Il canto delle sirene

Il canto delle sirene, il susseguirsi di esperienze, di sfide. La decisione attuata in proprio e a proposito in un senso di libertà che genera libertà e concretizza passione. Abituamoci alla verità e alla bellezza che produce. Oltre ogni luogo comune come il sapore insignificante di gomma già masticata. Amiamo il gusto del primo sapore, di ciò che siamo. Il mondo vuole individuare l’individuo, la sua essenza produttiva e la sua arte, chicchessia, con le sue peculiarità. Che cosa serve la candela se c’è il sole

 

Amarsi

Nel gioco c’è sempre una ragione, il benessere, soprattutto quando l’ironia è saziante, quando sostieni l’amore con la libertà di un godimento autentico del lasciarsi andare. Quando riusciamo a stravolgere un modello usuale per volgere al nuovo non utilizzare il vissuto, utilizziamo una nuova esperienza. La luce che il nostro passato proietta la vedo riflessa allo specchio. La gratitudine verso il passato e’ il riflesso che illumina il futuro…

Irriverenze

Le irriverenze culturali celate nel vortice della cultura stessa senza appropriati dosaggi. Studio tutti i meccanismi di piacere, orgasmi intellettuali per assuefatti padroni della mente. La storia imbastardita. Vedo stipendiatori di stipendiati mentre l’uomo della caverna vive con il suo vino, buono. È un gran casino illogico, chi sono questi agitatori, cosa vogliono dire i loro movimenti convulsivi? Danza oppressa. Cosa vogliono fare con le musiche trappole? Effetti. Già detti. Ci tocca continuare con la rivoluzione, che scaturisce questo un sano meccanismo introspettivo che dona garanzie di valore, fede. Spazio alla ragione del cuore, al vagabondare della poesia. Spazio alla verità, quella incostruibile. Abbasso i manierismi acidi. Aprire le porte, accogliere la liturgia abbandonata. Per le generazioni oltre oggi meglio la libertà. Contro chi vede che c’è tanta erba. Le pecore sono felici al pascolo. Si accorgeranno che c’è molta plastica

 

30092020

 

Un’artista, il me, dopo aver scritto, assemblato, realizzato e testato una propria opera d’arte si chiude tra sè e sé e dice “e adesso”. Sostengo la mia ricerca, do energia a questa ruota che va avanti in un ciclo continuo. Continuo

La vocazione di un autore, con più o meno paura o con più o meno nuove sfide nel senso di progetti, culturali è il caposaldo della rivoluzione. Il tempo è sempre in avanti perché il flusso della creazione, che parte dall’impollinazione e arriva alla degustazione, è l’unica verità. L’amore tradotto in un apprezzamento pubblico, che bello, che soddisfazione. Saziante

Cultura, che parola infinita, quanto può essere cialtrona. Se è così vomito, altresì partecipo, Io amo il pubblico

“Che spettacolo è se non ti porti a casa qualcosa, come alle feste, ti porti a casa un pezzo di torta”

Parlo di me, mi vedo qualche anno fa a Roma alla spietata necessaria ricerca di una nuova collocazione di lavoro nel campo dello spettacolo. Reazione, dopo anni di lavoro controverso in cui “il progetto fantasioso e artistico” è stato solo strumento di comunicazione d’impresa.

Quante volte mi sono sentito, smarrito. Così sembrava.

Per me è chiaro “chiarissimo” che ciò che conta è la misura della nostra determinazione, del tuo stravagante manifesto, nel frattempo anche solo per te stesso

L’oggi che sarà diverso dal domani, questa è già poesia.

