Un giorno come tanti altri. Felicità attraente. Avevo traslocato da una settimana riprendendo con la mia GH5 andirivieni di persone. Scene per un film che ho prodotto nel 2018. Oggi tre anni fa. La sera esco e vado ad una presentazione di libro, relatrice una mia amica. A lavori conclusi, stavo andando via non prima di aver salutato l’onesto gestore del bar e altri che stavano lì attorno. In quell’andare un incontro che ha cambiato molti miei orizzonti, li ha resi infinitamente belli e ricchi di ogni cosa. Gioia, sofferenza, amore, cultura, viaggi, espressioni d’artista, conquiste, chiarimenti, felicità, dubbi, infelicità, felicità, riscoperta di me e del mio ambiente, attenzione, pazienza, speranza, necessità, evoluzione, rivoluzione, fede.
È un infinito presente che con il coraggio condottiero illumina ogni cosa.
“La letteratura mi ha salvato. La letteratura anche se potrebbe sembra il contrario non dovrebbe mai essere limitata. Dentro ognuno di noi c’è sempre una battaglia che molto spesso è dolorosa. La scrittura è saper raccontare il nostro dolore anche quando ce ne vergogniamo”
Puoi rimanere qui finché ti va. (…) Quando vuoi cambiare strada e decidi che ritorni tu alla guida.
Ieri completo di scrivere una riduzione atti di un convegno per un uso teatrale. Lo inoltro a mia cugina saggia attenta studiosa e prof di filosofia che mi fa qualche commento. A questo reagisco indispettito con questo messaggio: Ho combattuto centinaia di volte contro chi bloccava il mio flusso di pensieri e di creatività. Hanno sempre vinto gli altri fino ad un po’ di tempo fa. Ho nel suo essere impercettibile una interiorità di artista che oggi è più forte della paura di non esserlo. Non capivo cone avvenivano le mie scelte di scrittura. Da ragazzo facevo punto e basta. Dopo il primo matrimonio mille pensieri bloccanti. Con il secondo matrimonio il crollo. Oggi dopo fatiche e fatiche mi sto rialzando e ascolto con gratitudine quella parte autentica e per altro surreale facendo presente a me stesso che sono un visionario e questo lo amo. Se qualcuno non mi capisce se ne facesse una ragione. Spesso nel lavoro di creazione come per semplice riesco ad affermare la mia idea dopo che liberata da sperimentazione è libera di dialogare con il pubblico. Dopo un importante step so crede di avermi capito forse lo è in parte. Desidero rappresentare la mia creatività assumendomi la responsabilità della stessa. Accetto collaborazioni da chi è in https://www.youtube.com/watch?v=7GO15mpPZVgsquadra con me e conosce i meccanismi e i processi la base delle idee che portano all’opera d’arte
Riflettendo che aveva ragione, senza tornare sul messaggio appena inoltrato e soprattutto senza tradire il mio pensiero, le ho inoltrato via WhatsApp un video, questo
Racconta la trasformazione di una sensazione in disegno. Ho aggiunto🥰 una faccina rappresentante attenzione gratitudine e amore
Dopo un pò, non contento ho filmato e inoltrato un video tratto dal film che stavo guardando dedicato a Herman J. Mankiewicz, leggendario sceneggiatore della Hollywood degli anni Trenta e Quaranta. Il film mette al centro al centro il Mank di uno strepitoso Gary Oldman, ex giornalista e critico teatrale del New Yorker e del New York Times che lascerà la Grande Mela per l’assolata Los Angeles dove, insieme ad un gruppo di giovani sceneggiatori, contribuì a fare di Hollywood la fabbrica dei sogni. Il film racconta che il ventiquattrenne Orson Welles (Tom Burke), dopo aver fatto invadere gli alieni in America, arriva come in una visione onirica a proporgli un patto: scrivere la sceneggiatura del suo primo film. Libertà totale e una sola regola: restare sobrio. Ah, e una postilla: il suo nome non sarebbe comparso sulla sceneggiatura. Il retrogusto di Quarto potere in cui si muovo gli uomini e le donne della Los Angeles degli anni Trenta vestiti dai costumi impeccabili di Trish Summerville. Tutti strumenti nelle mani del direttore d’orchestra David Fincher che li fa suonare all’unisono ma sui quali spicca la fotografia in un bianco e nero brillante di Eric Messerschmidt. Filmato in digitale, Mank è un film prodotto da una piattaforma ma che tende a ricostruire con fedeltà ossessiva l’esperienza cinematografica della golden age del cinema hollywoodiano grazie all’effetto fotografico della pellicola, alle inquadrature, al sonoro di Ren Klyce e alla colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross che omaggia il genio di Bernard Herrmann e il jazz. Mank è un film sul potere e su come possa essere esercitato a favore o a discapito di una parte. Se The Social Network raccontava la nascita di Facebook, potremmo azzardare che Mank ne racconta l’evoluzione in un film che racchiude tanti strati di lettura.
