Egoismo

Quando ascoltiamo gli altri, quando diamo loro attenzione, non siamo più egoisti. La cosa importante è dare valore a ogni persona e stare in buoni rapporti con tutti.
Nichiren Daishonin indirizzava lettere alle singole persone. Ogni lettera è differente, ma alla base di tutte c’è sempre il Buddismo. Non dobbiamo imparare a memoria tutto il Gosho, ma saperne il succo, le parti essenziali. Ciò che più conta non è studiare di per sé, ma mettere in pratica quello che studiamo.
Il Gosho serve per affrontare la vita, ogni persona può trovare un Gosho più adatto a una certa situazione. Quando studiamo per far stare bene gli altri, per trovare le frasi più adatte per incoraggiarli, proviamo una grande gioia.
Inoltre impariamo non solo studiando, ma anche incontrando tante persone diverse, dialogando.
Il problema è che spesso siamo incapaci di imparare: se consideriamo una persona inferiore, non impareremo mai nulla da lei. Ma con l’atteggiamento di imparare da tutti, troviamo il valore in ogni persona che incontriamo. È importante riuscire a sentire che davvero ogni persona è preziosa in egual modo, è un Budda.
Bello o brutto, ricco o povero: non è su questo che dobbiamo basarci.
Riguardo allo studio, un conto è la conoscenza, un altro è la saggezza. Accumulare conoscenza può anche significare avere più saggezza, ma la prima non porta necessariamente alla seconda. La cosa importante è la saggezza.
Una maggiore conoscenza è qualcosa di positivo, ma la saggezza dipende da quello che
desideriamo, dalla direzione che prendiamo con la nostra vita, dalla nostra intenzione. Per quale scopo utilizziamo la conoscenza, per il nostro tornaconto personale o per il bene dell’umanità?
Il punto è utilizzare bene la conoscenza.
L’ideale è interessarsi a tutto, non evitare qualcosa perché non ci interessa.
Nel Buddismo si parla del vero aspetto di tutti i fenomeni: tutti i fenomeni derivano dalla Legge mistica. Si dice anche che il saggio conosce le tre esistenze di passato, presente e futuro. C’è una coerenza profonda tra passato, presente e futuro: osservando il presente, il saggio conosce il passato e indovina il futuro.

Tratto da intervista a TAMOTSU NAKAJIMA, Quando studiamo per far stare bene gli altri, BS 186, pag 5-6

Semplice

Ci sono livelli di semplicità così semplici che se non ci sei abituato possono essere irraggiungibili

Maestro Manzi

Alla prima del suo programma “Non è mai troppo tardi” fece un azzardo: strappò il copione che gli avevano dato e fece una lezione alla sua maniera, improvvisando. Il risultato della “sua maniera” fu che in otto anni, dal 1960 al 1968, circa un milione e mezzo di italiani uscì dall’analfabetismo.

Terminato il programma, con la fama che aveva ottenuto poteva fare qualsiasi cosa. Poteva arricchirsi.

Tornò invece a fare l’insegnante di scuola elementare. Prendendosi, di tanto in tanto, delle pause per dare il proprio contributo a campagne di alfabetizzazione di italiani all’estero. O per insegnare a leggere e a scrivere ai contadini più poveri dell’America latina.

Manzi, che nasceva in questo giorno, fu un uomo di straordinaria intelligenza e sensibilità.

Assieme alla Rai, svolse il compito più grande che si possa immaginare: strappare all’ignoranza tanti nostri concittadini. Ignoranza senza colpa, perché l’Italia di allora era di contadini e operai per i quali l’analfabetismo era dovuto a mancanza di mezzi e tempo. La “didattica a distanza” di mamma Rai colmò questa mancanza.

E se al tempo il risultato fu così straordinario, anche oggi può esserlo, in altre forme.

A Manzi, in questo giorno, il ricordo di tutti noi. Con la gratitudine che gli spetta. Perché questo Paese gli deve moltissimo.

 

One more try

One More Try
Brano di George Michael
Cover Mariah Carey

Ne ho abbastanza del pericolo
I’ve had enough of danger

E la gente per le strade
And people on the streets

Sto cercando gli angeli
I’m looking out for angels

Sto solo cercando di trovare un po’ di pace
Just trying to find some peace

Ora penso che sia il momento
Now I think it’s time

Che tu me lo faccia sapere
That you let me know

Quindi se mi ami
So if you love me

Dimmi che mi ami
Say you love me

Ma se non mi lasci andare
But if you don’t just let me go

Perché insegnante
‘Cause teacher

Ci sono cose che non voglio imparare
There are things that I don’t want to learn

E l’ultimo che ho avuto
And the last one I had

Mi ha fatto piangere
Made me cry

Quindi non voglio imparare a farlo
So I don’t want to learn to

Tieniti, toccati
Hold you, touch you

Pensa di essere mio
Think that you’re mine

Perché non è una gioia
Because it ain’t no joy

Per un ragazzo dei quartieri alti
For an uptown boy

Il cui maestro gli ha detto addio, addio, addio
Whose teacher has told him goodbye, goodbye, goodbye