Sono due conseguenze,“ho, qua”

A tutto questo appartiene un elemento fondamentale, la maturazione. Questa visione o si collega, si associa ad un altro pensiero, che è il tempo consumato, o si. Il si come sostantivo. Ovvero il tempo come responsabilità, utilizzarlo al meglio. Dargli valore come un investimento come qualcosa che ci fornisce un feedback sia esso sia un risotto o un dipinto, permettimi anche una masturbazione mentale. Tutto nel senso del tuo senso

Il 30092020 ho debuttato con il mio spettacolo, un monologo dal titolo Semplice interpretato da brava Barbara Gallo. Una costruzione travagliata che dipende da ogni scelta precedente. Andando indietro fino ad ogni lavoro di contorno. Un puzzle dal 2013 ad oggi compreso il cameriere in un ristorante a Catania fino a dicembre 2019. Successo nel dire ce la posso fare  “ce la puoi fare”

Oggi posso avere un riscontro dal pubblico presente, sia per la prova generale del 23  settembre che al debutto nazioanle del 30 settembre 2020, un parlare di ciò che è stato il retrogusto. Un primo abbozzo di dialogo tra produttore e fruitore

La mia arte, la mia drammaturgia in scena, niente di scontato. Un minuzioso assieme di necessità, volontà, lavoro per se ed altri.

C’è un grande orizzonte anche se lo vedo o capisco solo io, in pochi, intimità. Basta per continuare con sogni sempre più grandi.

Rifletto sui tempi forniti da un datore di lavoro nel campo dello spettacolo, che può essere un aiuto senza essere il produttore. Pubblico. L’artista scandisce il tempo e lo utilizza nel migliore dei modi. Grazie

grazie a

Barbara Mirabella, Assessore cultura grandi eventi Comune di Catania

Valentina Noto, Dirigente Castello Ursino Catania

Salvo Lo Giudice, Assessorato cultura Comune di Catania

Roberto Viglianisi, per queste foto

Semplice

Salvatore Greco, drammaturgia e regia

Barbara Gallo, interprete protagonista

Barbara Mileto, aiuto regia

Francesco Noè, direzione tecnica

 

Manipolattori

Leggerezza di anime buone, clowns

Per non dimenticare ogni furbesca manipolatrice intenzione

Teatro Club  nasce a Catania negli anni sessanta. Si costituisce come centro “calamita” verso la società catanese di quegli anni in cui il boom della televisione allenta la curiosità verso una realtà non solo artistica e culturale ma tecnica, di studio e ricerca contemporaneamente. Una sfida, quella lanciata dal padre fondatore Nando Greco, che nel carisma culturale del teatro ha sempre creduto. Obiettivo: sperimentare forme teatrali di avanguardia che potessero rendersi visibili ad una città distratta e non abituata al teatro di ricerca che prende forma di prosa sperimentale e teatro di strada con la compartecipazione di attori provenienti da varie scuole con performances che saranno ospitate in varie sedi della città,  talvolta anche in spazi aperti. Un costante e smisurato interesse per la ricerca e studio delle varie avanguardie nel mondo che non si è fermata nemmeno di fronte alle stragi mafiose degli anni ottanta contro luoghi di cultura e intellettuali e a cui Teatro Club reagisce attivamente con una radicale ristrutturazione, per ragioni di sicurezza, della sede di Piazza San Placido, divenuta sede stabile del Teatro Club dal 1972 sotto la direzione artistica dello stesso fondatore, con passaggio di testimone alla figlia Paola nel 1995 tra le cui ideazioni artistiche è doveroso ricordare “RING”, una rassegna d’arte e cultura con festival di teatro di strada: un momento atto al dibattito fra varie associazioni teatrali del territorio insulare, dove s’incontrano talenti ed iniziative culturali  inerenti al settore, utili a testimoniare e commentare la nostra realtà attraverso anche e non solo l’analisi e studio del personaggio e dei meccanismi teatrali che si muovono dietro una rappresentazione teatrale. Purtroppo non è il primo caso in cui “il teatro”, a Catania in particolar modo, è costretto a chiudere i battenti per mancanza di finanziamenti privati e/o sostegni pubblici.  Pure  Teatro Club sarebbe stato protagonista di una sorte simile: causa scadenza del contratto d’affitto della sede storica di Piazza San Placido, effettivamente svuotata tra luglio ed agosto. Fortunatamente la formazione teatrale che si svolge all’interno di teatro Club è ripresa ad ottobre di quest’anno, grazie all’intervento tempestivo del sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, Antonio Fiumefreddo, che ha deciso di ospitarla all’interno del Teatro Sangiorgi. Una rinascita per Teatro Club che per l’occasione si è rinominata : “Centro Sperimentale Teatrale Teatroclub Nando Greco”. Un esempio di solidarietà che si concretizza in un segno evidente: dire NO a 45 anni di attività professionale svolta con devozione da Teatro Club e dal suo entourage. Solidarietà è stata espressa anche da vari enti e…  credere ancora profondamente nell’albero teatrale e curarsene, non solo con parole, questa volta ha portato ottimi frutti. 