Quindi stamattina sveglia e graiutudine con il brano It’s Ecstasy When You Lay Down Next To Me di Barry White
When we met, it wasn’t quite clear to me
What you had in store was there for only me
Silly, you know you took me by surprise
Then I turned and looked, I saw that message in your eye
There you were, I fell on the floor
The way you move, girl, only made me want you more
I did not know you had me hypnotized
There’s a movement of your body dancin’ in my eyes
I know I had to hold you and make you mine
Don’t want to control you just to have a good time
In ecstasy when you’re layin’ down next to me
Oh, no, no, ecstasy, yeah, when you’re layin’ down next to me
I find it hard for me to concentrate
If I don’t make my move, girl, it might be too late
I’ve got to make sure you don’t get away
After all you done, girl, to make me wanna stay
All my life I’ve been searchin’ for a star
Now my search is over and here we are
Livin’ in ecstasy, yeah, when you lay down next to me, yeah
Here in ecstasy, when you’re layin’ down next to me
I wanna hold you and make you mine
Don’t want to control you just to have a good time
Livin’ in ecstasy, well, when you’re layin’ down next to me
Ooh ooh wee, ecstasy, when you’re layin’ here with me
uh-huh
In this ecstasy when you are here with me, yeah
Oh, it’s ecstasy, Lord knows when you’re next to me, yeah
Dopo colazione una prima considerazione data da i miei due gatti sopra gambe mentre recito Daimoku come rito quotidiano da devoto della legge di cause ed effetto.
A seguire una piccola illuminazione
Mi volto e guardo casa mia, il mio salone
Da qui un messaggio a miei amici non solo di fede Buddista.
Buon giorno 🌞🙏Vi partecipo piccola esperienza di illuminazione. Mentre recito Daimoku mi sono voltato a guardare il mio salone dove a nord c’è il Gohonzon. Stamattina mi è chiaro quanto sia importante apprezzare ciò che abbiamo costruito che sia giusto o sbagliato, in linea o fuori linea, perché è il frutto di miliardi di micro e macro azioni. Soprattutto dal sentire di un artista, io, che vive il reale e lo trasforma in surreale. Spettacolo 🏘️🎪🌲
La consapevolezza del Karma. Continuo flusso di saggezza
Ho ripassato il concetto di karma e l’ho condiviso come azione di Kosen-rufu.
Karma in senso buddista viene spesso frainteso anche in oriente, dove ha una lunga storia ed è tuttora presente in numerose culture.
In passato questo principio è stato usato in modo negativo per far sì che i membri svantaggiati della società accettassero le condizioni di vita che si trovavano ad affrontare. Secondo questa interpretazione “rivolta al passato” loro stessi ne erano stati gli artefici, e la sofferenza presente non era che la conseguenza di azioni negative che avevano posto nel passato.
Così, giudicandosi riprovevoli e colpevoli della propria situazione, molti venivano presi da un senso di impotenza. Questa però è una distorsione del significato buddista di karma. Accettare l’idea del karma non significa vivere oppressi dalla colpa e con l’incertezza di non conoscere le cause passate della propria infelicità, ma al contrario significa avere fiducia che il destino è nelle nostre mani e che abbiamo il potere di trasformarlo al meglio in ogni momento.
Karma, letteralmente, significa “azione”. Indica il funzionamento universale di un principio di causalità simile a quello di cui parla la scienza, secondo cui ogni cosa nell’universo esiste all’interno di uno schema di causa ed effetto: “per ogni azione, c’è una reazione uguale e contraria”. La differenza tra la causalità delle scienze naturali e il principio buddista del karma è che quest’ultimo non si limita alle cose che possono essere viste o misurate: esso si riferisce anche gli aspetti invisibili o spirituali della vita, alle sensazioni o alle esperienze di felicità o miseria, gentilezza o crudeltà. In un discorso pronunciato nel 1993, Daisaku Ikeda ha detto a questo proposito: «Il concetto buddista di relazione causale differisce in modo fondamentale dal tipo di causalità che, secondo la scienza moderna, governa il mondo naturale oggettivo in quanto separato dalle preoccupazioni individuali dell’essere umano. Il rapporto di causalità, nell’ottica buddista, abbraccia la natura in senso più lato, comprendendo tutta l’umana esistenza. Per spiegare meglio la differenza, poniamo che sia accaduto un incidente o un disastro. Applicando la teoria di causalità meccanicistica si può indagarne e chiarirne le dinamiche, ma nulla si saprebbe sul perché proprio certi individui siano rimasti coinvolti nel tragico evento. Anzi, la visione meccanicistica rifiuta a priori tali domande esistenziali». Al contrario, il concetto buddista di causalità risponde proprio a queste pregnanti domande.
