La forza della scuola, della curiosità e della passione.
Venerdì pomeriggio mi muovo per andare da ZO, Centro Culture Contemporanee. All’ingresso saluto Silvio Parito che rappresenta il teatro, al botteghino chiedo del mio accredito. Avevo scritto last minute e non sapevo se avessero letto la mia richiesta. Dopo una verifica tutto ok, siamo in attesa che aprano la sala. Saluto Aldo, Emanuela, Enrico, Salvo, Paolo e tanti altri. L’accoglienza è in musica e non solo, Barbara, di cui parlerò dopo, mi offre un bicchierino di liquore a mo’ di benvenuto. L’atmosfera è di riscaldamento, c’è chi canta, chi suona, chi gira per l’ingresso regalando sorrisi. Al Villaggio questo era il rito di benvenuto, importante, la chiamavamo accueil; in questo contesto è coerente, lo capiremo dopo.
In sala mi siedo in prima fila. Rossana, la protagonista, è già in scena. Le avevo promesso che ci sarei stato, non solo perché è stata Liza in uno mio spettacolo in discoteca, infiniti anni fa, ma anche perché molto interessato, meglio dire curioso, alla regia di Gisella Calì, dopo aver visto e apprezzato a febbraio al Piccolo Teatro di Catania lo spettacolo dedicato a Federico Fellini.
Nel frattempo Emanuela non trova il suo telefono, poi, va in macchina, ed è lì, il panico rientra. Scrivo dopo tre giorni da girovago spettatore. Giovedì Crisi di nervi al Verga, venerdì, appunto, Life is a Cabaret e ieri sera, sabato, Piccolo grande Varietà al Teatro Brancati. Tra il secondo e il terzo qualche affinità, scriverò in seguito. Intanto mi dedico a raccontare ogni minuscola sensazione raccolta seduto nella mezza tribuna di ZO, metà della sala ospita tavoli e sedie posti come un cafè concerto. All’uscita chiedo ad un mio amico poeta, Pietro Cagni, una veloce sensazione, non lo vedo da quest’estate, ha collaborato ad un mio laboratorio, è persona compita, timida al punto giusto, felice di incontrarci. Spinto dal mio insistere a dare una sua partecipazione, un suo vissuto, evidenzia l’aspetto sexy. Parto da questo stimolo?
Si, la musica è sexy soprattutto nella combinazione consumistica, avida, intensa dello spettacolo, del comunicare, con passione e decisione lo diventa ancora di più, come Elodie, e tante altre cantanti, l’attrazione è un must. Bisogna avere quel quid come Giorgia Morana in Mein Herr che recita movendosi attorno ad una sedia in sintesi …” è stata una bella faccenda, ora è finita, e anche se prima mi importava, ho bisogno dell’aria aperta, stai meglio senza di me, signor… “. Questa è la sfida del personaggio e la scossa della soddisfazione da astante, da spettatore, da appassionato. Colgo la bravura di questa giovane interprete come una grande attrazione in un contesto generale che sa di Nave da Crociera o Hotel di Las Vegas. Grandi spettacoli per chi è in vacanza. Il teatro, in questi contesti in cui bermuda o smoking sono allo stesso livello, ha un approccio diverso, più disteso e coinvolto. Al primo posto la spensieratezza. Di questa canzone conservo un aneddoto. Nel ‘79 giravo i teatri d’Italia per promuovere VALTUR con uno spettacolo didascalico, dopo una sequenza interpretata da Olivia Girardi proprio con Mein Herr entravo in scena con Emilio per lo sketch di Tommy.
Guardo lo spettacolo e sento la storia intrecciarsi con ogni mio ricordo, Liza Minnelli è un’autorità per noi attori animatori, costruttori di evocazioni. Con sua madre non è lo stesso, ad esclusione del tormentato Somewhere over the rainbow, Way up high, There’s a land that I heard of, Once in a lullaby (Da qualche parte sopra l’arcobaleno Molto in alto C’è una terra di cui ho sentito parlare Una volta in una ninna nanna)
La stessa canzone interpretata da Israel Kaʻanoʻi Kamakawiwo’ole cantante e musicista statunitense nativo delle Hawaii che fa un arrangiamento ondeggiante, viscerale, premiato all’interno del film 50 volte li primo bacio con Adam Sandler e Drew Barrymore. Film in cui il protagonista ogni giorno faceva innamorare la sua amata. Il mood dell’opera teatrale.
