litigavano con le iene. Ma anche quelle per loro oramai sono bestie per bene. E poi questa è una libera scelta e va rispettata. Perché l’acqua che hanno bevuto è acqua passata. Tutta l’acqua che hanno bevuto è acqua passata. Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. Galleggiano lenti, rotondi e contenti. La faccia però e solo quella coi denti. Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. Annusano il vento di terre lontane. Si accoppiano stanchi contando le lune. Gli ippopotami li puoi dividere in padri, madri e figli. Però in fondo non ce n’è uno che non si assomigli. Quando mangiano è l’ora più bella, mangiano di tuttoSolo un altro ippopotamo può dire a un ippopotamo: “Sei brutto!”E alla fine si riuniscono tutti a guardare le stelle. Perché uno gli ha detto una volta: “Noi veniamo da quelle”. Ma siccome non hanno le mani per farsi una scalaTornan tutti nell’acqua aspettando la prossima sera. Tornan tutti nell’acqua aspettando la prossima sera. Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. Il primo dell’anno van tutti in crociera. E cantano in coro: “Bel tempo si spera “Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. E sognano dietro agli occhiali da sole. Domani si cambia, domani si vola. Ippopotami, pà pà. Ippopotami, pà pà potami. Dichiarano seri alla televisione. Che i giovani voglio un mondo migliore. Ippopotami, pà pà potami. Ippopotami, pà pà potami. Distesi nel sole sbadigliano piano. E sembrano fermi, ma vanno lontano.
Ippopotami di Roberto Vecchioni

C’est-à-dire

Il video di Geolier chiude con questa frase “L’amore vero è pace, non tormento”. Questo segno di distinzione tra bene e male si può applicare a tutto. La nostra interiorità è un bene prezioso che lavora ogni istante. Le scelte che da “pratiche” passano all’”inconscio” e poi ridiventano azioni, istinto, sono la nostra enciclopedia dei vissuti e della saggezza. Buon giorno. Il sole imperturbabile entra in camera mia, siamo abituati alle belle giornate, anche al freddo, lo preferisco al caldo. Occorre che cambi materasso perché mi alzerei diversamente se il materasso fosse buono. E intanto sto, resisto, affronto il presente con amore anche se scunucchiato. Ieri sono stato alla festa di Alessandro. Sono di quelle belle cose che incontri nella vita, come un segno di gratitudine. Una piacevolissima serata dove il leitmotiv è la semplicissima gioia della nostra rivoluzione umana che diventa di tutti, l’amore si espande e diventa aria frizzantina. Una festa tra una canzone di Corrado, balli e samba, e un buffet allegro. Stimoli a realizzare una poesia vissuta in un continuo evolversi che si chiude con Carmelo che assieme alla moglie e la loro bambina Maria mi accompagnano a casa. Una festa oltre la resistenza, una festa di comunione come si evolvei con mia sorella Paola. Torniamo alla “pace e non al tormento” lo scambio di messaggi con lei, ieri pomeriggio. Al centro mio padre che ho risognato stanotte. Stavo parlando con Vittorio Gassman e cercavo di fargli vedere, tra il PC e il cartaceo, le pagine del libro di Maurizio Giammusso “LA FABBRICA DEGLI ATTORI” in cui si legge il nome di mio padre negli anni dell’Accademia d’arte Drammatica “Silvio D’amico” che vanno dal 1950 al 1953. Un diario, una testimonianza spettacolare con attori e registi che hanno fatto grande il teatro, come mio padre, operatore culturale instancabile, curioso e appassionato. Uomo che mi ha messo al mondo, grazie a Lea, e mi hanno trasmesso le loro valanghe emotive, i loro infiniti sguardi che leggo nell’essere inconscio e realtà. Tornando al sogno ad un certo momento, mentre giravo tra studio e altre stanze alla ricerca delle foto del libro, entra mio padre e salutandoci, a me e Vittorio Gassman (questo saluto è accaduto nella realtà) dice ad entrambi che si va a sistemare visto che era in tenuta da casa. E adesso condivido, gusto un caffè mentre si lavora, e leggo flussi che arrivano vigorosi preceduti da un “c’est-à-dire” che significa principalmente “sono felice che ci sei”. Non serve linkare conferme, per comprendere che “quest’anno i buoni propositi si sono presentati come una call to action impellente, sfidante e necessaria.” La conferma sta in queste parole (ACTION, IMPELLENTE, SFIDANTE E NECESSARIA) messe a messa come un’insegna pubblicitaria e come insegna accademica che le sfide sono l’unico modo di procedere nella vita piuttosto che lo stipendio intenso come una sicurezza da spendere. Colgo l’occasione in questo post per ricordare ad amici, parenti, naviganti e re di ogni colore, che “come in una Spoon River tutta siciliana, Franca Viola (interpretata dall’attrice Alice Canzonieri) ci porterà ad Alcamo, negli anni ’60, in un prima e dopo che è ancora attuale, purtroppo, visto il caso – divenuto internazionale – di Gisèle Pelicot.” Questo e tant’altro dal 16 al 18 gennaio 2025 con protagonista la bravissima Alice Canzonieri, in L’Altro Ieri, lo spettacolo teatrale che andrà in scena presso l’Auditorium Salesiano di via Cifali 5 a Catania. Prima tappa di un progetto molto ampio. Per cui, vi invito a REGALARE il Teatro a Natale.