Originariamente la parola sanscrita karma indicava attività o funzione, ed era correlata a verbi che significavano semplicemente “fare”. Secondo il Buddismo, noi creiamo il karma su tre livelli: attraverso i pensieri, le parole e le azioni. Le azioni, ovviamente, hanno un impatto maggiore delle parole. Allo stesso modo, quando diamo voce alle nostre idee, ciò crea un karma più pesante rispetto al solo pensarle. Tuttavia, poiché sia le parole sia le azioni hanno origine nei pensieri, anche il contenuto di ciò che sentiamo e pensiamo è di cruciale importanza.
Possiamo immaginare il karma come il cuore della nostra personalità, come l’insieme delle tendenze radicate impresse nel punto più profondo della nostra vita. I cicli di causa ed effetto vanno oltre l’attuale esistenza: determinano il modo in cui iniziamo questa vita (le nostre particolari circostanze al momento della nascita) e continuano dopo la nostra morte. Lo scopo della pratica buddista è di trasformare la nostra principale tendenza vitale per realizzare pienamente il nostro potenziale umano in questa vita e oltre. Come afferma un antico testo buddista: «Se vuoi capire le cause del passato, guarda i risultati che si manifestano nel presente. E se vuoi capire quali risultati si manifesteranno nel futuro, guarda le cause poste nel presente».
Il karma quindi, come ogni cosa, è in costante divenire: creiamo il nostro presente e il nostro futuro attraverso le scelte che facciamo in ogni momento. Sotto questa luce, l’insegnamento del karma non incoraggia alla rassegnazione, ma restituisce il potere di diventare protagonisti nello svolgimento della propria vita.
Fonte https://www.sgi-italia.org/il-karma/
Per completare il tutto, prima di scrivere questo nuovo post sul mio blog, ricevo una mail da Typee che la mia poesia Buon Giorno sta per tornare in bozza perchè ha ottenuto meno di 5 voti. Interessante, opportunità di partecipare la mia esperienza anche a loro
Il 27 novembre scorso ho pubblicato una poesia dal titolo Buon giorno con la seguente descrizione. Il valore di ogni vissuto sta nell’essenza del valore e del cambiamento che lo trasforma in una esperienza che matura con le altre esperienze in una amicizia chiamata divenire. Oggi utilizzo l’opportunità e pubblico la stessa con un secondo verso
C’è quasi tutto in questa foto. C’è eleganza, arte, inquadratura, luce, storia, spazio, moda, sguardi, cultura e tanto altro… manca un uomo. Mi consolo perchè forse è l’autore della foto. In questo caso c’è anche l’amore e l’ammirazione oltre che un ricordo di tanta bellezza
Guardando il bello della gente diventiamo entusiasmo.
“Le gente che mi piace”
una poesia di Mario Benedetti
Mi piace la gente che vibra,
che non devi continuamente sollecitare
e alla quale non c’è bisogno di dire cosa fare
perché sa quello che bisogna fare e lo fa.
Mi piace la gente che sa misurare le conseguenze delle proprie azioni,
la gente che non lascia le soluzioni al caso.
Mi piace la gente giusta e rigorosa, sia con gli altri che con se stessa,
purché non perda di vista che siamo umani e che possiamo sbagliare.
Mi piace la gente che pensa che il lavoro collettivo, fra amici,
è più produttivo dei caotici sforzi individuali.
Mi piace la gente che conosce l’importanza dell’allegria.
Mi piace la gente sincera e franca,
capace di opporsi con argomenti sereni e ragionevoli.
Mi piace la gente di buon senso,
quella che non manda giù tutto,
quella che non si vergogna di riconoscere che non sa qualcosa o si è sbagliata.
Mi piace la gente che, nell’accettare i suoi errori,
si sforza genuinamente di non ripeterli.
Mi piace la gente capace di criticarmi costruttivamente e a viso aperto:
questi li chiamo “i miei amici”.
Mi piace la gente fedele e caparbia,
che non si scoraggia quando si tratta di perseguire traguardi e idee.