Questi sono i collegamenti, vari punti di partenza. Scopriamo o riscopriamo ricordi. Accediamo alle emozioni.
Al secondo posto Two Ladies. Mentre ringrazio in cuor mio per la citazione e l’evocazione mi distraggo e vado al film, a quel gioco “tutti a Berlino hanno una compagna fantastica, qualcuno ne ha due”.
La prima battuta dello spettacolo che acchiappo è “nessuno di loro è pazzo per come dite voi”, non ricordo chi la recita, la ricordo punto, e questo mi basta.
C’è una cura dei particolari, l’atmosfera è camaleontica. Abbraccio Barbara Cracchiolo, le riconosco molte capacità, qui in un ruolo importante per questa messinscena. Barbara, che ho incontrato all’ingresso in teatro, è la coreografa e mi piace confermare la sua timidezza a fianco della sua grinta.
Il merito di questa formazione, del risultato, è della regista Gisella Calì che ha fatto un buon lavoro di scrittura e di casting e ha scelto attori e collaboratori entusiasti in colorate paillettes.
È un biopic con passaggi della storia di Liza Minnelli che non conoscevo. Il dosaggio tra storia e messinscena è perfetto, l’avevo già notato nel primo spettacolo visto a febbraio su Fellini.
C’è un intervallo che divide lo spettacolo in due tempi, si può andare al bar nel frattempo, questa atmosfera mi conferma che “siamo all’interno di un circo“, un circo pratico nella sua funzione di gioia condivisa, dove non c’è differenza tra attori e spettatori.
Parlo con Laura Sfilio una delle tre protagoniste, colei che interpreta Judy Garland. Mi racconta che l’anno scorso Gisella Calì l’ha chiamata proponendole questo ruolo. Lei risponde che “il personaggio ha una voce scura e lei nasce come soprano leggero (…) E invece mi ha propria convinta, mi ha portato in questo mondo, mi ha parlato con entusiasmo delle ricerche cha aveva fatto su queste figure di Judy di Liza, e mi sono letteralmente innamorata di questo ruolo”. Mi racconta anche che per lei il pianoforte è l’inizio di tutto, ha scoperto che riusciva a suonare e cantare insieme. Le chiedo di Rossana “il mio rapporto con Rossana è meraviglioso. Noi siamo attaccate in camerino strette/strette così, stiamo benissimo!”
Senza farmi mancare niente ascolto Liza da ragazza “Questo spettacolo è molto forte, è nel mio cuore, una regia meravigliosa. Artisti e performer bravissimi che ci fanno sentire in scena speciale. Sono Giorgia Morana, sono una performer di musical, sono catanese. Ho iniziato quando ero piccola, in realtà canto da quando ne ho memoria. Ho iniziato con il musical a 17 anni qui all’Accademia Nazionale del Musical” sottolinea “qui”, mi fa pensare molto, mi commuove. Giorgia sente la regista non solo come guida dello spettacolo, anche come maestra della scuola che ha frequentato.
Poi mi congratulo, stringo la mano a Gisella Calì e le dico con grande piacere che per me questo è il secondo spettacolo con la sua regia. Mi piacerebbe vederne altri.
L’arte è sovrana. A chiudere questa euforia, sembra di essere in una discoteca anni ’40, con movimenti, incontri e sguardi, dove la musica trionfa, vado ad abbracciare Rossana Bonafede. La sua interpretazione fa lo spettacolo, il suo essere attrice narratore è lungo tutto la narrazione. La sua interpretazione è stata la rotta disegnata dalla regista, ed è chiara, il filo conduttore. Una interpretazione composta pregevole e in tanti momenti commovente. La vita e l’arte sono un continuum. Lei e Liza sono uguali, “ci si ritrova perfettamente”, ci sono dei momenti che sono uguali “mi vesto da me, quasi”. Un personaggio che le appartiene davvero tanto. “Un mondo meraviglioso e anche tanto doloroso”.
Tutti bravi, tutti coraggiosi, tutti dediti e appassionati come Antonio Campanella che ci mette tutto se stesso e a cui va il mio pensiero nel scrivere questo racconto del mio vissuto di Life is a Cabaret. Leggo nell’impegno di Antonio, nella sua devozione, un punto di partenza. Auguro ad Antonio la capacità di rompere il guscio che lo contiene e far uscire l’animale interprete, perché a volte la misura va lasciata libera. Questo è per tutti, la verità nasce dal nostro coraggio.