Quando eri solo un estraneo
When you were just a stranger

Ed ero ai tuoi piedi
And I was at your feet

Non ho sentito il pericolo
I didn’t feel the danger

Adesso sento il calore
Now I feel the heat

Quello sguardo nei tuoi occhi
That look in your eyes

Dicendomi no
Telling me no

Quindi pensi di amarmi
So you think that you love me

Sappi che hai bisogno di me
Know that you need me

Ho scritto la canzone, so che è sbagliata
I wrote the song, I know it’s wrong

Lasciami andare
Just let me go

E insegnante
And teacher

Ci sono cose
There are things

Che non voglio imparare
That I don’t want to learn

Oh l’ultimo che ho avuto
Oh the last one I had

Mi ha fatto piangere
Made me cry

Quindi non voglio imparare a farlo
So I don’t want to learn to

Tieniti, toccati
Hold you, touch you

Pensa di essere mio
Think that you’re mine

Perché non è una gioia
Because it ain’t no joy

Per un ragazzo dei quartieri alti
For an uptown boy

Il cui maestro gli ha detto addio, addio, addio
Whose teacher has told him goodbye, goodbye, goodbye

Quindi quando dici che hai bisogno di me
So when you say that you need me

Che non mi lascerai mai
That you’ll never leave me

So che ti sbagli, non sei così forte
I know you’re wrong, you’re not that strong

Lasciami andare
Let me go

E insegnante
And teacher

Ci sono cose
There are things

Che devo ancora imparare
That I still have to learn

Ma l’unica cosa che ho è il mio orgoglio
But the one thing I have is my pride

Oh, quindi non voglio imparare
Oh so I don’t want to learn

Tieniti, toccati
Hold you, touch you

Pensa di essere mio
Think that you’re mine

Perché non c’è gioia
Because there ain’t no joy

Per un ragazzo dei quartieri alti
For an uptown boy

Chi semplicemente non è disposto a provare
Who just isn’t willing to try

ho così freddo
I’m so cold

Dentro
Inside

Forse solo un altro tentativo
Maybe just one more try

Fonte: LyricFind
Compositori: George Michael
Testo di One More Try © Tratore, Warner Chappell Music, Inc

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Risposta

 

LA MIA RISPOSTA io o chi uguale a me, sentiamo di essere uomini di anima. Sentiamo le difficoltà, comuni a chi poetizza. Confermo, per quanto mi riguarda, di essere fieri più che tristi. La tristezza è di chi si ferma, di chi depone le armi. La tristezza è nell’animo di chi scambia negativo per positivo dando accezioni contrarie al loro significato primario/madre: di questo oggi se ne fa un grande abuso. Tu domandi “Come vi sentite?” Io ti rispondo OTTIMISTA, il senso dell’arte AUTENTICO E UMANITARIO è sempre in controtendenza. L’oggetto di attenzione è il ns social amico che vende i libri per pagare l’affitto. Le sfide vere sono in campi infiniti laddove c’è di tutto: vendere libri, camminare a piedi per infiniti luoghi, patteggiare il consumo dell’arte, sentire negli altri l’inferiorità confusa con la superiorità, e tante altre poesie altezzo sociali. Oggi gli artisti, gli outsiders in campo, si sentono abusati dal centro, da poteri, da contorni e dall’eco. Questo dichiarazione divampa e accresce i sottintesi. Noi ARTISTI siamo senza discriminazione tra bene e male, siamo liberi. Se ci sono ingabbiati è perché non hanno deciso. Io Salvatore Greco vivo e agisco la mia decisione, con ogni passione che mi appartiene. Mi impegno ogni giorno per reagire all’ipnosi sociale. Amiamoci così come siamo, in questo ci sono le basi della dignità.