Mi piace la gente che lavora per dei risultati.
Con gente come questa mi impegno a qualsiasi impresa,
giacchè per il solo fatto di averla al mio fianco
mi considero ben ricompensato.
La cultura è un bisogno vitale dell’essere umano, è la nostra identità, è ciò che siamo. È la nostra storia, i nostri costumi, le nostre tradizioni. #Vuelvealavida vuole ricordarti che ogni volta che torni a teatro, al cinema, a uno spettacolo oa una lettura vinci. Condividi e commenta se vuoi urlare tanto quanto noi …
Come un super 8, la bellezza ritrovata, quelle immagini a cui diamo un nuovo senso. Potere nelle mani, nel lavoro di una costruzione di parole, di un gioco, di incomprensioni che magicamente si comprendono. Questo brano fa parte di due regali mattutini, oggi, senza dubbi, ascolto e porto a casa. Nell’incomprensione c’è la comprensione. Bello
Una marcia lenta, elegante, una voglia di condivisione ristretta ad amici, coraggiosi con cui ci capiamo. Il flusso è come un rubinetto che gocciola perché ha un senso. Quel senso che trovi in una cucina di una grande ristorante, grande punto di ristoro. Quell’acqua che scorre per pulire come segno di saggezza, silente nel suo silenzio, nell’indifferenza dell’altro. Mentre arriva il suono di una parola “madre”. Si aprono file, cartoline di una vita, foto chiare, sbiadite, decolorate. Nel frattempo quella comunità è attorno ad un fuoco a guardarsi, riscaldarsi, bere un buon whiskey. Meditare prima regola per tutto
Testo canzone
Please
Come over to 81st street I’m in the apartment above the bar
You know you can’t miss it, it’s across from the subway
And the tacky store with the mylar scarves
My skin’s as pale as outdoors moon
My hair’s silver like a tiffany watch
I like lots of people around me but don’t kiss hello
And please don’t touch
It’s a czechoslovakian custom my mother passed on to me
The way to make friends andy is invite them up for tea
Open house, open house
I’ve got a lot of cats, here’s my favorite
She’s lady called sam
I made a paper doll of her – you can have it
That’s what I did when I had st.vitus dance
It’s a Czechoslovakian custom my mother pased on to me
Give people little presents so they remember me
Open house, open house
Someone bring the vegetables, someone please bring heat
My mother showed up yesterday, we need something to eat
I think I got a job today they want me to draw shoes
The ones I drew were old and used
They told me – draw something new
Open house, open house
Fly me to the moon, fly me to a star
But there are no stars in the new york sky
They’re all on the ground
You scared yourself with music, I scared myself with paint
I drew 550 different shoes today
It almost made me faint
Open house, open house
Sabato è la summa di un lavoro diligente che implica un processo sistematico chiamato settimana laddove ogni azione è lo scandire di desideri, equlibri, nfinita necessità e valore. Le opportunità di un artista sono prima di tutto i pensieri prima delle azioni
Top Hat, Cappello a cilindro, è un film musicale del 1935 diretto da Mark Sandrich, con Fred Astaire e Ginger Rogers. È uno tra i migliori musical della storia del cinema, elegante e sofisticato, con le straordinarie musiche di Irving Berlin. La coppia Fred Astaire e Ginger Rogers si esprime al meglio, esibendosi con stile, grazia e talento. Il brano del video è Cheek to cheek, il più famoso dei motivi del film, cantato da Jerry a Dale all’inizio della serata all’hotel di Venezia; poco dopo i due ballano in coppia
Sinossi: un famoso ballerino statunitense, Jerry Travers, mentre si trova in un albergo insieme al suo impresario, conosce per caso un’affascinante indossatrice, Dale Tramont, e se ne innamora. Le sue attenzioni, però, non sono ricambiate dalla graziosa fanciulla. Dopo un insistente corteggiamento, Jerry riesce a farla innamorare di sé, ma per un errore la ragazza comincia a credere che lui sia il marito di una sua cara amica. Così, convinta che si tratti di un avventuriero, lo allontana sdegnata.
Jerry è molto deluso. Un giorno, dopo essersi esibito con successo in un musical, Jerry si fa convincere ad andare a Venezia, solo perché scopre che la moglie del suo impresario vuole presentargli una ragazza, che guarda caso è proprio Dale. Comincia così un esilarante gioco di equivoci e scambi di persona, dato che il vero marito della sua amica è l’impresario di Jerry. Ma alla fine tutto si chiarirà, e Jerry e Dale ritroveranno finalmente l’amore.