Prevendita a Catania Spettacolo L’altro ieri

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Via Torino, 53
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Piazza Roma, 18
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Viale Mario Rapisardi, 61
. MCopy
Corso delle province, 17

Costo biglietto €10

Auditorium Salesiani Via Cifali, 5 – Catania
Da giovedì 16 a Sabato 18 Gennaio 2025,
due spettacoli 17:15 e 20:45

L’ALTRO IERI
liberamente tratto dalla storia di Franca Viola
con Alice Canzonieri
Drammaturgia e regia, Salvatore Greco
Brani tratti da Sangu me di Myriam Lattanzio
Produzione, Associazione Culturale Capolavori
per maggiori informazioni tel. 3515870269

Identità

Il mondo è un palcoscenico.
l’identità non è niente di più che un costume

Immagino di essere esattamente uguale a te, né meglio, ne peggio.
Perché nessuno è stato o sarà mai esattamente uguale a te o a me

Alla fine saremo giudicati per il coraggio dei ns. cuori

L’impossibilità è un bacio di distanza dalla realtà

Più è arte, più è finzione

Dinamiche

Le emozioni che nascono dalle sfide per qualcosa che non puoi neanche raccontare sono felicità. Le emozioni che tenti di raccontare le puoi soltanto provare come la funzione della tua vita che risponde dicendoti sei vivo, stai lottando, stai realizzando stai concretizzando ti fa sentire gioia. Queste emozioni sono momenti che ti spingono in avanti, sono risposte alle preghiere, alla meditazione. Allora voglio andare avanti al potere politico, superare i silenzi. Voglio concretizzare. Ognuno di noi si muove nelle direzioni più diverse. Nel mio caso l’arte, nel mio caso il dialogo con un pubblico attraverso una scrittura drammatica attraverso una serie di movimenti orchestrati, un assieme che si chiama regia.

art decò

Rispetto

La parola dell’anno per Treccani è “rispetto”. Nella motivazione si spiega che è stata scelta per “la sua estrema attualità e rilevanza sociale”.Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, I condirettori del Vocabolario Treccani spiegano: “Dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui, nelle relazioni internazionali”. È anche tra le nostra parole preferite. E l’origine ce ne svela il senso: da re-spicere = guardare bene, guardare indietro, ri-guardare. Capire il valore di una persona o di un fatto nel suo complesso, non distrattamente, non superficialmente, non solo là per là. Il rispetto è cosa che ha a che fare con la responsabilità. Il rispetto è quello sguardo consapevole, quell’indugiare necessario per sentire il valore di chi o ciò che osservi. Si traduce in azioni. Mancanza di rispetto è non pensare alle conseguenze dei nostri gesti. #Labodif#Etimo fonte https://www.facebook.com/labodif

Scolpisco ogni giorno le alture della mia vita. Rispetto. Ampio. Facciamoci potenti docce d’educazione e rispetto. Rispetto accettante, quanto ci prego,
in questa nostra essenza. Usiamo il bagnoschiuma dell’equilibrio. Il sentire come uno shampoo neutro è l’amore per sé. Mi sono fermato su ciò che sono, un infinito senso in cui c’è il tutto all’infinito. Figli. Plurale metafora, gioco, rispetto di sé, educazione. Dire e fare di un coerente consapevole. La vita è fatta di relazioni, di rispetto, di dialogo. Quella sera ho mangiato tanto rispetto alla dieta in corso. Vivo innamorato dell’agire, perché l’attenzione alle piccole cose e una rispettosa verifica di idee e obiettivi.
(blob di Parole Chiuse in Casa sul tema del rispetto)