Articolo di Graziella Grisiglione, Lo schiaffo, 27/12/2008

 

Oltre il non detto, nascosto, sottratto, evviva la chiarezza, al bando l’inutilità

Salvatore Greco ha lavorato a fianco di suo padre Nando per parecchi anni con varie difficoltà relazionali come accade spesso tra un padre e un figlio con ego smisurati e orizzonti diversi. Ha realizzato varie attività di teatro ragazzi, ha avviato e formato molti professionisti oggi presenti sulla scena attraverso un innovativo, per l’epoca, format di teatro animazione e comunicazione: Roberto Zappalà, Daniela Orlando, Emanuela Pistone, Valentina Ferrante, Saverio Contarini, Rossana Bonafede, Paola Greco, Teresa Minnella e tanti altri… Ha sostenuto il Teatro Club in vari modi, con la sua passione prima di tutto. Ha dato il suo contributo e la sua attenzione in molte stagioni rivoluzionarie del Teatro Club come quella al Sangiorgi dove ha prodotto il suo Peter Clown.

Salvatore (Turi) Greco è stato un punto di riferimento in Sicilia orientale dell’allora circuito ETI a fine anni 70, da qui l’idea di portare una nuova sfida culturale sul fronte del teatro ragazzi. Questa dinamica ha sostenuto il restyling del Teatro in Piazza San Placido avvenuto nel 1980. Durante i lavori di restauro gli spettacoli si sono svolti al Palazzo Biscari, sede primaria del Teatro Club degli anni ’60.

Ad un certo punto Salvatore Greco è stato sfiduciato dall’interno della stessa famiglia ed è stato estromesso perchè le lobby sono cambiate e le logiche di gestione sono state spartite da zingari del riciclaggio

La verità chiarisce ogni cosa e manifesta serietà, leggerezza, buon auspicio

Generosa generazione

Ogni cammino in questa terra porta con se la magia dell’esplorazione. Tutto parte dalla direzione o panorama al quale ci si rivolge e dalla determinazione con la quale si inizia a percorrere, a volte attraversare, ciò che si sente di fare. In ognuna di queste scelte c’è la nostra missione, vocazione, più o meno ascoltata. Amarsi vuol dire anche questo, ascoltare la propria anima, il progetto che ha con sé. La vita è un susseguirsi di meravigliose opportunità. Semplice

Semplice

Nulla accade pe caso. Ogni impetuosa e sincera vibrazione produce energia qui o da un’altra parte. Questa foto rende giustizia ad ogni grammo della dedizione all’arte. Simboli di amore di chi è felice di abbracciare la parte più anima di sè, semplice. Apriamoci a questa naturale consapevolezza

Love

È il grande sogno di ogni persona comune che vive la sua vita con la gioia e il desiderio della condivisione, della partecipazione dell’amore che se vissuto in due, in famiglia, si moltiplica all’infinito

Love VS Time by Elena Shumilova

 

sun

è una immagine, questa di Piero Fornasetti Sun, 1962 che appartiene alla mia infanzia, al generoso equlibrio tra abbondanza e mancanza

Due

Sii paziente verso tutto ciò

che è irrisolto nel tuo cuore e…

cerca di amare le domande, che sono simili a

stanze chiuse a chiave e a libri scritti

in una lingua straniera.

Non cercare ora le risposte che possono esserti date

poichè non saresti capace di convivere con esse.

E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.

Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,

di vivere fino al lontano

giorno in cui avrai la risposta.

Rainer Maria Rilke (da Lettera ad un giovane poeta)