Teatranti

Il teatro offre disgusto quando è inutile e pretenzioso. Ci lascia con l’amaro, nel senso di stordimento. Vorrebbe farci urlare più di quanto avete fatto voi in scena. Mette in moto la terribile macchinazione del giudizio. Inasprisce le lobby le rende schiavitù. Ci dispiace scrivere oggi questo anche quando ci accorgiamo che l’autore e gli attori e maestranze hanno posto tutte le proprie capacità al meglio e si sono impegnati per realizzare un’opera a loro modo entusiasmante. Il TEATRO per essere fonte di gioia e benessere occorre che al suo interno abbia verità disciplina educazione rispetto studio ricerca abnegazione. La sfida solo quando ci troviamo in presenza di autentici equilibristi, che significa offerta non manifestazione.Tutti i significati roboanti, la reotica dell’effetto, offerti al pubblico ovvero alla fruizione distolgono l’attenzione, la fanno emigrare. Nel giro di una settimana è la seconda volta che mi capita. Uscire da un teatro consolidato con un senso di vuoto a tratti è fastidioso, inasprisce. Lo spettacolo nutre lo spettatore, nutre l’umanità, chi ci lavora, le famiglie e la società. Un’accozzaglia di volumi, di nessi, di movimenti serve a nulla, lascia perplessi e crea danno al settore in quanto sballottola la fruizione e lascia un segno di sconfitta. Per evidenziare il mio pensiero lo rappresento con un estratto di “Smoke” coreografia di Mats Ek nata nel 1996 dalla collaborazione tra il coreografo e una emittente televisiva svedese. Essa racconta della relazione tra un uomo e una donna e del difficile intersecarsi delle loro rispettive personalità. Vediamo infatti i danzatori impegnati nei rispettivi assoli e in due pas de deux, l’uno violento, l’altro più tenero. A rappresentare la comunicazione tra loro è il fumo (smoke, appunto, in inglese) Il progetto fu elaborato dietro richiesta di Sylvie Guillem che nel video danza a fianco del fratello del coreografo, Niklas Ek.
Prego attori registi produttori di rappresentare i propri esercizi di sperimentazione gratis e tra amici. Vi prego tutti di agire responsabilmente per tutelare il lavoro di tutti, di rispettare la più antica forma di apprendimento approfondimento culturale che la vita ci offre: lo spettacolo. Visto che in altri paesi esiste, mi piacerebbe proporre anche per l’Italia l’abilitazione a produrre spettacoli a pagamento, un attestato per fare arte come fonte di lucro e non di esistenza. Questa distinzione autentica super partes professionale può essere la salvaguardia di quei professionisti e valenti poeti di cui il nostro paese è ricco. Grazie

 

 

 

 

 

 

Attraversare

 

“Mi sono reso conto che il mio desiderio di saggezza mi ha fatto attraversare gabbie e inferni che con coraggio ho accettato e trasformato. Un susseguirsi di stati d’animo e condizioni che a volte pensavo fossero invalicabili. Invece eccomi qui a dialogare con te riconoscendo in te il dono dell’amicizia e dell’opportunità di sentire me stesso attraverso te”..

Questo l’ho scritto poco fa ad un mio amico che volendo essere divino si blocca in quanto profondamente agnostico. Mi è chiaro che contribuiamo al valore e alla libertà nostra e degli altri con la determinazione semplice di vivere ogni attimo con la forza che merita.

Sciogliere gli attaccamenti, le credenze mentali, la morale utilitaristica. Ogni cosa parte da noi  Buon giorno ☀️

Incontri

Il piano raccoglie e distribuisce armonia anche laddove sembra ci sia il vuoto. La bellezza del suono minimalista è accordarci con l’irreale

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi è il padre dell’arte

Un avvicendarsi di stimoli, una produzione infinita. Il beneficio suddiviso in mille nuovi equilibri. La naturale via del Sapere in ogni cittadino del Mondo.

La bellezza dell’arte immortale
sta nell’immortalità del pensiero
Il padre è il necessario
La madre è la digestione
I figli, il risultato
La storia, le generazioni

 

 

La scenografia di Raimund Orfeo Voigt per l’allestimento di Matija Koležnik di “Yvonne, Die Burgunderprinzessin” di Witold Gombrowicz. Con costumi di Matija Ferlin. Allo Schauspiel di Francoforte, Germania, fino al 17 gennaio. Mi piace la scena e mi piace 📷 Photographed by © Birgit Hupfeld

Buon giorno dalla finestra di casa 🏡. Due varianti la prima scatto naturale la seconda con effetto Rise

 

 

 

 

 

 

 

 

Lonely Wolf Film Festival London

Ti partecipo il nettare della bella mail ricevuta ieri da Adrian Perez (direttore artistico Lonely Wolf Film Festival London). Una risposta del genere, così premurosa e attenta, non la ricevevo da quando fui candidato da Morando Morandini al premio Bellaria. A quel tempo ero sicuramente molto giovane, inesperto, con responsabilità più grandi di me. Oggi mi arriva un messaggio che mi dà fiducia, un nuovo segnale di amore per il mio lavoro per il sogno per la missione. Cogliere la felicità dell’istante che a sua volta è stato costruito in un altro istante. Questa è la fede nel rapporto “causa ed effetto”. Quando mettiamo una causa, l’effetto è immediato anche se che compie il suo tempo. Un messaggio per la bellezza intrinseca della vita. 2 premi e 4 nomination arrivati da un Festival straniero che mi ha trovato. Un festival cinematografico in un’altra lingua straniera, in un’altra nazione. Trovo questo molto incoraggiante 🎉 e lo partecipo. Lo dedico ai miei genitori e oggi ai miei figli, a chi mi vuole bene. Buon giorno ☀️

Congrats! Take a look here = https://m.imdb.com/title/tt9408742/awards/?ref_=tt_awd