Robert Doisneau

Pensieri e parole

Ieri sera sono andato al Premio Danzuso, mi ha fatto piacere entrare in quel salone che conosco da bambino. La prima sensazione è che ho trovato una atmosfera spettrale. Non so se per il desiderio di contestare o perché è verità ho percepito una profonda vuotezza anche se ricca di personaggi, anche se riconosco lavoro e comunità. Se non ci fosse questa condizione di scambio relazionale questa mail sarebbe una pagina di diario nascosta tra le mie cose. Nello stesso contesto mi sono chiesto se l’età sblocca o blocca mentre un signore davanti a me più grande di me di qualche anno continuava a fare selfie come se non ci fosse un domani. Il contesto, le fasi del premio Danzuso mi hanno fatto pensare al preteso spazio di ognuno di noi, al “lasciami passare” all’avidità delle idee alla voracità, all’opulenza politica. Vedevo sul palco Luana Rondinelli premiata da Orazio Torrisi e adesso mi echeggia la canzone di Lucio Battisti “Che ne sai di un bambino che rubava. E soltanto nel buio giocava. E del sole che trafigge i solai, che ne sai. E di un mondo tutto chiuso in una via. E di un cinema di periferia. Che ne sai della nostra ferrovia, che ne sai. Conosci me, la mia lealtà. Tu sai che oggi morirei per onestà. Conosci me, il nome mio. Tu sola sai se è vero o no che credo in Dio. Che ne sai tu di un campo di grano”. Un susseguirsi di pensieri come la commozione di Gaetano La Mela sul palco parlando del suo lavoro, bello! Non è facile tradurre le sensazioni. Sento un’overdose di stimoli di necessità personali che diventano di tutti in un esasperato bisogno di allegria che di fatto è un’incapacità a vivere la propria solitudine. Come al solito viaggio in autobus e visto che l’attesa ieri sera è stata tanta stavo desistendo, invece ho mantenuto l’obiettivo e ci sono andato. Il segno che ci sono andato e di essermi portato a casa tanta tristezza mascherata a business culturale, movimenti occasionali in cui le lobby sono al primo posto. L’angoscia è dilagante. Oltre alle lacrime di Gaetano mi sono portato a casa l’incontro con Lucio Di Mauro con il quale c’è un progetto in corso che riguarda Sant’Agata ed in particolare la Candelora dei Maestri Artigiani. L’ascolto della nuova giovinezza di Maria Lombardo che scopro essere curatrice di un libro sulle famiglie teatrali di Catania, un’altra info che può tornarmi utile. Sguardi di gente che conosco. Da qui riflessione sulla capacità di tenere la rotta con la forza e la saggezza, di tenere fede alla naturalezza delle cose e dei fatti. Prima di andare ho sistemato la situazione in banca con due azioni prendere e versare. La cosa più importante dell’essere uomo è la determinazione perché si può essere sviati da molte cose. Mi piace leggere la risposta del prof. Carlo Colloca in posta in arrivo come mi piace leggere le mail di Daniele in posta inviata. Cosa serve tutto questo? Ad aggiornare continuamente la traiettoria. Ieri sera pensavo se è il caso di rimodulare l’idea della conferenza stampa in occasione dell’Altro ieri, chiedo consiglio a te. Si può fare un accenno. Il progetto è molto impegnativo e desidero che tutto sia ben allineato. Si può fare una CS in cui si fa un accenno al programma spostando i dettagli a febbraio. Questa mail sta a significare come riuscire ad ascoltare il mondo anche da un punto defilato. Questo ci permette di portare a casa continui riordini come modifiche al copione, perché il desiderio è fare le cose per bene avanti tutta. Sono necessarie ulteriori riflessioni di salvaguardia per il lavoro e la soddisfazione di tutti. Ringrazio che ne posso parlare con te aggiornando il reciproco scambio. Buon giorno

Capacità

Oggi mi fermo a pensare all’improvvisazione che è ” uno svolgimento o esecuzione che si realizza con facilità e immediatezza inventiva”. Mi occorre sapere, conoscere per improvvisare. L’improvvisazione teatrale “è una forma di teatro dove gli attori non seguono un copione definito, ma inventano il testo improvvisando estemporaneamente. Questa tecnica mescola la perizia tecnica degli attori con spunti presi dall’immaginazione degli stessi, dal pubblico e dall’ambiente circostante mediante interazione diretta (es. conversazione) o indiretta (es. biglietti compilati dal pubblico prima dello spettacolo). A seconda della tipologia di spettacolo e della modalità improvvisativa degli attori, gli spunti esterni potrebbero essere ridotti o nulli o, al contrario, essere continuamente incorporati nel corso dell’esecuzione (es. il grido di una persona dal pubblico, il suono di un cellulare, il malfunzionamento di una luce del palco, ecc)”. Per improvvisare bisogna avere, possedere, essere all’altezza, godere di conoscenza, di sensibilità come quando improvviso una pietanza se non ho gli elementi come faccio, posso giocare d’immaginazione e creare un nulla con il nulla. I cinici non possono improvvisare, perché ci vuole amore per improvvisare. A me piacciono le sfumature, gli incontri come quello di
Milton Greene nel 1953 con Marilyn Monroe. In queste foto c’è tutta la capacità di un fotografo che coglie tutta potenza di una donna, una attrice che aveva in sé la grande maestria di essere attrice pur essendo tormentata. Ubriaco si e allo stesso tempo poeta, la poesia è una virtù che si costruisce, la capacità non si può ne comprare, ne confondere perché è una risorsa costruita nel tempo. Possiamo cucinare in mezzo in boschi o in mezzo al mare se siamo capaci di farlo e soprattutto se abbiamo la materie prime oltre la capacità, con quel pizzico di fantasia che l’elemento segreto. In caso contrario noi a Catania diciamo “arrunziamo” generalmente si dice mpapocchiare. Apro la riflessione a riguardo


Marilyn Monroe photographed by Milton Greene, 1953